Il romanzo scritto da un software giapponese è arrivato in finale ad un concorso letterario.
di Paolo Antonio Magrì
Può una mente composta da algoritmi e ferraglia scrivere un romanzo? La risposta è (a quanto pare): Sì! Lo ha fatto il computer della Future University Hakodate, animato dal software programmato da un team guidato da Hitoshi Matsubara. Impostato il frasario, le regole di costruzione sintattica e le specifiche di associazione del materiale scritto, lo scrittore-software ha prodotto il testo seguendo una trama imposta dal programmatore. Risultato: “The Day A Computer Writes A Novel”. Il romanzo è stato presentato al premio letterario “Nikkei Hoshi Shinichi”, un concorso letterario giapponese che non sdegna gli autori “sui generis”, infatti prevede esplicitamente nel proprio bando che le opere possano essere realizzate da “non-umani”. Nonostante questo l’identità dello scrittore in gara è stata mantenuta riservata e (sorpresa!) l “opera” presentata dal novello Dan Brown di chip e routine non ha insospettito più di tanto i giudici che non si sono accorti di nulla. Il romanzo si è fermato in finale ma, a carte scoperte, ha scatenato serie riflessioni su quanto la tecnologia sia in grado di simulare la “creatività” di un umano.
L’interazione tra uomo e macchina in materia di “scrittura” non è comunque una novità. Wordsmith, ad esempio, è un software che viene utilizzato per la redazione automatizzata di comunicati stampa. Inoltre… Qualche anno fa Ken Schwencke, giornalista e programmatore di Los Angeles, svegliato dal terremoto si è limitato ad utilizzare il suo “Quakebot” per coprire immediatamente la notizia: tre minuti dopo la scossa, il suo (quasi suo) articolo sul terremoto era già online, senza averlo nemmeno digitato. Il software ideato da Schwencke aveva scritto automaticamente il pezzo prendendo i dati da un servizio online. Il breve testo risultava abbastanza standard, ma era completo e preciso e soprattutto frutto del suo algoritmo pre-programmato.
E ancora… Conoscete Svenker Johanson? È soprannominato Mister Wikipedia: sarebbe lui – o per meglio dire l’algoritmo che ha creato – a scrivere più di due milioni di articoli pubblicati sulla famosa enciclopedia della rete. Il tutto grazie ad un bot da lui inventato, denominato Ljsbot, che al top del rendimento può scrivere fino a 10 mila articoli al giorno. Inutile negare che questa notizia aggiunge un ulteriore tassello alle prospettive più suggestive ed affascinanti che riguardano lo sviluppo della robotica e dell’intelligenza artificiale. La riflessione è d’obbligo.
Per adesso - e per fortuna - manteniamo ancora la supremazia sulle macchine… ma… per quanto tempo ancora?
Follow @PaoloAMagri
Leggi gli articoli di scienza e tecnologia di Paolo Antonio Magrì sul blog fritturadiparanza
di Paolo Antonio Magrì
Può una mente composta da algoritmi e ferraglia scrivere un romanzo? La risposta è (a quanto pare): Sì! Lo ha fatto il computer della Future University Hakodate, animato dal software programmato da un team guidato da Hitoshi Matsubara. Impostato il frasario, le regole di costruzione sintattica e le specifiche di associazione del materiale scritto, lo scrittore-software ha prodotto il testo seguendo una trama imposta dal programmatore. Risultato: “The Day A Computer Writes A Novel”. Il romanzo è stato presentato al premio letterario “Nikkei Hoshi Shinichi”, un concorso letterario giapponese che non sdegna gli autori “sui generis”, infatti prevede esplicitamente nel proprio bando che le opere possano essere realizzate da “non-umani”. Nonostante questo l’identità dello scrittore in gara è stata mantenuta riservata e (sorpresa!) l “opera” presentata dal novello Dan Brown di chip e routine non ha insospettito più di tanto i giudici che non si sono accorti di nulla. Il romanzo si è fermato in finale ma, a carte scoperte, ha scatenato serie riflessioni su quanto la tecnologia sia in grado di simulare la “creatività” di un umano.
L’interazione tra uomo e macchina in materia di “scrittura” non è comunque una novità. Wordsmith, ad esempio, è un software che viene utilizzato per la redazione automatizzata di comunicati stampa. Inoltre… Qualche anno fa Ken Schwencke, giornalista e programmatore di Los Angeles, svegliato dal terremoto si è limitato ad utilizzare il suo “Quakebot” per coprire immediatamente la notizia: tre minuti dopo la scossa, il suo (quasi suo) articolo sul terremoto era già online, senza averlo nemmeno digitato. Il software ideato da Schwencke aveva scritto automaticamente il pezzo prendendo i dati da un servizio online. Il breve testo risultava abbastanza standard, ma era completo e preciso e soprattutto frutto del suo algoritmo pre-programmato.
E ancora… Conoscete Svenker Johanson? È soprannominato Mister Wikipedia: sarebbe lui – o per meglio dire l’algoritmo che ha creato – a scrivere più di due milioni di articoli pubblicati sulla famosa enciclopedia della rete. Il tutto grazie ad un bot da lui inventato, denominato Ljsbot, che al top del rendimento può scrivere fino a 10 mila articoli al giorno. Inutile negare che questa notizia aggiunge un ulteriore tassello alle prospettive più suggestive ed affascinanti che riguardano lo sviluppo della robotica e dell’intelligenza artificiale. La riflessione è d’obbligo.
Per adesso - e per fortuna - manteniamo ancora la supremazia sulle macchine… ma… per quanto tempo ancora?
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