I
colloqui di pace sono avvenuti ieri tra il segretario
di Stato Usa John Kerry, il suo omologo russo Sergei Lavrov, i rappresentanti dei paesi europei e funzionari provenienti da 20 paesi
(compresi Turchia e Arabia Saudita).
di Patrizio Ricci
Le dichiarazioni finali rispecchiano le posizioni scarsamente fiduciose su una imminente soluzione del conflitto. "Ci siamo impegnati a dare il nostro sostegno per trasformare la cessazione delle ostilità in un cessate il fuoco completo'', ha detto il Segretario si Stato americano Jhon Kerry, ed ha aggiunto: ''Siamo impegnati a usare la nostra
influenza, per spingere le parti ad assicurare il rispetto del cessate il fuoco".
Quindi i risultati sembrano scarseggiare ma visto il punto di partenza, allo stato attuale anche un depotenziamento della guerra può essere considerato un risultato apprezzabile. La dichiarazione del ministro degli esteri russo Lavrov rispecchia questa posizione: "abbiamo fatto progressi in tutte le direzioni nel nostro lavoro, vale a dire la cessazione delle ostilità, l'estensione della assistenza umanitaria e il processo politico".
Sostanzialmente allineate con quelle americane le dichiarazioni del ministro degli Esteri italiano Gentiloni: "L’obiettivo, è di riprendere in mano la situazione sul terreno per ridare slancio ai negoziati di pace ed aprire la strada ad un governo di transizione''.
La posizione americana è speculare a quella dell'Arabia Saudita alla quale Washington sembra non poter prescindere (Kerry ha persino accusato Assad e non il gruppo terroristico Jabat al Nusra ''di aver violato le risoluzioni Onu'').
Nonostante tutto, bisogna riconoscere agli USA di aver 'ammorbidito' la propria intransigenza e di non aver mai chiesto (come condizione per un governo di transizione), il ritiro di Assad. Lo ha fatto però il ministro tedesco Steinmeier che ha detto che la posizione dell'occidente è sempre la stessa e cioè che 'non c'è futuro per la Siria con Assad'. Già all'inizio della conferenza Steinmeier non aveva dato adito ad illusioni circa la sua posizione "purtroppo, non ho la sensazione che e temo gli Stati Uniti cercheranno di imporre un testo che è troppo ottimista, ma per i quali la sua attuazione non sarà possibile".
La riunione si chiude così con scarsi progressi e con molte più armi sul terreno rispetto alla fine dell'ultima sessione di Ginevra. I negoziatori stessi dicono di 'aver portato la palla solo un po' più avanti (ma in realtà pensano solo di aver appena evitato la catastrofe).
La tregua mediata dagli Stati Uniti e dalla Russia aveva consentito nel mese di marzo di ridurre in modo considerevole i combattimenti. Successivamente, la non inclusione di gruppi terroristici nei colloqui di pace ha causato il ritiro dei rappresentanti dei ribelli dai colloqui.
Le dichiarazioni finali rispecchiano le posizioni scarsamente fiduciose su una imminente soluzione del conflitto. "Ci siamo impegnati a dare il nostro sostegno per trasformare la cessazione delle ostilità in un cessate il fuoco completo'', ha detto il Segretario si Stato americano Jhon Kerry, ed ha aggiunto: ''Siamo impegnati a usare la nostra
influenza, per spingere le parti ad assicurare il rispetto del cessate il fuoco".
Quindi i risultati sembrano scarseggiare ma visto il punto di partenza, allo stato attuale anche un depotenziamento della guerra può essere considerato un risultato apprezzabile. La dichiarazione del ministro degli esteri russo Lavrov rispecchia questa posizione: "abbiamo fatto progressi in tutte le direzioni nel nostro lavoro, vale a dire la cessazione delle ostilità, l'estensione della assistenza umanitaria e il processo politico".
Sostanzialmente allineate con quelle americane le dichiarazioni del ministro degli Esteri italiano Gentiloni: "L’obiettivo, è di riprendere in mano la situazione sul terreno per ridare slancio ai negoziati di pace ed aprire la strada ad un governo di transizione''.
La posizione americana è speculare a quella dell'Arabia Saudita alla quale Washington sembra non poter prescindere (Kerry ha persino accusato Assad e non il gruppo terroristico Jabat al Nusra ''di aver violato le risoluzioni Onu'').
Nonostante tutto, bisogna riconoscere agli USA di aver 'ammorbidito' la propria intransigenza e di non aver mai chiesto (come condizione per un governo di transizione), il ritiro di Assad. Lo ha fatto però il ministro tedesco Steinmeier che ha detto che la posizione dell'occidente è sempre la stessa e cioè che 'non c'è futuro per la Siria con Assad'. Già all'inizio della conferenza Steinmeier non aveva dato adito ad illusioni circa la sua posizione "purtroppo, non ho la sensazione che e temo gli Stati Uniti cercheranno di imporre un testo che è troppo ottimista, ma per i quali la sua attuazione non sarà possibile".
La riunione si chiude così con scarsi progressi e con molte più armi sul terreno rispetto alla fine dell'ultima sessione di Ginevra. I negoziatori stessi dicono di 'aver portato la palla solo un po' più avanti (ma in realtà pensano solo di aver appena evitato la catastrofe).
La tregua mediata dagli Stati Uniti e dalla Russia aveva consentito nel mese di marzo di ridurre in modo considerevole i combattimenti. Successivamente, la non inclusione di gruppi terroristici nei colloqui di pace ha causato il ritiro dei rappresentanti dei ribelli dai colloqui.
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