Il governo con il paese sull'orlo del collasso vuole giocare l'ultima
carta: nazionalizzare le imprese Ma la chiesa venezuelana critica ed il
governo l'accusa di essere golpista.
Radiovaticana - Per la Chiesa venezuelana, sempre più preoccupata per
“la gravissima situazione nel Paese”, siamo di fronte ad un bivio: o
“la sottomissione assoluta” al potere autoritario o “l’esplosione
sociale della violenza”. Lo afferma all'agenzia Sir mons. Diego Rafael
Padrón Sánchez, arcivescovo di Cumaná e presidente della Conferenza
episcopale del Venezuela. “Soffriamo molto e ci sentiamo impotenti”,
dice. Anche Papa Francesco è informato
nei dettagli della situazione: “Ha scritto e mandato messaggi ma non può far nulla perché il governo é sordo, non ascolta nessuno”.
I vescovi chiedono al governo di convocare le imprese private
Rispetto all’ultima minaccia del Presidente Nicolas Maduro di sequestrare le fabbriche che hanno interrotto la produzione, mons. Padrón Sánchez evidenzia “un assoluto rifiuto da parte della popolazione nei confronti di questa misura, anche perché le imprese permettono di produrre l’80% degli alimenti che si consumano nel Paese”: “Il governo non può nazionalizzare le imprese perchè automaticamente si paralizzerebbero – afferma -. Già in passato ci sono state esperienze simili. Le imprese non producono più nulla e si perde tutto”. I vescovi venezuelani chiedono perciò al governo “di convocare le imprese private per cercare una soluzione ai problemi del Paese”.
Le accuse alla Chiesa di essere golpista
“L’economia non funziona – prosegue -. Il sistema economico in quanto tale è la causa del disastro del Paese”. La situazione è “peggiorata: continua la carestia, l’assenza di cibo, c’è uno scontro continuo tra il potere esecutivo e legislativo”, la violenza e la delinquenza dominano nel Paese mentre “il governo non è in grado di controllarle”. In tutto ciò “la stampa scritta continua a subire restrizioni, le radio e le televisioni hanno molta difficoltà”. La Chiesa può esprimersi liberamente “ma ci dicono che apparteniamo all’opposizione, che siamo golpisti”. (R.P.)
nei dettagli della situazione: “Ha scritto e mandato messaggi ma non può far nulla perché il governo é sordo, non ascolta nessuno”.
I vescovi chiedono al governo di convocare le imprese private
Rispetto all’ultima minaccia del Presidente Nicolas Maduro di sequestrare le fabbriche che hanno interrotto la produzione, mons. Padrón Sánchez evidenzia “un assoluto rifiuto da parte della popolazione nei confronti di questa misura, anche perché le imprese permettono di produrre l’80% degli alimenti che si consumano nel Paese”: “Il governo non può nazionalizzare le imprese perchè automaticamente si paralizzerebbero – afferma -. Già in passato ci sono state esperienze simili. Le imprese non producono più nulla e si perde tutto”. I vescovi venezuelani chiedono perciò al governo “di convocare le imprese private per cercare una soluzione ai problemi del Paese”.
Le accuse alla Chiesa di essere golpista
“L’economia non funziona – prosegue -. Il sistema economico in quanto tale è la causa del disastro del Paese”. La situazione è “peggiorata: continua la carestia, l’assenza di cibo, c’è uno scontro continuo tra il potere esecutivo e legislativo”, la violenza e la delinquenza dominano nel Paese mentre “il governo non è in grado di controllarle”. In tutto ciò “la stampa scritta continua a subire restrizioni, le radio e le televisioni hanno molta difficoltà”. La Chiesa può esprimersi liberamente “ma ci dicono che apparteniamo all’opposizione, che siamo golpisti”. (R.P.)
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