Da Lesbo il Pontefice ha tenuto una lezione di solidarietà geopolitica. I 12 migrati che si è portato a Roma rappresentano uno schiaffo morale all’indifferenza degli Stati europei. E adesso?
Partito sabato in mattinata per l’aeroporto di Mitilene, Papa Francesco è tornato a Ciampino nel pomeriggio con 12 profughi siriani. A caldo, il gesto è stato di forte impatto cristiano. A freddo, oltre alla generosità che lo contraddistingue, denota una forte valenza geopolitica. La situazione che il Santo Padre ha trovato nell’Isola greca è stata mortificante. Il degrado umano è tangibile, le lacrime dei disperati migranti sono vere, così come l’indifferenza dell’Unione Europea.
Ma chi sono i beneficiari dell’azione papale e che molto probabilmente troveranno ospitalità nella Comunità di Sant’Egidio? Come ha ribadito il direttore della Sala stampa vaticana, Padre Federico Lombardi, il Pontefice: “ha voluto fare un gesto di accoglienza nei confronti dei rifugiati accompagnando a Roma con il suo stesso aereo tre famiglie di rifugiati dalla Siria, 12 persone in tutto, di cui 6 minori. Si tratta – continua il religioso – di persone che erano già presenti nei campi di accoglienza di Lesbo prima dell’accordo fra Ue e Turchia. Tutti i membri delle tre famiglie sono musulmani”.
Tra loro, due ingegneri, una sarta, un insegnante, adolescenti ma anche una bambina di 2 anni. Le loro storie sono segnate dalla guerra, da case distrutte dai bombardamenti; scappati dalle persecuzioni, attraverso la Turchia hanno raggiunto Lesbo con improbabili imbarcazioni di fortuna. Il gesto di Bergoglio è dunque un sollevare il coperchio su dei luoghi martoriati, su una vera e propria geografia del dolore. Le conseguenze che lui stesso chiama “Catastrofe umanitaria più grave della Seconda guerra mondiale”, riecheggiano più amplificate nella culla dei “diritti umani”, quell’Europa che gioca al “non vedo, non sento e non parlo”.
L’omertà della classe politica di governo è alla stregua di quelle figure che giù al sud Italia sono etichettate come “uomini d’onore” – in realtà privi di ogni decoro e moralità. La gratuità dell’azione del Successore di Pietro, oltrepassa le dinamiche prettamente economiche del “dare per ricevere” e si proietta nella dimensione evangelica della speranza.
Insieme ai Patriarchi ortodossi, uniti nel segno della cristianità, l’esortazione papale è lucida: “Speriamo che il mondo – ha detto Francesco – si faccia attento a queste situazioni di bisogno tragico e veramente disperato, e risponda in modo degno della nostra comune umanità".
Partito sabato in mattinata per l’aeroporto di Mitilene, Papa Francesco è tornato a Ciampino nel pomeriggio con 12 profughi siriani. A caldo, il gesto è stato di forte impatto cristiano. A freddo, oltre alla generosità che lo contraddistingue, denota una forte valenza geopolitica. La situazione che il Santo Padre ha trovato nell’Isola greca è stata mortificante. Il degrado umano è tangibile, le lacrime dei disperati migranti sono vere, così come l’indifferenza dell’Unione Europea.
Ma chi sono i beneficiari dell’azione papale e che molto probabilmente troveranno ospitalità nella Comunità di Sant’Egidio? Come ha ribadito il direttore della Sala stampa vaticana, Padre Federico Lombardi, il Pontefice: “ha voluto fare un gesto di accoglienza nei confronti dei rifugiati accompagnando a Roma con il suo stesso aereo tre famiglie di rifugiati dalla Siria, 12 persone in tutto, di cui 6 minori. Si tratta – continua il religioso – di persone che erano già presenti nei campi di accoglienza di Lesbo prima dell’accordo fra Ue e Turchia. Tutti i membri delle tre famiglie sono musulmani”.
Tra loro, due ingegneri, una sarta, un insegnante, adolescenti ma anche una bambina di 2 anni. Le loro storie sono segnate dalla guerra, da case distrutte dai bombardamenti; scappati dalle persecuzioni, attraverso la Turchia hanno raggiunto Lesbo con improbabili imbarcazioni di fortuna. Il gesto di Bergoglio è dunque un sollevare il coperchio su dei luoghi martoriati, su una vera e propria geografia del dolore. Le conseguenze che lui stesso chiama “Catastrofe umanitaria più grave della Seconda guerra mondiale”, riecheggiano più amplificate nella culla dei “diritti umani”, quell’Europa che gioca al “non vedo, non sento e non parlo”.
L’omertà della classe politica di governo è alla stregua di quelle figure che giù al sud Italia sono etichettate come “uomini d’onore” – in realtà privi di ogni decoro e moralità. La gratuità dell’azione del Successore di Pietro, oltrepassa le dinamiche prettamente economiche del “dare per ricevere” e si proietta nella dimensione evangelica della speranza.
Insieme ai Patriarchi ortodossi, uniti nel segno della cristianità, l’esortazione papale è lucida: “Speriamo che il mondo – ha detto Francesco – si faccia attento a queste situazioni di bisogno tragico e veramente disperato, e risponda in modo degno della nostra comune umanità".
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