mercoledì, aprile 06, 2016
L’udienza del mercoledì non è mai scontata quando sale in cattedra l’attuale Pontefice. Grazie alla misericordia divina, non bisogna temere di riconoscere il peccato perché a esso segue il perdono.

di Dario Cataldo

Dallo scenario dell’ormai consueta e gremita Piazza San Pietro, il Santo Padre ha tenuto l’udienza post domenica della misericordia, riallacciandosi a tali tematiche, come un unico filo conduttore. Sia nel Vecchio che nel nuovo Testamento, la misericordia di Dio si manifesta nella storia, attraverso concrete azioni culminate con la manifestazione e il sacrificio sulla Croce di Gesù Cristo.

Mescolandosi tra i suoi, avvicinandosi ai reietti, gua
rendo i malati o predicando il Vangelo, il Cristo ha spalancato le porte dell’amore di Dio, mediante il canale privilegiato della misericordia. Afferma Papa Bergoglio: “Tutti e quattro i Vangeli attestano che Gesù, prima di ricevere il suo ministero, volle ricevere il battesimo da Giovanni Battista”, e ancora, “egli non si è presentato al mondo nello splendore del tempio: poteva farlo. Invece, dopo trent’anni di vita nascosta a Nazareth, Gesù si è recato al fiume Giordano, insieme a tanta gente del suo popolo, e si è messo in fila con i peccatori. Non ha avuto vergogna: era lì con tutti, con i peccatori, per farsi battezzare. Dunque, fin dall’inizio del suo ministero, Egli si è manifestato come Messia che si fa carico della condizione umana, mosso dalla solidarietà e dalla compassione”.

Il Successore di Pietro, tiene a precisare quanto importante è ai fini della salvezza l’incarnazione del “figlio”, mediante la quale inizia davvero il “tempo della misericordia per tutta l’umanità! Quanti erano presenti sulla riva del Giordano non capirono subito la portata del gesto di Gesù. Lo stesso Giovanni Battista si stupì della sua decisione”.

Un pensiero va anche al riconoscersi peccatori, eliminando da schemi precostituiti la paura per tale ammissione. Grazie al perdono, frutto del Sacramento della riconciliazione, non dobbiamo temere di riconoscere i limiti e le imperfezioni della natura umana. Attraverso la Croce, dichiara il Vicario di Cristo: “Possiamo contemplare ancora più chiaramente s il grande mistero di questo amore volgendo lo sguardo a Gesù crocifisso. E’ sulla croce che Gesù presenta alla misericordia del Padre il peccato del mondo: il peccato di tutti! I miei peccati, i tuoi peccati, i vostri peccati. È lì, sulla croce, che Lui presenta. E con esso tutti i nostri peccati vengono cancellati. Nulla e nessuno rimane escluso da questa preghiera sacrificale di Gesù. Ciò significa che non dobbiamo temere di riconoscerci e confessarci peccatori”.

È determinate però riconoscere il peccato, senza trincerarsi dietro le barriere del bigottismo o le mormorazioni del giudizio. Di fatto ribadisce a braccio: “Quante volte noi diciamo: ‘Ma questo è un peccatore, questo ha fatto quello, quello e giudichiamo gli altri. E tu? Ognuno di noi dovrebbe domandarsi: sì, quello è un peccatore, e io? Tutti siamo peccatori, ma tutti siamo perdonati: tutti abbiamo la possibilità di ricevere questo perdono che è la misericordia di Dio. Non dobbiamo temere, dunque, di riconoscerci peccatori, confessarsi peccatori, perché ogni peccato è stato portato dal Figlio sulla croce”.

Infine una parentesi conclusiva sull’anno giubilare in corso, chiedendo ai fedeli di approfittare dei benefici che da esso ne conseguono, esortando “a fare esperienza della potenza del Vangelo della misericordia che trasforma, che fa entrare nel cuore di Dio, che ci rende capaci di perdonare e guardare il mondo con più bontà. Se accogliamo il Vangelo del Crocifisso Risorto, tutta la nostra vita è plasmata dalla forza del suo amore che rinnova”.


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