Nella tradizionale ricorrenza del Sacro Cuore di Gesù, il Santo Padre, esorta i sacerdoti presenti alla Santa Messa per il Giubileo a essere più altruisti. "Il sacerdote di Cristo non lo deve essere per i propri progetti, ma per essere vicino alla gente".
La missione del Pastore delle anime è concreta, ricevuta da Dio, mediante il dono della sua Chiesa. Ecco perché è importante non anteporre i propri bisogni a quelli comunitari. Questo è ciò che emerge dal discorso pronunciato da Papa Francesco durante la Santa messa per il Giubileo dei Sacerdoti. Dichiara Bergoglio: "Nessuno è escluso dal suo cuore, dalla sua preghiera e dal suo sorriso. Il cuore del pastore di Cristo conosce solo due direzioni: il Signore e la gente".
Nel giorno della solenne celebrazione del Sacro Cuore di Gesù, l'invito che il Pontefice rivolge ai religiosi è chiaro: "Siamo chiamati a puntare al cuore, ovvero all’interiorità, alle radici più robuste della vita, al nucleo degli affetti, in una parola, al centro della persona. E oggi volgiamo lo sguardo a due cuori: il Cuore del Buon Pastore e il nostro cuore di pastori".
Poi una velata critica - altre volte fatta a chi utilizza le istituzioni clericali per il proprio tornaconto personale: "Dio non si fa pagare gli straordinari". Ecco che è naturale conseguenza lo spendersi per gli altri, senza lesinare o cercando il benessere personale.
Il Vicario di Cristo ha ricordato che: "Il pastore secondo Gesù ha il cuore libero per lasciare le sue cose, non vive rendicontando quello che ha e le ore di servizio: non è un ragioniere dello spirito, ma un buon Samaritano in cerca di chi ha bisogno. È un pastore, non un ispettore del gregge, e si dedica alla missione non al cinquanta o al sessanta per cento, ma con tutto sé stesso. Andando in cerca trova, e trova perché rischia. Se il pastore non rischia, non trova, eh? Non si ferma dopo le delusioni e nelle fatiche non si arrende; è infatti ostinato nel bene, unto della divina ostinazione che nessuno si smarrisca. Per questo - continua Francesco - non solo tiene aperte le porte, ma esce in cerca di chi per la porta non vuole più entrare. E come ogni buon cristiano, e come esempio per ogni cristiano, è sempre in uscita da sé. L’epicentro del suo cuore si trova fuori di lui: è un decentrato da se stesso, soltanto centrato in Gesù; non è attirato dal suo io, ma dal Tu di Dio e dal noi degli uomini”
Di fatto, conclude il Successore di Pietro: "Il pastore secondo il cuore di Dio non difende le proprie comodità, non è preoccupato di tutelare il proprio buon nome: ma sarà calunniato, come Gesù! Senza temere le critiche, è disposto a rischiare! Rischiare, pur di imitare il suo Signore. Beati sarete quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e così via".
La missione del Pastore delle anime è concreta, ricevuta da Dio, mediante il dono della sua Chiesa. Ecco perché è importante non anteporre i propri bisogni a quelli comunitari. Questo è ciò che emerge dal discorso pronunciato da Papa Francesco durante la Santa messa per il Giubileo dei Sacerdoti. Dichiara Bergoglio: "Nessuno è escluso dal suo cuore, dalla sua preghiera e dal suo sorriso. Il cuore del pastore di Cristo conosce solo due direzioni: il Signore e la gente".
Nel giorno della solenne celebrazione del Sacro Cuore di Gesù, l'invito che il Pontefice rivolge ai religiosi è chiaro: "Siamo chiamati a puntare al cuore, ovvero all’interiorità, alle radici più robuste della vita, al nucleo degli affetti, in una parola, al centro della persona. E oggi volgiamo lo sguardo a due cuori: il Cuore del Buon Pastore e il nostro cuore di pastori".
Poi una velata critica - altre volte fatta a chi utilizza le istituzioni clericali per il proprio tornaconto personale: "Dio non si fa pagare gli straordinari". Ecco che è naturale conseguenza lo spendersi per gli altri, senza lesinare o cercando il benessere personale.
Il Vicario di Cristo ha ricordato che: "Il pastore secondo Gesù ha il cuore libero per lasciare le sue cose, non vive rendicontando quello che ha e le ore di servizio: non è un ragioniere dello spirito, ma un buon Samaritano in cerca di chi ha bisogno. È un pastore, non un ispettore del gregge, e si dedica alla missione non al cinquanta o al sessanta per cento, ma con tutto sé stesso. Andando in cerca trova, e trova perché rischia. Se il pastore non rischia, non trova, eh? Non si ferma dopo le delusioni e nelle fatiche non si arrende; è infatti ostinato nel bene, unto della divina ostinazione che nessuno si smarrisca. Per questo - continua Francesco - non solo tiene aperte le porte, ma esce in cerca di chi per la porta non vuole più entrare. E come ogni buon cristiano, e come esempio per ogni cristiano, è sempre in uscita da sé. L’epicentro del suo cuore si trova fuori di lui: è un decentrato da se stesso, soltanto centrato in Gesù; non è attirato dal suo io, ma dal Tu di Dio e dal noi degli uomini”
Di fatto, conclude il Successore di Pietro: "Il pastore secondo il cuore di Dio non difende le proprie comodità, non è preoccupato di tutelare il proprio buon nome: ma sarà calunniato, come Gesù! Senza temere le critiche, è disposto a rischiare! Rischiare, pur di imitare il suo Signore. Beati sarete quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e così via".
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