Una campagna presidenziale così non si era mai vista. Alla sfida politica segnata da scandali e accuse tra Donald Trump e Hillary Clinton si aggiunge un altro colpo di scena potenzialmente decisivo nel decretare il vincitore delle elezioni presidenziali americane.
di Daniele Chicca
New York (WSI) - Di notizie “bomba” se ne possono contare almeno nove da quando è iniziata la corsa elettorale dei due candidati, e hanno quasi tutte riguardato Trump.
Stavolta a essere coinvolta è invece Clinton e il fatto è stato descritto dagli analisti di Citigroup come il “cigno nero” che potrebbe deragliare le elezioni.
La candidata dei Democratici, che si è già scusata per aver utilizzato un account di posta personale per faccende di lavoro quando era Segretario di Stato Usa, mettendo potenzialmente a rischio la sicurezza del paese, rischia di pagare caro la riapertura dell’inchiesta da parte dell’Fbi.
Quando meno se l’aspettava Trump, che era indietro nei sondaggi, ha ricevuto un assist insperato e ora è a un solo punto di distacco dalla rivale. Uno degli ultimi poll consultabili, quello condotto da ABC News e Washington Post il 30 ottobre dà Clinton in testa di una sola lunghezza. Una settimana fa lo stesso sondaggio indicava un vantaggio di 12 punti.
L’Fbi ha ottenuto un avviso di garanzia per controllare le email di Clinton, ma questo non vuol dire che l’ex First Lady sia coinvolta in prima persona o che abbia commesso un reato. Secondo il senatore Democratico del Nevada Harry Reid, il capo dell’agenzia James Comey avrebbe trovato una “prova esplosiva” sui rapporti tra Trump e la Russia.
Circa 650 mila email scambiate tra Clinton e la sua principale assistente, Huma Abedin, saranno passate al setaccio dalle autorità e l’indagine dovrebbe continuare anche dopo l’8 novembre, alimentando l’incertezza sul futuro politico degli Stati Uniti, un paese che non è abituato all’instabilità. Con ogni probabilità, si saprà di più sul risultato dell’inchiesta solo a seggi elettorali scrutinati. A quell’ora i mercati finanziari potrebbero essere già in stato di confusione.
Fbi accusata di atto di parte e irresponsabile
Riaprendo il caso in un momento delicato, in pieno voto elettorale, con il 14% dei seggi già chiusi, il direttore dell’agenzia di intelligence James Comey, nominato al ministero della Difesa da George W. Bush prima e poi alla guida dell’Fbi da Barack Obama, è accusato di aver compiuto un atto partigiano, sfavorendo Clinton, candidata Democratica, nella corsa alla Casa Bianca, quando manca solo una settimana al voto.
Di certo si sa solo che Comey, che ha votato per i due candidati Repubblicani John McCain e Mitt Romney alle due scorse elezioni vinte dal Democratico Obama, sostiene di avere in mano elementi e prove sufficienti per riaprire il caso. Secondo le indiscrezioni della stampa americana, l’indagine, chiusa per mancanza di prove di una qualche intenzione criminale da parte dell’allora Segretario di Stato, è stata riaperta dopo che dai computer di Abedin sono emersi nuovi messaggi rilevanti ai fini dell’inchiesta sull’account personale creato da Clinton.
Abedin è la moglie dell’ex deputato newyorkese Antony Weiner, caduto in disgrazia per uno scandalo legato a una serie di messaggi a sfondo sessuale diffusi sui social media. Stando alle indiscrezioni l’Fbi stava controllando i messaggi di Abedin nell’ambito delle indagini su un nuovo caso riguardante Weiner e nello specifico il sospetto che abbia mandato una foto erotica a una quindicenne. A causa delle vicende sopra descritte Weiner ha visto morire sul nascere quella che sembrava poter diventare una promettente carriera politica.
Clinton ha usato un indirizzo privato di posta elettronica, creato appositamente, anche per faccende professionali. Ma aveva il diritto di farlo, secondo le norme dell’epoca. Quando il governo le ha chiesto di avere accesso ai messaggi di posta elettronica di lavoro per archiviarli, tuttavia, Clinton ne ha consegnati solo la metà degli oltre 60 mila presenti, adducendo come scusa il fatto che la sua casella conteneva anche email personali.
Di Comey stupisce che abbia preso la decisione senza consultarsi prima con la Casa Bianca. Così riportano i media statunitensi, non complottisti dell’ultima ora. Da prassi, l’Fbi non fa annunci su indagini in corso, anche per non sviare l’opinione pubblica e il Congresso senza avere prima una certa completezza di prove ed elementi.
Clinton ha criticato l’operato chiedendo di vedere tutte le email e subito, piuttosto che aspettare e rischiare di falsare le elezioni, dicendo: “È nell’interesse del popolo americano conoscere tutti i fatti immediatamente“.
Alla fine, più che di atto partigiano, la principale accusa che si può muovere contro Comey, è insomma quella di comportamento irresponsabile. La sua decisione lascia all’oscuro il popolo americano nell’ultima settimana prima delle elezioni. Un americano medio che volesse votare per Clinton o che fosse indeciso sul candidato da scegliere, ha il diritto di sapere cosa esattamente ha spinto a riaprire l’inchiesta e se Clinton è colpevole o meno e di che cosa. Invece non si sa nulla e ci potrebbero volere ancora mesi per sapere la verità o presunta tale. Le mail che verranno controllate dall’Fbi potrebbero per esempio non essere nemmeno di Clinton, bensì di alcuni dei suoi collaboratori più stretti, oppure potrebbero non contenere alcuna novità, o ancora addirittura essere messaggi già esaminati dall’agenzia nell’inchiesta precedente.
di Daniele Chicca
New York (WSI) - Di notizie “bomba” se ne possono contare almeno nove da quando è iniziata la corsa elettorale dei due candidati, e hanno quasi tutte riguardato Trump.
