venerdì, luglio 22, 2016
Predatori velenosi e opportunisti che si diffondono rapidamente e in maniera incontrollata.

GreenReport - L’allarme lo aveva lanciato già un mese fa l’International union for conservation of nature (Iucn) ripresa dall’Agence France-Presse: i voraci pesci scorpione (Pterois miles), chiamati anche pesci leone, sono stati recentemente avvistati in Aree marine protette al largo di Cipro e della Turchia.

I pesci scorpione e i loro simili, i pesci leone rossi (Pterois volitans), originari dell’indo-pacifico e molto diffusi nel Mar Rosso, sono specie invasive che nel Mediterraneo potrebbero avere gravi effetti sull’economia e gli ecosistemi e che hanno già causato danni lungo le coste degli Usa e dei Caraibi.

Nel quadro del piano MedMIS per la lotta contro le specie invasive nelle aree marine protette del Mediterraneo, l’Iucn ha confermato le nuove osservazioni e lanciato l’allarme su una possibile invasione di Pterois miles, che ha già dimostrato di essere una specie aggressiva che si propaga in maniera spettacolare. MedMIS, è un sistema di informazione online che permette di tenere sotto controllo le specie esotiche invasive in diverse aree marine protette del Mediterraneo e già oggi molte specie invasive di pesci, molluschi, meduse e crostacei si sono installate in oltre 180 Aree protette in 19 Paesi del Mediterraneo e minacciano di sostituire la flora e la fauna autoctone, costituendo così un problema di gestione per la conservazione della biodiversità.

Le aree marine protette di Kas-Kekova (Turchia) e di Cape Greco (Cipro) sono i luoghi dove sono stati avvistati a più riprese i pesci scorpione, ma i primi pesci scorpione/leone avvistati nel Mediterraneo sono quelli trovati già nel 1991 nella baia di Haifa, in Israele. Nel 2012 i pesci scorpione sono stati visti in Libano e nel 2013 a Cipro, poi ci sono stati altri avvistamenti in Turchia e nella baia di Iskenderun a Ciprio e nelle acque tunisine, al di fuori di aree marine protette. A Cipro sono state osservate diverse coppie riproduttive e ormai, in tutto il Mediterraneo orientale e meridionale non si tratta più di avvistamenti isolati.

Secondo Carlos Jiménez, del Cyprus Institute, «Questa specie può provocare un impatto negativo considerevole sia sugli ecosistemi che sulle economie locali». La comparsa di questi predatori nel Mediterraneo comporta anche effetti nocivi per le comunità di specie autoctone: il pesce scorpione è molto aggressivo e all’apice della catena alimentare ed ha un forte impatto sugli individui giovanili di altre specie. Inoltre, l’invasione dei pesci leone può innescare un aumento delle alghe causato dalla riduzione delle specie di pesci che se ne cibano e che per Jiménez «Possono contribuire all’arrivo di altre specie invasive per il depauperamento della fauna e della flora locale».

Maria del Mar Otero, del programma Mediterraneo dell’Iucn, ha detto che «Potrebbero essere stati introdotti sia da amatori che avrebbero acquistato questi pesci leone per i loro acquari e li avrebbero rilasciati nel lor ambiente naturale, a sia attraverso il Canale di Suez che collega il Mar Rosso al Mediterraneo. I cargo re le loro acque di zavorra sono in effetti un nascondiglio ideale per le specie invasive.

Nei Caraibi la comparsa dei pesci leone ha provocato la diminuzione delle popolazioni di cerni e di altri pesci importanti dal punto di vista commerciale, con effetti negativi per le comunità costiere che dipendono dalla pesca, ma possono avere un forte impatto anche sulla pesca artigianale e sportiva e sul turismo balneare e subacqueo, perché la presenza di questi animali velenosi scoraggia turisti e sub. La dolorosissima puntura del pesce scorpione/leone deve essere trattata immediatamente perché può causare reazioni allergiche, anche se è difficile che possa uccidere un essere umano sano. Il veleno, essendo un complesso proteico, viene rapidamente denaturato e le vittime sono incoraggiati ad applicare calore alla zona interessata, sia tramite acqua calda che con un asciugacapelli. Inutile dire che si deve prestare attenzione perché altrimenti scottature e ustioni possono essere più problematiche di quanto sia il veleno. Urina o aceto invece non hanno alcun effetto.

