KELT-4Ab è un pianeta orbitante intorno a tre stelle. Garantite abbronzature da favola.
di Paolo Antonio Magrì
Non uno, non due, ma tre soli. A goderseli è KELT-4Ab, un esopianeta della costellazione del Leone distante 685 anni luce dalla Terra. Questo pianeta gassoso orbita intorno alla sua stella madre KELT-4A che, a sua volta, è orbitato da un sistema di altre due stelle (KELT-4B e KELT-4C). I due Soli ruotano l'uno intorno all'altro impiegando 30 anni, mentre effettuano un giro completo intorno a KELT-4A in circa 4000 anni. Lo skyline che verrebbe offerto ad un osservatore presente sul pianeta sarebbe costituito da un Sole principale, 40 volte più grande del nostro, e da due Soli secondari brillanti alla pari di due Lune piene.
Il sistema KELT-4 non era una novità per gli astronomi essendo stato individuato nel 1973, ma all'epoca si riteneva composto da due sole stelle. Adesso, a quarant’anni di distanza, spunta il terzo “Sole”. KELT-4B e KELT-4C, troppo vicine, in quell'occasione non furono distinte. Prossimamente alla missione GAIA sarà affidato il compito di scandagliare la porzione di cielo
in cui risiede il sistema ternario. Determinare con precisione il moto della coppia KELT-4BC attorno a KELT-4A sarà importante per consentire ai modelli di predire con ulteriore accuratezza le interazioni gravitazionali che influenzano il pianeta e la sua eventuale migrazione.
La scoperta - pubblicata su Astronomical Journal - è firmata da Jason Eastman, ricercatore allo Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, ed è stata ottenuta da due telescopi remotizzati che compongono il Kilodegree Extremely Little Telescope (KELT, che ha dato il nome al sistema osservato) in Arizona e Sud Africa. La “configurazione stellare” osservata è abbastanza rara: si tratta del quarto sistema mai trovato di questo tipo. Per “stanare” il terzo sole di Kelt-4Ab è stato utilizzato il metodo dei transiti che consiste nell’osservare il passaggio di un pianeta davanti al disco della sua stella. Lo scopo è sfruttare la diminuzione temporanea della luminosità della stella che si registra quando una parte del disco viene nascosta dal passaggio del pianeta.
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Leggi gli articoli di scienza e tecnologia di Paolo Antonio Magrì sul blog fritturadiparanza
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Non uno, non due, ma tre soli. A goderseli è KELT-4Ab, un esopianeta della costellazione del Leone distante 685 anni luce dalla Terra. Questo pianeta gassoso orbita intorno alla sua stella madre KELT-4A che, a sua volta, è orbitato da un sistema di altre due stelle (KELT-4B e KELT-4C). I due Soli ruotano l'uno intorno all'altro impiegando 30 anni, mentre effettuano un giro completo intorno a KELT-4A in circa 4000 anni. Lo skyline che verrebbe offerto ad un osservatore presente sul pianeta sarebbe costituito da un Sole principale, 40 volte più grande del nostro, e da due Soli secondari brillanti alla pari di due Lune piene.
Il sistema KELT-4 non era una novità per gli astronomi essendo stato individuato nel 1973, ma all'epoca si riteneva composto da due sole stelle. Adesso, a quarant’anni di distanza, spunta il terzo “Sole”. KELT-4B e KELT-4C, troppo vicine, in quell'occasione non furono distinte. Prossimamente alla missione GAIA sarà affidato il compito di scandagliare la porzione di cielo
in cui risiede il sistema ternario. Determinare con precisione il moto della coppia KELT-4BC attorno a KELT-4A sarà importante per consentire ai modelli di predire con ulteriore accuratezza le interazioni gravitazionali che influenzano il pianeta e la sua eventuale migrazione.
La scoperta - pubblicata su Astronomical Journal - è firmata da Jason Eastman, ricercatore allo Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, ed è stata ottenuta da due telescopi remotizzati che compongono il Kilodegree Extremely Little Telescope (KELT, che ha dato il nome al sistema osservato) in Arizona e Sud Africa. La “configurazione stellare” osservata è abbastanza rara: si tratta del quarto sistema mai trovato di questo tipo. Per “stanare” il terzo sole di Kelt-4Ab è stato utilizzato il metodo dei transiti che consiste nell’osservare il passaggio di un pianeta davanti al disco della sua stella. Lo scopo è sfruttare la diminuzione temporanea della luminosità della stella che si registra quando una parte del disco viene nascosta dal passaggio del pianeta.
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