Nella Messa mattutina il Papa ricorda la solennità dell’Annunciazione ed esorta i cristiani ad essere uomini e donne del “sì” come Maria.
Vaticano(Zenit) - “Sì” o “no”? Qual è la risposta che diamo ogni giorno al Signore: il “sì” di Maria” che ha spalancato le porte del mondo a Cristo, o il “no” di Adamo ed Eva che per non rispondere si nascondono e guardano dall’altra parte? È un breve ma profondo esame di coscienza quello che Papa Francesco propone ai fedeli durante la Messa mattutina a Santa Marta, la prima dopo la pausa delle festività pasquali. Il Pontefice prende spunto dalla solennità dell’Annunciazione che la Chiesa celebra oggi per ribadire l’importanza di dire “sì” a Dio.
Quel “sì” che Maria disse all’arcangelo Gabriele “che apre la porta al sì di Gesù”, ma che ancor prima pronunciò Abramo dando il via alla “catena di sì” che una intera “umanità di uomini e donne”, anche anziani, ha offerto a Dio. Abramo, Mosè “hanno detto sì alla speranza del Signore”, sottolinea il Santo Padre. Anche Isaia – ricorda – “quando il Signore gli dice di andare a dire le cose al popolo” risponde che ha “le labbra impure”, e Dio “purifica le labbra di Isaia e Isaia dice sì!”.
Lo stesso vale per Geremia che riteneva di non saper parlare, ma poi dice ‘sì’ al Signore. Poi il Vangelo – sottolinea il Papa – “ci dice la fine di questa catena di ‘sì’ ma l’inizio di un altro ‘sì’, che incomincia a crescere: il sì di Maria.
E questo ‘sì’ fa che Dio non solo guardi come va l’uomo, non solo cammini con il suo popolo, ma che si faccia uno di noi e prenda la nostra carne”. “Nel ‘sì’ di Maria c’è il ‘sì’ di tutta la Storia della Salvezza, e incomincia lì l’ultimo ‘sì’ dell’uomo e di Dio”. “Il ‘sì’ di Maria – aggiunge il Pontefice – apre la porta al ‘sì’ di Gesù: ‘Io vengo per fare la Tua volontà’” e “va con Gesù durante tutta la vita, fino alla Croce”.
Cristo, infatti, pur chiedendo al Padre di allontanare da lui il calice, afferma: “Padre, sia fatta la Tua volontà”. In Gesù Cristo, “vi è dunque il ‘sì’ di Dio: Lui è il ‘sì’”, afferma il Papa. E noi, come cristiani, siamo chiamati ogni giorno a “dire ‘sì’ o ‘no’” e riflettere: “Io sono uomo o donna del ‘sì’ o sono uomo o donna del ‘no’ o sono uomo o donna che guardo un po’ dall’altra parte per non rispondere?”.
Oggi, allora, che è la “festa del ‘sì’”, è “una bella giornata per ringraziare il Signore di averci insegnato questa strada del ‘sì’, ma anche per pensare alla nostra vita”, rimarca Francesco. “Dio – soggiunge – ricrea, come all’inizio con un ‘sì’ ha fatto il mondo e l’uomo, quella bella Creazione” e ora con questo ‘sì’, “più meravigliosamente ricrea il mondo, ricrea tutti noi”.
“Che il Signore ci dia la grazia di entrare in questa strada di uomini e donne che hanno saputo dire il sì”, è la preghiera del Santo Padre che conclude la sua omelia rivolgendo un pensiero ad alcuni sacerdoti presenti alla Messa che celebrano il 50° di ordinazione e alle suore vincenziane che sono di servizio a Casa Santa Marta che rinnovano i loro voti.
“Lo fanno ogni anno – ha commentato Francesco – perché San Vincenzo era intelligente e sapeva che la missione che affidava loro era molto difficile e per questo ha voluto che ogni anno rinnovassero i voti”.
Vaticano(Zenit) - “Sì” o “no”? Qual è la risposta che diamo ogni giorno al Signore: il “sì” di Maria” che ha spalancato le porte del mondo a Cristo, o il “no” di Adamo ed Eva che per non rispondere si nascondono e guardano dall’altra parte? È un breve ma profondo esame di coscienza quello che Papa Francesco propone ai fedeli durante la Messa mattutina a Santa Marta, la prima dopo la pausa delle festività pasquali. Il Pontefice prende spunto dalla solennità dell’Annunciazione che la Chiesa celebra oggi per ribadire l’importanza di dire “sì” a Dio.
Quel “sì” che Maria disse all’arcangelo Gabriele “che apre la porta al sì di Gesù”, ma che ancor prima pronunciò Abramo dando il via alla “catena di sì” che una intera “umanità di uomini e donne”, anche anziani, ha offerto a Dio. Abramo, Mosè “hanno detto sì alla speranza del Signore”, sottolinea il Santo Padre. Anche Isaia – ricorda – “quando il Signore gli dice di andare a dire le cose al popolo” risponde che ha “le labbra impure”, e Dio “purifica le labbra di Isaia e Isaia dice sì!”.
Lo stesso vale per Geremia che riteneva di non saper parlare, ma poi dice ‘sì’ al Signore. Poi il Vangelo – sottolinea il Papa – “ci dice la fine di questa catena di ‘sì’ ma l’inizio di un altro ‘sì’, che incomincia a crescere: il sì di Maria.
E questo ‘sì’ fa che Dio non solo guardi come va l’uomo, non solo cammini con il suo popolo, ma che si faccia uno di noi e prenda la nostra carne”. “Nel ‘sì’ di Maria c’è il ‘sì’ di tutta la Storia della Salvezza, e incomincia lì l’ultimo ‘sì’ dell’uomo e di Dio”. “Il ‘sì’ di Maria – aggiunge il Pontefice – apre la porta al ‘sì’ di Gesù: ‘Io vengo per fare la Tua volontà’” e “va con Gesù durante tutta la vita, fino alla Croce”.
Cristo, infatti, pur chiedendo al Padre di allontanare da lui il calice, afferma: “Padre, sia fatta la Tua volontà”. In Gesù Cristo, “vi è dunque il ‘sì’ di Dio: Lui è il ‘sì’”, afferma il Papa. E noi, come cristiani, siamo chiamati ogni giorno a “dire ‘sì’ o ‘no’” e riflettere: “Io sono uomo o donna del ‘sì’ o sono uomo o donna del ‘no’ o sono uomo o donna che guardo un po’ dall’altra parte per non rispondere?”.
Oggi, allora, che è la “festa del ‘sì’”, è “una bella giornata per ringraziare il Signore di averci insegnato questa strada del ‘sì’, ma anche per pensare alla nostra vita”, rimarca Francesco. “Dio – soggiunge – ricrea, come all’inizio con un ‘sì’ ha fatto il mondo e l’uomo, quella bella Creazione” e ora con questo ‘sì’, “più meravigliosamente ricrea il mondo, ricrea tutti noi”.
“Che il Signore ci dia la grazia di entrare in questa strada di uomini e donne che hanno saputo dire il sì”, è la preghiera del Santo Padre che conclude la sua omelia rivolgendo un pensiero ad alcuni sacerdoti presenti alla Messa che celebrano il 50° di ordinazione e alle suore vincenziane che sono di servizio a Casa Santa Marta che rinnovano i loro voti.
“Lo fanno ogni anno – ha commentato Francesco – perché San Vincenzo era intelligente e sapeva che la missione che affidava loro era molto difficile e per questo ha voluto che ogni anno rinnovassero i voti”.
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