Come i pesci scorpione e i pesci leone rossi siano arrivati nei Caraibi è un mistero, qualcuno dice che siano tutti discendenti da individui sfuggiti da un acquario della Florida devastato dall’uragano Andrew nel 1992, ma sempre in florida un pesce leone era già stato segnalato in mare nel 1985. Recenti test genetici confermano la teoria di rilasci multipli durantein episodi distinti.

Nell’Indo-Pacifico, i pesci scorpione/leone sono tenuti sotto controllo da predatori come le cerni e a volta dagli squali, ma nei Caraibbi e nel Mediterraneo i predatori non sembrano riconoscerli come possibile cibo e li ignorano, così questi “alieni” velenosi prosperano a un ritmo sorprendente, a scapito degli stock ittici locali.

La strada presa dai pesci scorpione per colonizzare il Mediterraneo sembra semplice; hanno risalito il Canale di Suez dal Mar Rosso e possono essere aggiunte alla lista crescente di specie lessepsiane (dal nome di Guy de Lesseps, l’ingegnere francese responsabile della costruzione del Canale). Ma anche nel Mediterranei ci sarebbero pesci scorpione/leone rilasciati dagli acquari. .

Secondo alcuni esperti, il Mediterraneo un ambiente meno uniforme rispetto ai Caraibi, sarà un ambiente più difficile da colonizzare per i pesci scorpione/leone, ma dato il loro prodigioso tasso riproduttivo – una femmina è in grado di produrre due milioni di uova all’anno – non è possibile escludere che con un ulteriore riscaldamento del mare riescano a raggiungere anche le nostre coste.

Se la loro diffusione sarà rapida e incontrollabile come nell’Atlantico, bisognerà solo sperare che i nostri predatori autoctoni li aggiungano alla loro dieta e che i nostri ristoranti li aggiungano sui loro menù.

Infatti, a quanto pare, nei Caraibi i pesci scorpione/leone tendono ad abbandonare le aree dove vengono cacciati e sembra che evitino le aree dove si effettuano immersioni subacquee turistiche, spostandosi in acque più profonde. Invece, nel loro areale originario, i pesci leone a volte utilizzano i subacquei come copertura: approfittando della confusione creata per cacciare piccoli pesci.

Ma la pesca subacquea non è certo una soluzione: solo una piccola parte delle barriere coralline dei Caraibi e delle aree marine protette del Mediterraneo sono frequentate da subacquei. La speranza è che la fauna locale si adatti, almeno nel lungo periodo, in particolare nel Mediterraneo, dove la pesca eccessiva ha ridotto la popolazione dei potenziali predatori a livelli trascurabili. L’unica soluzione per contenere la loro diffusione e tenerne le popolazioni sotto controllo sembra però essere quella di mangiarsi i pesci scorpione. Nei Caraibi, Paesi come Cuba, Colombia e Bahamas hanno incoraggiato la popolazione a mangiare i pesci scorpione/leone dopo aver tolto loro le spine velenose, ma diversi pescatori li rigettano in mare perché pensano siano completamente velenosi, mentre la loro carne è in realtà deliziosa.

Quindi, per evitare una possibile invasione su larga scala, resta solo da sperare che diventino commercialmente interessanti per le comunità di pescatori interessate e i ristoratori. E’ certamente un paradosso che, mentre l’eccesso di consumo di pesce mette a rischio la biodiversità marina, mangiare il pesce scorpione potrebbe rappresentare l’happy end per questo nuovo rischio per la biodiversità del Mediterraneo. Fortunatamente i pesci scorpione sono buonissimi, bisogna solo stare attenti alle loro spine.


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