Al via dal 25 a Ryad il vertice del Consiglio di cooperazione del Golfo (Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Oman e Qatar). Presente la Russia rappresentata dal ministro degli esteri Lavrov. Di particolare importanza i temi trattati sulla sicurezza nell'area.
Patrizio Ricci
Al centro di colloqui con la Russia il conflitto siriano, quello yemenita e i rapporti con l’Iran. "Speriamo davvero di tenere colloqui fruttuosi sui problemi regionali come la situazione in Siria, Iraq, l'intervento dell'Iran negli affari regionali, la situazione in Yemen" ha detto il ministro saudita Adel bin Ahmed Al-Jubeir.
L’incontro si è svolto più disteso, dopo che
la Russia ha accettato di dare pià tempo ai ribelli di Aleppo di dare più tempo di separarsi da al Nusra. Nunerose evidenze però lasciano protendere per l’ipotesi che i ribelli stiano solo prendendo tempo per poi riprendere il conflitto con ancor più vigore: dal 27 febbraio scorso, da quando la Russia ha messo in atto la tregua, è acclarato che i ribelli hanno utilizzato la cessazione delle ostilità per per rimpinguare la logistica, potenziare le dotazioni di armamenti e rinsaldare le proprie fila.
E’ chiaro che se volesse, l’Arabia Saudita potrebbe certamente depotenziare il conflitto e avere un un ruolo importante nel processo di pace. Tuttavia, nonostante Adel Al Jubeir ha sostenuto che il suo paese ‘è molto determinato’ a migliorare le reazioni bilaterali con la Russia, la posizione anti-iraniana e anti-sciita dell’Arabia Saudita che fa leva sulla dicotomia sciismo-sunnismo per imporre la sua influenza deopolitica regionale, è molto problematica. Nè giovano a migliorare la situazione, le migliaia di miliziani che sotto varie sigle, rispondono a Ryad e combattono in Siria contro gli alleati di Mosca.
Patrizio Ricci
Al centro di colloqui con la Russia il conflitto siriano, quello yemenita e i rapporti con l’Iran. "Speriamo davvero di tenere colloqui fruttuosi sui problemi regionali come la situazione in Siria, Iraq, l'intervento dell'Iran negli affari regionali, la situazione in Yemen" ha detto il ministro saudita Adel bin Ahmed Al-Jubeir.
L’incontro si è svolto più disteso, dopo che
la Russia ha accettato di dare pià tempo ai ribelli di Aleppo di dare più tempo di separarsi da al Nusra. Nunerose evidenze però lasciano protendere per l’ipotesi che i ribelli stiano solo prendendo tempo per poi riprendere il conflitto con ancor più vigore: dal 27 febbraio scorso, da quando la Russia ha messo in atto la tregua, è acclarato che i ribelli hanno utilizzato la cessazione delle ostilità per per rimpinguare la logistica, potenziare le dotazioni di armamenti e rinsaldare le proprie fila.
E’ chiaro che se volesse, l’Arabia Saudita potrebbe certamente depotenziare il conflitto e avere un un ruolo importante nel processo di pace. Tuttavia, nonostante Adel Al Jubeir ha sostenuto che il suo paese ‘è molto determinato’ a migliorare le reazioni bilaterali con la Russia, la posizione anti-iraniana e anti-sciita dell’Arabia Saudita che fa leva sulla dicotomia sciismo-sunnismo per imporre la sua influenza deopolitica regionale, è molto problematica. Nè giovano a migliorare la situazione, le migliaia di miliziani che sotto varie sigle, rispondono a Ryad e combattono in Siria contro gli alleati di Mosca.
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