Da Hebdo, alla Promenade di Nizza. Dalle armi comuni, ai camion lanciati sulla folla. I precedenti ora diventano Israele e Baghdad. La Francia è un paese blindato e in ginocchio. Lo stato d'emergenza non potrà durare in eterno, ma ora non si vede una via d'uscita.
di Lorenzo Carchini
Siamo in attesa di dettagli, ma il quadro si andrà via via definendo. Nizza è l'ultima città europea, in ordine di tempo, colpita dal terrorismo. In una Francia che poteva tornare a respirare dopo un Europeo blindato. La verità è che le cronache del terrore in Europa ormai stanno aumentando di mese in mese.
Parte da lontano la scia del terrore nel continente. Nasce tre anni dopo l'11/09, sui treni di Madrid, dove le bombe causarono 192 morti e oltre 2.000 feriti.
Poco più di un anno dopo tocca a Londra, il 7 luglio 2005, 52 pendolari vengono uccisi in quattro attentati suicidi che colpiscono, nell'ora di punta, tre diverse stazioni della metropolitana e un autobus.
Un anno dopo, a Bruxelles, sono 4 i morti al museo ebraico, uccisi a colpi di kalashnikov da un ex militare francese.
Si arriva al 2015, al 7 gennaio e alla prima strage a Parigi - 12 morti e 11 feriti - contro la sede del settimanale satirico Charlie Hebdo, nel mirino per aver pubblicato vignette giudicate blasfeme. Sempre nella capitale transalpina, il 9 gennaio, un complice degli attentatori si barrica in un supermercato kosher a Porte de Vincennes, uccidendo 4 persone. Il tutto rigorosamente in diretta tv.
Da lì ha avvio una stagione di sangue in Francia, alla quale il governo Hollande cerca di rispondere con un perenne stato d'emergenza, tragicamente forato dai fallimenti dell'Intelligence e dall'incapacità della politica nazionale di parlare ad ampie porzioni di popolazione, dai giovani agli abitanti delle banlieue, che trovano conforto negli imam delle prigioni e nella prospettiva della vita mediorientale.
Spesso è lo spirito d'imitazione a creare le condizioni per aumentare il livello di tensione nel paese, talvolta, invece, si tratta di veri e propri "salti di qualità" nella strategia.
È il 13 novembre 2015, quando Parigi torna preda delle proprie paure. L'attacco è al Bataclan, sala per concerti nell'XI arrondissement. Ma improvvisamente si sentono esplodere colpi di kalashnikov in un ristorante e in un bar del X arrondissement. Esplodono granate attorno allo Stade de France, alla periferia della capitale francese, dove era in corso l'amichevole Francia-Germania. Spari a Beaumarchais e in altre due strade.
Il 22 marzo di quest'anno, è Bruxelles a finire sotto l'attacco. Nel mirino l'aeroporto e la metropolitana, i morti sono 31 e almeno 250 i feriti.
Infine, 14 giugno, quando due agenti di polizia vengono uccisi in nome dell'estremismo islamico. Le vittime sono Jean-Baptiste Salvaing, 42enne vice comandante della polizia giudiziaria a Les Mureaux, 40 chilometri a ovest di Parigi, e la sua compagna Jessica Schneider, 36 anni, segretaria amministrativa presso il commissariato di Mantes-la-Jolie, sessanta chilometri a ovest della Capitale.
Dai commando ai lupi solitari, le strategie sono molte, con tipologie di minacce complementari.
Da una parte, le cellule sono perlopiù chiuse e caratterizzate da legami familiari, difficili da investigare, ma con mezzi e organizzazione "facili" da rintracciare da parte dell'Intelligence.
Nel caso dei lupi solitari, invece, il caso è peggiore, perché l'auto-radicalizzato è il tipo di minaccia più difficile da individuare e rintracciare per tempo. Poco si può fare rispetto a questi individui, perché si parla di cittadini francesi, talvolta anche ex militari, per i quali la chiusura delle frontiere cambierebbe poco o nulla.
Sembrerebbe questo il caso dell'odierna carneficina a Nizza, proprio alle porte del nostro paese, nel cuore della Costa Azzurra, una città ora in silenzio, terrorizzata e blindata. Chiuse le famose spiagge; i corpi sono ancora per strada, coperti da drappi; annullati tutti gli eventi, da Rihanna ai festival jazz.
Nell'economia dello sforzo francese col Piano Sentinelle, però, Nizza è un'area periferica, l'attacco è avvenuto a scopo di colpire forte la popolazione ma in un'area che nel piano difensivo è ampiamente periferica, rispetto alla capitale o alle grandi città.
