La stagione estiva è il periodo dei bilanci per ciò che riguarda il business dell'arte. Christie’s apre le danze ammettendo una flessione sulle vendite rispetto al 2015.
di Dario Cataldo
Le Case d'aste di tutto il mondo, nei mesi più caldi dell'anno fanno un primo bilancio annuale, tirando le somme del semestre trascorso. In ordine di importanza, Christie’s, la casa d’aste di proprietà del miliardario francese François Pinault, comunica i suoi dati di vendita, annunciando un calo del 27% rispetto all'anno passato.
Eguagliare o superare i dati dello scorso anno era una faccenda pressoché impossibile. Festeggiato come il secondo miglior anno di sempre, il 2015 resta un miraggio e nulla più. Certi è anche vero che con i suoi 2,1 miliardi di sterline raccolti in questa prima metà del 2016, il mercato artistico si conferma in linea con l’andamento generale del trend mondiale.
Una riflessione più approfondita del fenomeno, evidenzia che la prima metà dell'anno, in America ha visto un netto calo rispetto all'annualità passata. Con i suoi 729.8 milioni di sterline, la differenza in negativo è quasi della metà rispetto allo stesso periodo del 2015; Nel Vecchio Continente invece, così come le vendite in Medio Oriente, Russia e India hanno registrato un calo del 12%, per una cifra paro a 736,5 milioni. Il mercato cinese, come testimonia il flusso da Hong Kong, è diminuito dell'11% fermandosi a 256,5 milioni.
Per Christie’s, l'obiettivo dichiarato è mantenere alto il livello della curatela delle vendite, "per soddisfare i collezionisti, ma anche i venditori, garantendo loro il numero più alto di offerenti per ogni lotto". Forse è anche per tale ragione che nell'ultimo anno e mezzo, la nota Casa d'aste ha rivoluzionato il suo calendario, facendo proseliti in altre compagini meno rinomate.
Lo scopo è quello di ottimizzare l'offerta, proponendo non solo opere elitarie, bensì anche quelle meno costose, che mirano ad una categoria di collezionisti meno ricchi, ma dal gusto educato e raffinato.
Tale politica del "low cost" se così possiamo chiamarla, sta portando i suoi frutti. In un periodo in cui la crisi invade diversi campi, la diminuzione del numero di opere vendute a prezzi al di sopra dei 20 milioni è chiara ed evidente agli addetti ai lavori.
Ecco perché valorizzare le cosiddette "opere mimori" le cui vendite e le operazioni online si sono rafforzate, addirittura aumentando del 36% per cento in termini di nuovi acquirenti per manufatti tra il milione e i 5 milioni, senza tralasciare il mercato in rete, cresciuto del 96%.
Si attendono i dati di un altro colosso mondiale, ovvero di Sotheby’s, la principale antagonista che ad Agosto dovrebbe comunicare i suoi numeri. Da qui si capirà in che direzione si sta muovendo il mercato dell’arte.
di Dario Cataldo
Le Case d'aste di tutto il mondo, nei mesi più caldi dell'anno fanno un primo bilancio annuale, tirando le somme del semestre trascorso. In ordine di importanza, Christie’s, la casa d’aste di proprietà del miliardario francese François Pinault, comunica i suoi dati di vendita, annunciando un calo del 27% rispetto all'anno passato.
Eguagliare o superare i dati dello scorso anno era una faccenda pressoché impossibile. Festeggiato come il secondo miglior anno di sempre, il 2015 resta un miraggio e nulla più. Certi è anche vero che con i suoi 2,1 miliardi di sterline raccolti in questa prima metà del 2016, il mercato artistico si conferma in linea con l’andamento generale del trend mondiale.
Una riflessione più approfondita del fenomeno, evidenzia che la prima metà dell'anno, in America ha visto un netto calo rispetto all'annualità passata. Con i suoi 729.8 milioni di sterline, la differenza in negativo è quasi della metà rispetto allo stesso periodo del 2015; Nel Vecchio Continente invece, così come le vendite in Medio Oriente, Russia e India hanno registrato un calo del 12%, per una cifra paro a 736,5 milioni. Il mercato cinese, come testimonia il flusso da Hong Kong, è diminuito dell'11% fermandosi a 256,5 milioni.
Per Christie’s, l'obiettivo dichiarato è mantenere alto il livello della curatela delle vendite, "per soddisfare i collezionisti, ma anche i venditori, garantendo loro il numero più alto di offerenti per ogni lotto". Forse è anche per tale ragione che nell'ultimo anno e mezzo, la nota Casa d'aste ha rivoluzionato il suo calendario, facendo proseliti in altre compagini meno rinomate.
Lo scopo è quello di ottimizzare l'offerta, proponendo non solo opere elitarie, bensì anche quelle meno costose, che mirano ad una categoria di collezionisti meno ricchi, ma dal gusto educato e raffinato.
Tale politica del "low cost" se così possiamo chiamarla, sta portando i suoi frutti. In un periodo in cui la crisi invade diversi campi, la diminuzione del numero di opere vendute a prezzi al di sopra dei 20 milioni è chiara ed evidente agli addetti ai lavori.
Ecco perché valorizzare le cosiddette "opere mimori" le cui vendite e le operazioni online si sono rafforzate, addirittura aumentando del 36% per cento in termini di nuovi acquirenti per manufatti tra il milione e i 5 milioni, senza tralasciare il mercato in rete, cresciuto del 96%.
Si attendono i dati di un altro colosso mondiale, ovvero di Sotheby’s, la principale antagonista che ad Agosto dovrebbe comunicare i suoi numeri. Da qui si capirà in che direzione si sta muovendo il mercato dell’arte.
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