Il missionario laico sconfortato per gli ostacoli alla realizzazione dell'opera di sostegno ai poveri, si sfoga a cuore aperto attraverso le pagine di una lettera.
di Dario Cataldo
Reazione comprensibile quella di Biagio Conte che lancia l'ennesimo grido di aiuto o una provocazione rivolta le Istituzioni siciliane, le quali in questi anni si sono comportate come il più abile dei Ponzio Pilato.
“Ostacolato nell’aiutare il nostro prossimo, andrò via da Palermo e dalla terra di Sicilia. Basta, è impossibile in questa Regione fare opere giuste, mi porterò la Santa Croce affinché il male non vinca sul bene”.
Con parole chiare e dirette, il Fondatore della missione “Speranza e Carità” che opera nella città di Palermo da 25 anni a favore dei reietti e dei poveri, esterna tutto lo sdegno per una situazione inaccettabile e stagnante.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l'indifferenza delle Istituzioni alla realizzazione di un'opera di misericordia – in linea con quanto catechizzato da Papa Francesco – da concretizzarsi nell'acquisizione di una ex fonderia da trasformare in laboratorio artigianale per dare lavoro ai meno fortunati.
“Impedire l’aiuto ai poveri e agli emarginati è l’errore più grave che possa commetter questa umanità – chiosa Conte – lancio un grido disperato e chiedo aiuto al mio Dio”.
La missione da lui fondata, ospita oltre 1000 poveri distribuiti in tre strutture. Gli ostacoli invece sono innumerevoli.
In principio, nel settembre del 2014, le cartelle esattoriali che come una spada di Damocle infierivano sulla prosecuzione dell'opera caritatevole. In seguito la speranza per i capannoni dell'ex fonderia Basile, acquistati da una due imprenditori durante un'asta fallimentare e che per anni invece erano stati promessi al Missionario.
Infine, la batosta dei 417 mila euro di pagamenti arretrati per affitto e occupazione abusiva della struttura menzionata.
La popolazione – in seguito alla propria generosità e agli appelli dell'Arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, che in Quaresima ha esortato i palermitani ad essere altruisti– si è prodigata per raccogliere la cifra necessaria a riacquistare i locali venduti e ridarli a Biagio Conte.
La priorità adesso è convincere il frate laico dal non desistere. Il suo sfogo messo nero su bianco in una lettera è un rinunciare “a ogni forma di male, alla proprietà, alla fonderia Basile, per non commettere l’errore di impoverire i due generosi imprenditori e i cittadini già profondamente provati nel loro lavoro a causa di questa profonda crisi che stiamo vivendo”.
Continua Conte: “Abbiamo difeso il diritto dei poveri e purtroppo non è stato gradito da parte della curatela fallimentare, mettendoci contro le istituzioni e il palazzo di giustizia. Chiediamo scusa se abbiamo tolto o non restituito dei beni dovuti, mi trovo costretto a deludere e a penalizzare il futuro dei poveri e pronto a restituire le generose somme raccolte da tutti i cittadini, scuole, parrocchie, associazioni e istituzioni”.
Sembra che sia calato il sipario su una longeva e meritevole attività che ha tramutato in fatti concreti quanto auspicato nel Vangelo.
di Dario Cataldo
Reazione comprensibile quella di Biagio Conte che lancia l'ennesimo grido di aiuto o una provocazione rivolta le Istituzioni siciliane, le quali in questi anni si sono comportate come il più abile dei Ponzio Pilato.
“Ostacolato nell’aiutare il nostro prossimo, andrò via da Palermo e dalla terra di Sicilia. Basta, è impossibile in questa Regione fare opere giuste, mi porterò la Santa Croce affinché il male non vinca sul bene”.
Con parole chiare e dirette, il Fondatore della missione “Speranza e Carità” che opera nella città di Palermo da 25 anni a favore dei reietti e dei poveri, esterna tutto lo sdegno per una situazione inaccettabile e stagnante.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l'indifferenza delle Istituzioni alla realizzazione di un'opera di misericordia – in linea con quanto catechizzato da Papa Francesco – da concretizzarsi nell'acquisizione di una ex fonderia da trasformare in laboratorio artigianale per dare lavoro ai meno fortunati.
“Impedire l’aiuto ai poveri e agli emarginati è l’errore più grave che possa commetter questa umanità – chiosa Conte – lancio un grido disperato e chiedo aiuto al mio Dio”.
La missione da lui fondata, ospita oltre 1000 poveri distribuiti in tre strutture. Gli ostacoli invece sono innumerevoli.
In principio, nel settembre del 2014, le cartelle esattoriali che come una spada di Damocle infierivano sulla prosecuzione dell'opera caritatevole. In seguito la speranza per i capannoni dell'ex fonderia Basile, acquistati da una due imprenditori durante un'asta fallimentare e che per anni invece erano stati promessi al Missionario.
Infine, la batosta dei 417 mila euro di pagamenti arretrati per affitto e occupazione abusiva della struttura menzionata.
La popolazione – in seguito alla propria generosità e agli appelli dell'Arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, che in Quaresima ha esortato i palermitani ad essere altruisti– si è prodigata per raccogliere la cifra necessaria a riacquistare i locali venduti e ridarli a Biagio Conte.
La priorità adesso è convincere il frate laico dal non desistere. Il suo sfogo messo nero su bianco in una lettera è un rinunciare “a ogni forma di male, alla proprietà, alla fonderia Basile, per non commettere l’errore di impoverire i due generosi imprenditori e i cittadini già profondamente provati nel loro lavoro a causa di questa profonda crisi che stiamo vivendo”.
Continua Conte: “Abbiamo difeso il diritto dei poveri e purtroppo non è stato gradito da parte della curatela fallimentare, mettendoci contro le istituzioni e il palazzo di giustizia. Chiediamo scusa se abbiamo tolto o non restituito dei beni dovuti, mi trovo costretto a deludere e a penalizzare il futuro dei poveri e pronto a restituire le generose somme raccolte da tutti i cittadini, scuole, parrocchie, associazioni e istituzioni”.
Sembra che sia calato il sipario su una longeva e meritevole attività che ha tramutato in fatti concreti quanto auspicato nel Vangelo.
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