giovedì, ottobre 20, 2016
Difetto di giurisdizione per il ricorso sul quesito referendario presentato da M5S e Sinistra italiana.

Il Tar del Lazio ha dichiarato inammissibile per difetto di giurisdizione il ricorso sul quesito referendario presentato da M5S e Sinistra italiana. La decisione é stata assunta dalla sezione 2bis del Tar e, sempre a quanto si apprende, a breve dovrebbero essere rese note le motivazioni. Il ricorso era stato presentato giudicando ingannevole il contenuto del quesito referendario.

"Sia le ordinanze dell'Ufficio Centrale per il Referendum - sottolinea il Tar - che hanno predisposto il quesito referendario sia il decreto presidenziale - nella parte in cui recepisce il quesito - sono espressione di un ruolo di garanzia, nella prospettiva della tutela generale dell'ordinamento, e si caratterizzano per la loro assoluta neutralità, che li sottrae al sindacato giurisdizionale".

Il quesito referendario - si legge nella sentenza  - è stato "individuato dall'Ufficio centrale per il referendum attraverso ordinanze non impugnabili con gli ordinari mezzi giurisdizionali" e "recepito" dal decreto del Presidente della Repubblica e come tale non può "riconoscersi la possibilità della sua sottoposizione a sindacato giurisdizionale". "Eventuali questioni di costituzionalità - conclude la nota - della legge sul referendum (la n. 352 del 1970), relative alla predeterminazione per legge del quesito e alla sua formulazione, sono di competenza dell'Ufficio centrale per il referendum, che può rivolgersi alla Corte costituzionale"

La pronuncia del Tar "non è una bocciatura nel merito. Leggeremo le motivazione della sentenza e agiremo di conseguenza", dice all'Adnkronos il deputato 5 Stelle Danilo Toninelli, considerato 'l'uomo riforme' del Movimento. "Siamo convinti di essere nel giusto - dice commentando a caldo la notizia - e non ci arrenderemo perché il titolo della riforma è una truffa. Dunque, andiamo avanti".


È presente 1 commento

Anonimo ha detto...

Sarebbe interessante conoscere le ragioni per cui è stato dichiarato neutrale un quesito che presenta solo i vantaggi (solo apparenti)della riforma, quando non si fa parola della cosa più importante, cioè che col pretesto della riduzione dei senatori viene tolto ai cittadini il diritto di eleggere i senatori stessi. Inoltre la tanto decantata riduzione dei costi si poteva benissimo ottenete tagliando gli stipendi di senatori e deputati. Anzi, se davvero Renzi avesse voluto ridurre i costi della politica per fare risparmiare i contribuenti avrebbe innanzitutto tagliato lo stipendio a se stesso e ai suoi ministri ma, ovviamente, i politici non tagliano neanche un centesimo che spetti a loro. Ecco perché non credo affatto a questa sbandierata riduzione che sa solo di promessa referendaria ...

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