Il segretario: "L'impegno con gli iscritti è più importante del mal di pancia di presunti leader". Cuperlo: "Senza accordo su legge elettorale voto no e mi dimetto da deputato". La proposta del leader passa all'unanimità in direzione, senza il voto della minoranza dem.
Aria di resa dei conti nel corso dell'infuocata ed attesa riunione Pd al Nazareno. Al centro della discussione la campagna referendaria e le eventuali modifiche all'Italicum. Presente, ovviamente, il premier e segretario del partito Matteo Renzi, dettosi pronto a cambiare la legge elettorale proponendo una commissione del Pd con la minoranza interna, ma a tenere banco sono state le dichiarazioni di Gianni Cuperlo ed i timori di una frattura interna in base all'esito referendario.
Ad aprire è il Presidente, che guarda alla minoranza dem: "Provo a offrire una soluzione, nel rispetto di tutti" per favorire "una discussione profonda", proponendo che la minoranza "entri in delegazione" sentendo tutti i partiti, anche i 5 Stelle. "Se ognuno immagina di usare la legge elettorale come alibi, lo smontiamo, per non perdere l'occasione della riforma costituzionale".
Il fatto, però che Renzi si sia limitato ad assicurare di incardinare una proposta di legge soltanto dopo il referendum, ha lasciato scettici gli oppositori interni, a partire da Gianni Cuperlo: "Una proposta non può essere rinviata al dopo". "Se un accordo vero sulla legge elettorale non ci dovesse essere - ha aggiunto - il 4 dicembre non posso votare la riforma che ho votato 3 volte in Parlamento ma Matteo ti dico 'stai sereno' perché che se sarà così, un minuto dopo, comunicherò le dimissioni alla presidente della Camera".
L'altro intervento atteso era quello del bersaniano Speranza, che a sua volta ha giudicato la proposta del premier "insufficiente": "Io fino all'ultimo istante non mi voglio sottrarre a nessun tentativo: si vuole fare un comitato? Bene. Ma serve un'iniziativa Pd e una spinta del governo".
All'uscita dalla riunione, ancora Cuperlo: "Approvare una nuova legge elettorale prima del 4 dicembre è francamente impossibile". Riconoscendo, in parte, lo sforzo di Renzi, il leader della corrente Sinistradem ha però ammonito: "Non si può rinviare tutto a una questione di metodo o posticipare tutto a dopo il referendum". Sulla paventata secessione: "Sono ottimista e spero si arrivi a una ricomposizione".
Aria di resa dei conti nel corso dell'infuocata ed attesa riunione Pd al Nazareno. Al centro della discussione la campagna referendaria e le eventuali modifiche all'Italicum. Presente, ovviamente, il premier e segretario del partito Matteo Renzi, dettosi pronto a cambiare la legge elettorale proponendo una commissione del Pd con la minoranza interna, ma a tenere banco sono state le dichiarazioni di Gianni Cuperlo ed i timori di una frattura interna in base all'esito referendario.
Ad aprire è il Presidente, che guarda alla minoranza dem: "Provo a offrire una soluzione, nel rispetto di tutti" per favorire "una discussione profonda", proponendo che la minoranza "entri in delegazione" sentendo tutti i partiti, anche i 5 Stelle. "Se ognuno immagina di usare la legge elettorale come alibi, lo smontiamo, per non perdere l'occasione della riforma costituzionale".
Il fatto, però che Renzi si sia limitato ad assicurare di incardinare una proposta di legge soltanto dopo il referendum, ha lasciato scettici gli oppositori interni, a partire da Gianni Cuperlo: "Una proposta non può essere rinviata al dopo". "Se un accordo vero sulla legge elettorale non ci dovesse essere - ha aggiunto - il 4 dicembre non posso votare la riforma che ho votato 3 volte in Parlamento ma Matteo ti dico 'stai sereno' perché che se sarà così, un minuto dopo, comunicherò le dimissioni alla presidente della Camera".
L'altro intervento atteso era quello del bersaniano Speranza, che a sua volta ha giudicato la proposta del premier "insufficiente": "Io fino all'ultimo istante non mi voglio sottrarre a nessun tentativo: si vuole fare un comitato? Bene. Ma serve un'iniziativa Pd e una spinta del governo".
All'uscita dalla riunione, ancora Cuperlo: "Approvare una nuova legge elettorale prima del 4 dicembre è francamente impossibile". Riconoscendo, in parte, lo sforzo di Renzi, il leader della corrente Sinistradem ha però ammonito: "Non si può rinviare tutto a una questione di metodo o posticipare tutto a dopo il referendum". Sulla paventata secessione: "Sono ottimista e spero si arrivi a una ricomposizione".
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