Il Papa all’Angelus, nella Festa della Santissima Trinità, invita all’impegno quotidiano di “comunione”, “consolazione” e “misericordia”, specie verso l’umanità ferita da “ingiustizia”, “sopraffazione”, “odio” e “avidità”.
Radio Vaticana - Poi una preghiera speciale per l’avvio domani ad Istanbul del primo Vertice umanitario mondiale, cui prenderà parte una delegazione vaticana, presieduta dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, oggi in volo verso la Turchia. Infine un pensiero di vicinanza spirituale ai cattolici in Cina, che il 24 maggio celebreranno la Beata Vergine Maria “Aiuto dei cristiani”. Il servizio di Roberta Gisotti. ascolta
Nel mistero della Trinità è “il rapporto tra Gesù, il Padre e lo Spirito Santo”, ha spiegato Francesco nella sua catechesi:
“Lo Spirito ci guida nelle nuove situazioni esistenziali con uno sguardo rivolto a Gesù e, al tempo stesso, aperto agli eventi e al futuro. Egli ci aiuta a camminare nella storia saldamente radicati nel Vangelo e anche con dinamica fedeltà alle nostre tradizioni e consuetudini”.
Ma anche, nel mistero della Trinità è “il nostro rapporto con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo”:
“Questa “famiglia divina” non è chiusa in sé stessa, ma è aperta, si comunica nella creazione e nella storia ed è entrata nel mondo degli uomini per chiamare tutti a farne parte.
“L’orizzonte trinitario di comunione ci avvolge tutti…”
“e ci stimola a vivere nell’amore e nella condivisione fraterna, certi che là dove c’è amore, c’è Dio”.
“Solidarietà” e “amore vicendevole” anzitutto “nelle comunità ecclesiali” ma anche – ha raccomandato Francesco – ”in ogni altro rapporto sociale, dalla famiglia alle amicizie all’ambiente di lavoro”. Quindi l’invito del Papa ad impegnarsi “negli avvenimenti quotidiani per essere lievito di comunione, di consolazione e di misericordia”.
“In questa missione, siamo sostenuti dalla forza che lo Spirito Santo ci dona: essa cura la carne dell’umanità ferita dall’ingiustizia, dalla sopraffazione, dall’odio e dall’avidità”.
Dopo la preghiera mariana, il pensiero di Francesco è corso al primo Vertice umanitario mondiale, convocato dall’Onu ad Instanbul, per affrontare - ha ricordato - le “drammatiche situazioni” causate da “conflitti, problematiche ambientali ed estrema povertà.”
“Accompagniamo con la preghiera i partecipanti a tale incontro perché si impegnino pienamente a realizzare l’obiettivo umanitario principale: salvare la vita di ogni essere umano, nessuno escluso, in particolare gli innocenti e i più indifesi”.
Il Papa ha quindi espresso vicinanza spirituale ai fedeli cattolici in Cina, particolarmente devoti alla Beata Vergine Maria “aiuto dei cristiani”, venerata nel santuario di Sheshan a Shanghai, di cui ricorre la memoria martedi prossimo.
“In questo Anno della Misericordia possano i cattolici cinesi, insieme a quanti seguono altre nobili tradizioni religiose, divenire segno concreto di carità e di riconciliazione. In tal modo essi promuoveranno un’autentica cultura dell’incontro e l’armonia dell’intera società, quell’armonia che ama tanto lo spirito cinese”.
E ancora un omaggio alla figura di “prete esemplare”, Francesco Maria Greco, sacerdote diocesano calabrese, fondatore delle Suore Piccole Operaie dei Sacri Cuori, beatificato ieri, nella sua città Acri.
Tra i saluti finali ai fedeli in piazza, un grazie ai fedeli ortodossi della Metropolia di Berat in Albania, “per la loro testimonianza ecumenica”.
Nel mistero della Trinità è “il rapporto tra Gesù, il Padre e lo Spirito Santo”, ha spiegato Francesco nella sua catechesi:
“Lo Spirito ci guida nelle nuove situazioni esistenziali con uno sguardo rivolto a Gesù e, al tempo stesso, aperto agli eventi e al futuro. Egli ci aiuta a camminare nella storia saldamente radicati nel Vangelo e anche con dinamica fedeltà alle nostre tradizioni e consuetudini”.
Ma anche, nel mistero della Trinità è “il nostro rapporto con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo”:
“Questa “famiglia divina” non è chiusa in sé stessa, ma è aperta, si comunica nella creazione e nella storia ed è entrata nel mondo degli uomini per chiamare tutti a farne parte.
“L’orizzonte trinitario di comunione ci avvolge tutti…”
“e ci stimola a vivere nell’amore e nella condivisione fraterna, certi che là dove c’è amore, c’è Dio”.
“Solidarietà” e “amore vicendevole” anzitutto “nelle comunità ecclesiali” ma anche – ha raccomandato Francesco – ”in ogni altro rapporto sociale, dalla famiglia alle amicizie all’ambiente di lavoro”. Quindi l’invito del Papa ad impegnarsi “negli avvenimenti quotidiani per essere lievito di comunione, di consolazione e di misericordia”.
“In questa missione, siamo sostenuti dalla forza che lo Spirito Santo ci dona: essa cura la carne dell’umanità ferita dall’ingiustizia, dalla sopraffazione, dall’odio e dall’avidità”.
Dopo la preghiera mariana, il pensiero di Francesco è corso al primo Vertice umanitario mondiale, convocato dall’Onu ad Instanbul, per affrontare - ha ricordato - le “drammatiche situazioni” causate da “conflitti, problematiche ambientali ed estrema povertà.”
“Accompagniamo con la preghiera i partecipanti a tale incontro perché si impegnino pienamente a realizzare l’obiettivo umanitario principale: salvare la vita di ogni essere umano, nessuno escluso, in particolare gli innocenti e i più indifesi”.
Il Papa ha quindi espresso vicinanza spirituale ai fedeli cattolici in Cina, particolarmente devoti alla Beata Vergine Maria “aiuto dei cristiani”, venerata nel santuario di Sheshan a Shanghai, di cui ricorre la memoria martedi prossimo.
“In questo Anno della Misericordia possano i cattolici cinesi, insieme a quanti seguono altre nobili tradizioni religiose, divenire segno concreto di carità e di riconciliazione. In tal modo essi promuoveranno un’autentica cultura dell’incontro e l’armonia dell’intera società, quell’armonia che ama tanto lo spirito cinese”.
E ancora un omaggio alla figura di “prete esemplare”, Francesco Maria Greco, sacerdote diocesano calabrese, fondatore delle Suore Piccole Operaie dei Sacri Cuori, beatificato ieri, nella sua città Acri.
Tra i saluti finali ai fedeli in piazza, un grazie ai fedeli ortodossi della Metropolia di Berat in Albania, “per la loro testimonianza ecumenica”.
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