Operazione della guardia di finanza. Le società legate alle cosche mafiose avrebbero anche ottenuto lavori per la costruzione di alcuni padiglioni, tra cui quello francese. Commissariata la Nolostand, controllata dall'Ente fieristico. Per il gip un sistema mafioso favorito dalla connivenza di amministratori e imprese locali.
Un giro d'appalti da quasi 20 milioni di euro dal 2013 ad oggi, il tutto in un atmosfera di connivenza generale. La mafia al Nord fa affari d'oro e prospera. Stavolta si parla di associazione a delinquere finalizzata a favorire gli interessi di Cosa Nostra a Milano, con una rete di affari con l'ente Fiera ed i lavori di Expo. Un'operazione "importante", perché non riguardante le infiltrazioni della 'Ndrangheta, bensì della mafia siciliana.
Gli uomini del Gico della Guardia di Finanza di Milano hanno eseguito misure cautelari nei confronti di 11 persone sospettate di aver ottenuto in tre anni 20 milioni di appalti per l'ente Fiera di Milano attraverso la Nolostand, controllata dall'ente, ora commissariata su richiesta della Dda.
Gli arrestati, accusati a vario titolo anche di riciclaggio e frode fiscale, sarebbero tra i principali riferimenti della famiglia mafiosa di Pietraperzia, con centro ad Enna in Sicilia. Per rintracciare i conti correnti esteri, le Fiamme Gialle si sarebbero anche avvalse di rogatorie presso le autorità slovene, slovacche e del Liechtenstein.
Tra le commesse ottenute, secondo le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e affidate ai pm Sara Ombra e Paolo Storari, ci sarebbero anche quattro padiglioni per Expo 2015. Si tratterebbero di quelli della Francia, del Qatar, della Guinea Equatoriale e dello sponsor Birra Poretti. Contestualmente all'ordinanza del gip Maria Cristina Mannocci, è scattato anche un sequestro preventivo di diversi milioni di euro.
Proprio il gip Mannocci si è espressa sulla vicenda, definendo il quadro "desolante", con logiche e condotte "che si presentano in territorio lombardo con le stesse modalità con cui, da oltre un secolo, si manifestano in territorio siciliano".
La figura principale sarebbe quella di Giuseppe Nastasi, "un imprenditore" - si legge nell'ordinanza - "che si occupa di allestimenti fieristici e che, insieme ad altri soggetti che fungono da prestanome, commette una serie di reati tributari per importi assai rilevanti". Decisivo il fatto che Nastasi fosse in rapporti molto stretti con Liborio Pace, "già imputato per appartenenza alla famiglia mafiosa di Pietraperzia e che dalle indagini appare come elemento di collegamento con la detta famiglia partecipando all'attività di riciclaggio del denaro provento dei reati tributari.
Secondo il giudice Roja, i due soci "intrattenevano costanti rapporti con i dirigenti e gli organi di vertice della Nolostand, al fine di ottenere l'aggiudicazione o di assicurarsi il rinnovo dei contratti di appalto dei servizi di trasporto e facchinaggio dei siti fieristici".
Operazioni di riciclaggio di denaro da milioni di euro e che dagli appalti fieristici arrivavano in Sicilia in borse di plastica, valigie e perfino in un canotto. Il tutto in un'atmosfera di connivenza quando non di vera e propria complicità da parte di menager, amministratori e imprese, come ha concluso il gip Mannocci.
Un giro d'appalti da quasi 20 milioni di euro dal 2013 ad oggi, il tutto in un atmosfera di connivenza generale. La mafia al Nord fa affari d'oro e prospera. Stavolta si parla di associazione a delinquere finalizzata a favorire gli interessi di Cosa Nostra a Milano, con una rete di affari con l'ente Fiera ed i lavori di Expo. Un'operazione "importante", perché non riguardante le infiltrazioni della 'Ndrangheta, bensì della mafia siciliana.
Gli uomini del Gico della Guardia di Finanza di Milano hanno eseguito misure cautelari nei confronti di 11 persone sospettate di aver ottenuto in tre anni 20 milioni di appalti per l'ente Fiera di Milano attraverso la Nolostand, controllata dall'ente, ora commissariata su richiesta della Dda.
Gli arrestati, accusati a vario titolo anche di riciclaggio e frode fiscale, sarebbero tra i principali riferimenti della famiglia mafiosa di Pietraperzia, con centro ad Enna in Sicilia. Per rintracciare i conti correnti esteri, le Fiamme Gialle si sarebbero anche avvalse di rogatorie presso le autorità slovene, slovacche e del Liechtenstein.
Tra le commesse ottenute, secondo le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e affidate ai pm Sara Ombra e Paolo Storari, ci sarebbero anche quattro padiglioni per Expo 2015. Si tratterebbero di quelli della Francia, del Qatar, della Guinea Equatoriale e dello sponsor Birra Poretti. Contestualmente all'ordinanza del gip Maria Cristina Mannocci, è scattato anche un sequestro preventivo di diversi milioni di euro.
Proprio il gip Mannocci si è espressa sulla vicenda, definendo il quadro "desolante", con logiche e condotte "che si presentano in territorio lombardo con le stesse modalità con cui, da oltre un secolo, si manifestano in territorio siciliano".
La figura principale sarebbe quella di Giuseppe Nastasi, "un imprenditore" - si legge nell'ordinanza - "che si occupa di allestimenti fieristici e che, insieme ad altri soggetti che fungono da prestanome, commette una serie di reati tributari per importi assai rilevanti". Decisivo il fatto che Nastasi fosse in rapporti molto stretti con Liborio Pace, "già imputato per appartenenza alla famiglia mafiosa di Pietraperzia e che dalle indagini appare come elemento di collegamento con la detta famiglia partecipando all'attività di riciclaggio del denaro provento dei reati tributari.
Secondo il giudice Roja, i due soci "intrattenevano costanti rapporti con i dirigenti e gli organi di vertice della Nolostand, al fine di ottenere l'aggiudicazione o di assicurarsi il rinnovo dei contratti di appalto dei servizi di trasporto e facchinaggio dei siti fieristici".
Operazioni di riciclaggio di denaro da milioni di euro e che dagli appalti fieristici arrivavano in Sicilia in borse di plastica, valigie e perfino in un canotto. Il tutto in un'atmosfera di connivenza quando non di vera e propria complicità da parte di menager, amministratori e imprese, come ha concluso il gip Mannocci.
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