Stavolta a essere coinvolta è invece Clinton e il fatto è stato descritto dagli analisti di Citigroup come il “cigno nero” che potrebbe deragliare le elezioni.
La candidata dei Democratici, che si è già scusata per aver utilizzato un account di posta personale per faccende di lavoro quando era Segretario di Stato Usa, mettendo potenzialmente a rischio la sicurezza del paese, rischia di pagare caro la riapertura dell’inchiesta da parte dell’Fbi.
Quando meno se l’aspettava Trump, che era indietro nei sondaggi, ha ricevuto un assist insperato e ora è a un solo punto di distacco dalla rivale. Uno degli ultimi poll consultabili, quello condotto da ABC News e Washington Post il 30 ottobre dà Clinton in testa di una sola lunghezza. Una settimana fa lo stesso sondaggio indicava un vantaggio di 12 punti.
L’Fbi ha ottenuto un avviso di garanzia per controllare le email di Clinton, ma questo non vuol dire che l’ex First Lady sia coinvolta in prima persona o che abbia commesso un reato. Secondo il senatore Democratico del Nevada Harry Reid, il capo dell’agenzia James Comey avrebbe trovato una “prova esplosiva” sui rapporti tra Trump e la Russia.
Circa 650 mila email scambiate tra Clinton e la sua principale assistente, Huma Abedin, saranno passate al setaccio dalle autorità e l’indagine dovrebbe continuare anche dopo l’8 novembre, alimentando l’incertezza sul futuro politico degli Stati Uniti, un paese che non è abituato all’instabilità. Con ogni probabilità, si saprà di più sul risultato dell’inchiesta solo a seggi elettorali scrutinati. A quell’ora i mercati finanziari potrebbero essere già in stato di confusione.
Fbi accusata di atto di parte e irresponsabile
Riaprendo il caso in un momento delicato, in pieno voto elettorale, con il 14% dei seggi già chiusi, il direttore dell’agenzia di intelligence James Comey, nominato al ministero della Difesa da George W. Bush prima e poi alla guida dell’Fbi da Barack Obama, è accusato di aver compiuto un atto partigiano, sfavorendo Clinton, candidata Democratica, nella corsa alla Casa Bianca, quando manca solo una settimana al voto.
Di certo si sa solo che Comey, che ha votato per i due candidati Repubblicani John McCain e Mitt Romney alle due scorse elezioni vinte dal Democratico Obama, sostiene di avere in mano elementi e prove sufficienti per riaprire il caso. Secondo le indiscrezioni della stampa americana, l’indagine, chiusa per mancanza di prove di una qualche intenzione criminale da parte dell’allora Segretario di Stato, è stata riaperta dopo che dai computer di Abedin sono emersi nuovi messaggi rilevanti ai fini dell’inchiesta sull’account personale creato da Clinton.
Abedin è la moglie dell’ex deputato newyorkese Antony Weiner, caduto in disgrazia per uno scandalo legato a una serie di messaggi a sfondo sessuale diffusi sui social media. Stando alle indiscrezioni l’Fbi stava controllando i messaggi di Abedin nell’ambito delle indagini su un nuovo caso riguardante Weiner e nello specifico il sospetto che abbia mandato una foto erotica a una quindicenne. A causa delle vicende sopra descritte Weiner ha visto morire sul nascere quella che sembrava poter diventare una promettente carriera politica.
Clinton ha usato un indirizzo privato di posta elettronica, creato appositamente, anche per faccende professionali. Ma aveva il diritto di farlo, secondo le norme dell’epoca. Quando il governo le ha chiesto di avere accesso ai messaggi di posta elettronica di lavoro per archiviarli, tuttavia, Clinton ne ha consegnati solo la metà degli oltre 60 mila presenti, adducendo come scusa il fatto che la sua casella conteneva anche email personali.
Di Comey stupisce che abbia preso la decisione senza consultarsi prima con la Casa Bianca. Così riportano i media statunitensi, non complottisti dell’ultima ora. Da prassi, l’Fbi non fa annunci su indagini in corso, anche per non sviare l’opinione pubblica e il Congresso senza avere prima una certa completezza di prove ed elementi.
Clinton ha criticato l’operato chiedendo di vedere tutte le email e subito, piuttosto che aspettare e rischiare di falsare le elezioni, dicendo: “È nell’interesse del popolo americano conoscere tutti i fatti immediatamente“.
Alla fine, più che di atto partigiano, la principale accusa che si può muovere contro Comey, è insomma quella di comportamento irresponsabile. La sua decisione lascia all’oscuro il popolo americano nell’ultima settimana prima delle elezioni. Un americano medio che volesse votare per Clinton o che fosse indeciso sul candidato da scegliere, ha il diritto di sapere cosa esattamente ha spinto a riaprire l’inchiesta e se Clinton è colpevole o meno e di che cosa. Invece non si sa nulla e ci potrebbero volere ancora mesi per sapere la verità o presunta tale. Le mail che verranno controllate dall’Fbi potrebbero per esempio non essere nemmeno di Clinton, bensì di alcuni dei suoi collaboratori più stretti, oppure potrebbero non contenere alcuna novità, o ancora addirittura essere messaggi già esaminati dall’agenzia nell’inchiesta precedente.
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