“I responsabili dei bombardamenti renderanno conto a Dio!”.
Radio Vaticana - E’ il forte ammonimento, col quale, all’udienza generale, Papa Francesco ha concluso l’incontro con i fedeli con un nuovo accorato appello per la pace in Siria. Il Pontefice ha espresso il suo dolore in particolare per la città di Aleppo. Il servizio di Giancarlo La Vella: ascolta
Il pensiero del Papa va ancora una volta all’amata e martoriata Siria, da dove – dice Francesco – “continuano a giungermi notizie drammatiche sulla sorte delle popolazioni di Aleppo, alle quali mi sento unito nella sofferenza, attraverso la preghiera e la vicinanza spirituale”. Il Pontefice ha poi continuato :
“Nell’esprimere profondo dolore e viva preoccupazione per quanto accade in questa già martoriata città, dove muoiono bambini, anziani, ammalati, giovani, vecchi, tutti, rinnovo a tutti l’appello ad impegnarsi con tutte le forze nella protezione dei civili, quale obbligo imperativo ed urgente”.
Dopo l’accorata esortazione del Santo Padre alla comunità internazionale affinché si faccia qualcosa per la stremata popolazione civile, anche il forte ammonimento a quanti, nonostante la disastrosa situazione, continuano a far prevalere la logica delle armi:
“Mi appello alla coscienza dei responsabili dei bombardamenti, che dovranno dare conto davanti a Dio!”.
Le parole del Papa giungono nel giorno dell’incontro, organizzato dalla Caritas Internationalis a Roma, nel quale, proprio per rispondere alle numerose richieste di Papa Francesco, si parlerà delle vie praticabili per riportare la pace in Siria e anche in Iraq; e alla vigilia dell’udienza dal Papa dei membri di organismi caritativi cattolici, che operano nel contesto delle crisi umanitarie siriana, irachena e nei Paesi limitrofi. Federico Piana ne ha parlato con Paolo Beccegato, vicedirettore della Caritas italiana:
“Questa fase ultima della presa definitiva di Aleppo è particolarmente sofferente perché si mischiano le vittime della guerra alla riduzione alla fame di popolazioni intere. E adesso c’è anche il problema dell’acqua. Tutte queste cose ricadono prima di tutto sui civili, perché i civili restano spesso catturati, perché non possono scappare e perché appunto tutto intorno si combatte. E sono coloro che poi veramente soffrono di più”.
Il pensiero del Papa va ancora una volta all’amata e martoriata Siria, da dove – dice Francesco – “continuano a giungermi notizie drammatiche sulla sorte delle popolazioni di Aleppo, alle quali mi sento unito nella sofferenza, attraverso la preghiera e la vicinanza spirituale”. Il Pontefice ha poi continuato :
“Nell’esprimere profondo dolore e viva preoccupazione per quanto accade in questa già martoriata città, dove muoiono bambini, anziani, ammalati, giovani, vecchi, tutti, rinnovo a tutti l’appello ad impegnarsi con tutte le forze nella protezione dei civili, quale obbligo imperativo ed urgente”.
Dopo l’accorata esortazione del Santo Padre alla comunità internazionale affinché si faccia qualcosa per la stremata popolazione civile, anche il forte ammonimento a quanti, nonostante la disastrosa situazione, continuano a far prevalere la logica delle armi:
“Mi appello alla coscienza dei responsabili dei bombardamenti, che dovranno dare conto davanti a Dio!”.
Le parole del Papa giungono nel giorno dell’incontro, organizzato dalla Caritas Internationalis a Roma, nel quale, proprio per rispondere alle numerose richieste di Papa Francesco, si parlerà delle vie praticabili per riportare la pace in Siria e anche in Iraq; e alla vigilia dell’udienza dal Papa dei membri di organismi caritativi cattolici, che operano nel contesto delle crisi umanitarie siriana, irachena e nei Paesi limitrofi. Federico Piana ne ha parlato con Paolo Beccegato, vicedirettore della Caritas italiana:
“Questa fase ultima della presa definitiva di Aleppo è particolarmente sofferente perché si mischiano le vittime della guerra alla riduzione alla fame di popolazioni intere. E adesso c’è anche il problema dell’acqua. Tutte queste cose ricadono prima di tutto sui civili, perché i civili restano spesso catturati, perché non possono scappare e perché appunto tutto intorno si combatte. E sono coloro che poi veramente soffrono di più”.
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