Il governo francese lascia ogni indugio: l'esercito siriano sarebbe intorno ad Aleppo per divertimento. Le proprie unità possono sussistere solo finchè subiscono le iniziative del coordinamento di forze ribelli al Fatah Halab.
di Patrizio Ricci
Le Figaro riporta la notizia (a dir il vero sconvolgente) che "la Francia ha condannato l'offensiva del regime siriano e dei suoi sostenitori in Aleppo in violazione della tregua annunciata da Damasco in occasione di Eid al-Fitr". La festività costituisce la seconda festività religiosa più importante della cultura islamica. Viene celebrata alla fine del mese lunare di digiuno del ramaḍan, come segno di gioia per la fine di un lungo periodo penitenziale.
La Francia lamenta che i cosidetti ribelli non possano vincere se l'esercito siriano si ostina svolgere il proprio compito come farebbe ogni esercito degno di questo nome: cercare di vincere bloccando l'approvvigionamento di armi. Parigi dimentica che l'esercito siriano per primo, vuole mettere fine a questa guerra e che tutti i negoziati di pace sono stati puntualmente fatti naufragare sempre dalle forze di opposizione. Ma laicissima Francia va ancora più in là: sembra essere più zelante di una repubblica islamica, si lamenta addirittura che una festività musulmana non venga rispettata, sostituendosi ai salafiti (che attaccano anche le moschee).
La lementela del mancato rispetto della tregua è poi molto singolare: la tregua di 72 ore non era mai entrata in vigore in Aleppo e neppure le tregue precedenti, visto che la forza predominante è il gruppo Jabat al Nusra (al Qaeda in Siria), inserito nella lista dei gruppi terroristici dell'Onu.
Sembra che la Francia abbia bisogno di un promemoria: dimentica che sono stati propritariamente i ribelli a violare la tregua indetta per iniziativa della Russia il 27 di febbraio scorso.
Essi infatti, hanno usato la tregua per riarmarsi con le armi gentilmente messe a disposizione dall'occidente, dalle
monarchie del Golfo e dalla Turchia: con quelle armi i ribelli nei mesi successivi, hanno sferrato attacchi
sanguinosi che hanno procurato centinaia di morti tra militari e civili.
Con questa denuncia, la Francia si schiera definitivamente con al Nusra e quindi con le forze terroristiche e dimostra di essere profondamente sleale verso il proprio popolo. E' sconcertante che la Francia parli prima ed addirittura si sostituisca al portavoce delle forze 'ribelli' di Aleppo che non ha affatto invocato il mancato rispetto della tregua.
Da rilevare, inoltre, che la Francia non fa alcuna menzione del sanguinoso attacco terroristico su Aleppo che ha causato la morte di 43 civili (di cui 10 bambini) avvenuti l'8 luglio da questo giornale segnalato.
La sensazione è che gli stati europei sembrino affetti da una sorta di disturbo dissociativo. Nelle loro dichiarazioni e nella loro politica, da un lato dicono di voler portare la democrazia ai popoli e dall'altra appoggiano attivamente l'antitesi del diritto e delle libertà. Sconcertante, visto che gli avvenimenti della guerra irachena sono identici a quelli dell'intervento in Iraq, che la vicenda dell'inchiesta contro Tony Blair (il cui esito è stato diffuso proprio in questi giorni), non insegni nulla.
C'è da domandarsi seriamente semmai i popoli con le loro 'stupide' aspirazioni alla pace ed alla concordia saranno mai tenuti in considerazione nei progetti di chi si arroga il diritto, in nome dell'economia e della geopolitica, di decidere il destino dei popoli.
di Patrizio Ricci
Le Figaro riporta la notizia (a dir il vero sconvolgente) che "la Francia ha condannato l'offensiva del regime siriano e dei suoi sostenitori in Aleppo in violazione della tregua annunciata da Damasco in occasione di Eid al-Fitr". La festività costituisce la seconda festività religiosa più importante della cultura islamica. Viene celebrata alla fine del mese lunare di digiuno del ramaḍan, come segno di gioia per la fine di un lungo periodo penitenziale.
La Francia lamenta che i cosidetti ribelli non possano vincere se l'esercito siriano si ostina svolgere il proprio compito come farebbe ogni esercito degno di questo nome: cercare di vincere bloccando l'approvvigionamento di armi. Parigi dimentica che l'esercito siriano per primo, vuole mettere fine a questa guerra e che tutti i negoziati di pace sono stati puntualmente fatti naufragare sempre dalle forze di opposizione. Ma laicissima Francia va ancora più in là: sembra essere più zelante di una repubblica islamica, si lamenta addirittura che una festività musulmana non venga rispettata, sostituendosi ai salafiti (che attaccano anche le moschee).
La lementela del mancato rispetto della tregua è poi molto singolare: la tregua di 72 ore non era mai entrata in vigore in Aleppo e neppure le tregue precedenti, visto che la forza predominante è il gruppo Jabat al Nusra (al Qaeda in Siria), inserito nella lista dei gruppi terroristici dell'Onu.
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Con questa denuncia, la Francia si schiera definitivamente con al Nusra e quindi con le forze terroristiche e dimostra di essere profondamente sleale verso il proprio popolo. E' sconcertante che la Francia parli prima ed addirittura si sostituisca al portavoce delle forze 'ribelli' di Aleppo che non ha affatto invocato il mancato rispetto della tregua.
Da rilevare, inoltre, che la Francia non fa alcuna menzione del sanguinoso attacco terroristico su Aleppo che ha causato la morte di 43 civili (di cui 10 bambini) avvenuti l'8 luglio da questo giornale segnalato.
La sensazione è che gli stati europei sembrino affetti da una sorta di disturbo dissociativo. Nelle loro dichiarazioni e nella loro politica, da un lato dicono di voler portare la democrazia ai popoli e dall'altra appoggiano attivamente l'antitesi del diritto e delle libertà. Sconcertante, visto che gli avvenimenti della guerra irachena sono identici a quelli dell'intervento in Iraq, che la vicenda dell'inchiesta contro Tony Blair (il cui esito è stato diffuso proprio in questi giorni), non insegni nulla.
C'è da domandarsi seriamente semmai i popoli con le loro 'stupide' aspirazioni alla pace ed alla concordia saranno mai tenuti in considerazione nei progetti di chi si arroga il diritto, in nome dell'economia e della geopolitica, di decidere il destino dei popoli.
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