La Francia è di nuovo in ginocchio, nel giorno in cui celebra la sua forza. Stavolta è bastato un tir preso in affitto.
di Lorenzo Carchini
Siamo in attesa di dettagli, ma il quadro si andrà via via definendo. Nizza è l'ultima città europea, in ordine di tempo, colpita dal terrorismo. In una Francia che poteva tornare a respirare dopo un Europeo blindato. La verità è che le cronache del terrore in Europa ormai stanno aumentando di mese in mese.
Parte da lontano la scia del terrore nel continente. Nasce tre anni dopo l'11/09, sui treni di Madrid, dove le bombe causarono 192 morti e oltre 2.000 feriti.
Poco più di un anno dopo tocca a Londra, il 7 luglio 2005, 52 pendolari vengono uccisi in quattro attentati suicidi che colpiscono, nell'ora di punta, tre diverse stazioni della metropolitana e un autobus.
Un anno dopo, a Bruxelles, sono 4 i morti al museo ebraico, uccisi a colpi di kalashnikov da un ex militare francese.
Si arriva al 2015, al 7 gennaio e alla prima strage a Parigi - 12 morti e 11 feriti - contro la sede del settimanale satirico Charlie Hebdo, nel mirino per aver pubblicato vignette giudicate blasfeme. Sempre nella capitale transalpina, il 9 gennaio, un complice degli attentatori si barrica in un supermercato kosher a Porte de Vincennes, uccidendo 4 persone. Il tutto rigorosamente in diretta tv.
Da lì ha avvio una stagione di sangue in Francia, alla quale il governo Hollande cerca di rispondere con un perenne stato d'emergenza, tragicamente forato dai fallimenti dell'Intelligence e dall'incapacità della politica nazionale di parlare ad ampie porzioni di popolazione, dai giovani agli abitanti delle banlieue, che trovano conforto negli imam delle prigioni e nella prospettiva della vita mediorientale.
Spesso è lo spirito d'imitazione a creare le condizioni per aumentare il livello di tensione nel paese, talvolta, invece, si tratta di veri e propri "salti di qualità" nella strategia.
È il 13 novembre 2015, quando Parigi torna preda delle proprie paure. L'attacco è al Bataclan, sala per concerti nell'XI arrondissement. Ma improvvisamente si sentono esplodere colpi di kalashnikov in un ristorante e in un bar del X arrondissement. Esplodono granate attorno allo Stade de France, alla periferia della capitale francese, dove era in corso l'amichevole Francia-Germania. Spari a Beaumarchais e in altre due strade.
Il 22 marzo di quest'anno, è Bruxelles a finire sotto l'attacco. Nel mirino l'aeroporto e la metropolitana, i morti sono 31 e almeno 250 i feriti.
Infine, 14 giugno, quando due agenti di polizia vengono uccisi in nome dell'estremismo islamico. Le vittime sono Jean-Baptiste Salvaing, 42enne vice comandante della polizia giudiziaria a Les Mureaux, 40 chilometri a ovest di Parigi, e la sua compagna Jessica Schneider, 36 anni, segretaria amministrativa presso il commissariato di Mantes-la-Jolie, sessanta chilometri a ovest della Capitale.
Dai commando ai lupi solitari, le strategie sono molte, con tipologie di minacce complementari.
Da una parte, le cellule sono perlopiù chiuse e caratterizzate da legami familiari, difficili da investigare, ma con mezzi e organizzazione "facili" da rintracciare da parte dell'Intelligence.
Nel caso dei lupi solitari, invece, il caso è peggiore, perché l'auto-radicalizzato è il tipo di minaccia più difficile da individuare e rintracciare per tempo. Poco si può fare rispetto a questi individui, perché si parla di cittadini francesi, talvolta anche ex militari, per i quali la chiusura delle frontiere cambierebbe poco o nulla.
Sembrerebbe questo il caso dell'odierna carneficina a Nizza, proprio alle porte del nostro paese, nel cuore della Costa Azzurra, una città ora in silenzio, terrorizzata e blindata. Chiuse le famose spiagge; i corpi sono ancora per strada, coperti da drappi; annullati tutti gli eventi, da Rihanna ai festival jazz.
Nell'economia dello sforzo francese col Piano Sentinelle, però, Nizza è un'area periferica, l'attacco è avvenuto a scopo di colpire forte la popolazione ma in un'area che nel piano difensivo è ampiamente periferica, rispetto alla capitale o alle grandi città.
La Francia è di nuovo in ginocchio, nel giorno in cui celebra la sua forza. Stavolta è bastato un tir preso in affitto.
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