Lanciato
ieri sulla piattaforma online 'Change.org', l'appello "Basta alle
Sanzioni alla Siria e ai Siriani" - redatto da esponenti religiosi
operanti in Siria..
di Patrizio Ricci
Lo scopo della petizione ''Basta Sanzioni alla Siria'' (qui il link per la sottoscrizione ) lanciata ieri sulla piattaforma 'Change.org' è attirare l'attenzione dell'opinione pubblica e della politica sul problema delle sanzioni.
Il momento è cruciale: entro fine mese si riuniranno i ministri degli esteri della UE per decidere se rinnovare o meno
le sanzioni contro la Siria. E' sufficiente che un solo membro si opponga al rinnovo perché le sanzioni vengano sospese o meno.
Purtroppo, vista la scarsa attenzione che ha contrassegnato le riunioni precedenti dei massimi esponenti dei dicasteri, il rischio è che anche l'appuntamento di fine mese, visto gli enormi interessi geopolitici in gioco, si risolva ad un appuntamento di 'routine' tra burocrati incaricati di assolvere una mera formalità. Non nascondiamoci dietro ad un dito: le sanzioni sono in vigore perché sono state messe in atto per colpire il governo siriano, farlo collassare, fare il governo di transizione e tutto il resto.
Però, se certe scelte sembrano 'inevitabili' è anche vero che nel corso della nostra storia , il nostro Paese ha saputo opporsi a certe logiche: solo il coraggio delle scelte ci ha consentito di progredire.
Memori del nostro passato, del difficile percorso verso l'Unità Europea, è quanto mai necessario che l'Italia posta al centro del Mediterraneo come crocevia di popoli, si riappropri della sua tradizionale vocazione pacificatrice. E nella politica di accoglienza che la nostra politica sembra stia portando avanti anche a Bruxelles, votare per la continuazione delle sanzioni non aiuterebbe certo la diminuzione del fenomeno dei profughi, nè sarebbe coerente con i principi costituzionali che la politica dice di voler ulteriormente migliorare... Inoltre, è altrettanto illogico che, mentre è in corso una difficilissima tregua e che gran parte del territorio siriano è occupato da Isis e da al Qaeda, nello stesso tempo, si continuano a comminare sanzioni che devastano il tessuto civile della nazione.
Le sanzioni sono inutili: Aiuto alla Chiesa che Soffre a gennaio ha fornito i dati precisi: le sofferenze e le privazioni che hanno patito i siriani hanno fatto più vittime della guerra.
E' ormai evidente che il re è nudo; le sanzioni non servono il fine che dicono di perseguire: portano conseguenze atroci nella vita dei più deboli ed indifesi. La mancanza di merci in entrata, il gasolio, le sementi, i farmaci, i pezzi di ricambio per quel che rimane dell'industria, precludono anche la possibilità di un'economia di sussistenza ed hanno consegnato milioni di persone alla dipendenza degli aiuti umanitari. Emblematico un episodio (non raro) accaduto nel villaggio di al Fua: mentre la Comunità Internazionale si ostina a mandare insufficienti colonne di aiuti umanitari, la cittadinanza lì protesta perché non ha conservanti per impedire al frumento di marcire nei silos. Ma innumerevoli casi concreti sono stati descritti in molte interviste dai firmatari della petizione.
In definitiva, le privazioni derivanti dalle sanzioni, lungi dal realizzare il proposito dell'occidente di indebolire l'apparato militare governativo, si sommano alle privazioni della guerra in corso da 5 anni che gravano innanzitutto sulla società civile. Per contro, le armi in Siria non mancano mai...
E' evidente che l'embargo è stato applicato indiscriminatamente e si somma agli effetti degli strumenti di guerra. E sotto gli occhi di tutti che questo provvedimento è simile ad un assedio medievale, e come tale, deve essere cessato.
Lo scopo della petizione ''Basta Sanzioni alla Siria'' (qui il link per la sottoscrizione ) lanciata ieri sulla piattaforma 'Change.org' è attirare l'attenzione dell'opinione pubblica e della politica sul problema delle sanzioni.
Il momento è cruciale: entro fine mese si riuniranno i ministri degli esteri della UE per decidere se rinnovare o meno
le sanzioni contro la Siria. E' sufficiente che un solo membro si opponga al rinnovo perché le sanzioni vengano sospese o meno.
Purtroppo, vista la scarsa attenzione che ha contrassegnato le riunioni precedenti dei massimi esponenti dei dicasteri, il rischio è che anche l'appuntamento di fine mese, visto gli enormi interessi geopolitici in gioco, si risolva ad un appuntamento di 'routine' tra burocrati incaricati di assolvere una mera formalità. Non nascondiamoci dietro ad un dito: le sanzioni sono in vigore perché sono state messe in atto per colpire il governo siriano, farlo collassare, fare il governo di transizione e tutto il resto.
Però, se certe scelte sembrano 'inevitabili' è anche vero che nel corso della nostra storia , il nostro Paese ha saputo opporsi a certe logiche: solo il coraggio delle scelte ci ha consentito di progredire.
Memori del nostro passato, del difficile percorso verso l'Unità Europea, è quanto mai necessario che l'Italia posta al centro del Mediterraneo come crocevia di popoli, si riappropri della sua tradizionale vocazione pacificatrice. E nella politica di accoglienza che la nostra politica sembra stia portando avanti anche a Bruxelles, votare per la continuazione delle sanzioni non aiuterebbe certo la diminuzione del fenomeno dei profughi, nè sarebbe coerente con i principi costituzionali che la politica dice di voler ulteriormente migliorare... Inoltre, è altrettanto illogico che, mentre è in corso una difficilissima tregua e che gran parte del territorio siriano è occupato da Isis e da al Qaeda, nello stesso tempo, si continuano a comminare sanzioni che devastano il tessuto civile della nazione.
Le sanzioni sono inutili: Aiuto alla Chiesa che Soffre a gennaio ha fornito i dati precisi: le sofferenze e le privazioni che hanno patito i siriani hanno fatto più vittime della guerra.
E' ormai evidente che il re è nudo; le sanzioni non servono il fine che dicono di perseguire: portano conseguenze atroci nella vita dei più deboli ed indifesi. La mancanza di merci in entrata, il gasolio, le sementi, i farmaci, i pezzi di ricambio per quel che rimane dell'industria, precludono anche la possibilità di un'economia di sussistenza ed hanno consegnato milioni di persone alla dipendenza degli aiuti umanitari. Emblematico un episodio (non raro) accaduto nel villaggio di al Fua: mentre la Comunità Internazionale si ostina a mandare insufficienti colonne di aiuti umanitari, la cittadinanza lì protesta perché non ha conservanti per impedire al frumento di marcire nei silos. Ma innumerevoli casi concreti sono stati descritti in molte interviste dai firmatari della petizione.
In definitiva, le privazioni derivanti dalle sanzioni, lungi dal realizzare il proposito dell'occidente di indebolire l'apparato militare governativo, si sommano alle privazioni della guerra in corso da 5 anni che gravano innanzitutto sulla società civile. Per contro, le armi in Siria non mancano mai...
E' evidente che l'embargo è stato applicato indiscriminatamente e si somma agli effetti degli strumenti di guerra. E sotto gli occhi di tutti che questo provvedimento è simile ad un assedio medievale, e come tale, deve essere cessato.
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