Il presidente Erdogan atterrato all'aeroporto Ataturk accolto dalla folla lealista. Una battaglia per strada, nei cieli, ma anche nell'etere e nella rete. I sostenitori del "Sultano" in festa.
Fallito il colpo di stato turco contro il governo Erdogan, dopo ore di caos e scontri nelle due principali città del paese, Istanbul e la capitale Ankara. Il presidente, fuggito nella notte sui cieli turchi, è ritornato ad Istanbul dopo aver avuto la certezza del fallimento del golpe, accolto all'aeroporto dai lealisti accorsi nelle strade dopo che in un video messaggio invitava i cittadini a ribellarsi.
Un evento seguito con apprensione da parte dei principali leader internazionali. Decisivo, anche per la legittimazione ed il decorso del colpo, l'appoggio dei paesi occidentali, Stati Uniti in primis, al "Sultano", dichiarando che va sostenuto "il governo turco democraticamente eletto". Prudente la posizione della cancelliera tedesca Angela Merkel: "L'ordine democratico deve essere rispettato".
Regista degli insorti sarebbe stato l'ufficiale Muharrem Kose, rimosso nel marzo scorso dallo staff dello Stato maggiore turco. Smentita, inoltre, la notizia dell'esecuzione del generale Hulusi Akar, capo di stato maggiore fedele al presidente, preso in ostaggio dai golpisti e poi liberato.
Dopo aver dichiarato fallito il colpo di stato, il ministro dell'Interno turco, Efkan Ala, ha dichiarato che un generale golpista è stato ucciso e almeno 754 membri dell'esercito turco sono stati arrestati. Il governo ha inoltre comunicato la destituzione di 29 colonnelli e 5 generali.
Almeno 60 morti, invece, negli scontri nella capitale Ankara; il ministro ha ordinato l'abbattimento di tutti i velivoli ribelli che continuassero operazioni contro la popolazione e le istituzioni.
Nonostante, infatti, fosse ormai chiaro il fallimento della sollevazione sin dalle prime ore della notte, sono proseguiti fino all'alba gli scontri e i bombardamenti, soprattutto intorno all'area del palazzo presidenziale ad Ankara dove si è registrato anche un nuovo bombardamento aereo contro i carri armati schierati intorno al Palazzo presidenziale.
Un evento seguito con apprensione da parte dei principali leader internazionali. Decisivo, anche per la legittimazione ed il decorso del colpo, l'appoggio dei paesi occidentali, Stati Uniti in primis, al "Sultano", dichiarando che va sostenuto "il governo turco democraticamente eletto". Prudente la posizione della cancelliera tedesca Angela Merkel: "L'ordine democratico deve essere rispettato".
Regista degli insorti sarebbe stato l'ufficiale Muharrem Kose, rimosso nel marzo scorso dallo staff dello Stato maggiore turco. Smentita, inoltre, la notizia dell'esecuzione del generale Hulusi Akar, capo di stato maggiore fedele al presidente, preso in ostaggio dai golpisti e poi liberato.
Dopo aver dichiarato fallito il colpo di stato, il ministro dell'Interno turco, Efkan Ala, ha dichiarato che un generale golpista è stato ucciso e almeno 754 membri dell'esercito turco sono stati arrestati. Il governo ha inoltre comunicato la destituzione di 29 colonnelli e 5 generali.
Almeno 60 morti, invece, negli scontri nella capitale Ankara; il ministro ha ordinato l'abbattimento di tutti i velivoli ribelli che continuassero operazioni contro la popolazione e le istituzioni.
Nonostante, infatti, fosse ormai chiaro il fallimento della sollevazione sin dalle prime ore della notte, sono proseguiti fino all'alba gli scontri e i bombardamenti, soprattutto intorno all'area del palazzo presidenziale ad Ankara dove si è registrato anche un nuovo bombardamento aereo contro i carri armati schierati intorno al Palazzo presidenziale.
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