sabato, novembre 19, 2016
Accordo per chiudere la battaglia legale: il presidente eletto pagherà 25 milioni per liberarsi dello scandalo più ingombrante prima dell'insediamento. Come funzionava il sistema.

di Lorenzo Carchini

Si chiude con un'intesa tra le parti la battaglia legale sulla Trump University. Il presidente eletto ha acconsentito a pagare 25 milioni di dollari di risarcimenti per mettere fine a tre cause legali relative alla sua defunta accademia per investitori nel settore immobiliare. L'accordo, annunciato dal procuratore generale Eric Schneiderman, risolverà due class action in California e una causa civile da lui stesso promossa.

La Trump University non era che un sistema fraudolento volto a "scucire" ai malcapitati 35mila dollari in rette universitarie, senza fornire la minima preparazione. Come ha testimoniato nel corso del processo Ronald Schnackenberg, uno dei venditori e testimone chiave: "Mentre la Trump University annunciava di voler aiutare i consumatori a far soldi nel mercato immobiliare, in realtà era interessata solo nel vendere ad ogni persona quanti più seminari costosi possibili".

Nonostante l'istituto affermasse di offrire corsi di laurea triennale, magistrale e dottorati, non si comportava affatto come un'università, ma come una compagnia intenta a vendere "i trucchi di Trump per far soldi con gli immobili". In realtà stava violando la legge dello stato di New York già definendosi Università di per sé.

Secondo la ricostruzione della Procura, tutto era sistematicamente improntato al profitto sin dalla nascita, nel 2005. La Trump University offriva lezioni online, ma presto si concentrò su lezioni dal vivo e seminari, inizialmente liberi.

Le pubblicità dicevano: "E' il più famoso imprenditore del mondo ed ora è pronto a condividere - agli americani come te - il suo sistema per investire nel mercato immobiliare". L'annunciò aggiungeva che lo stesso Trump si era occupato di "scegliere personalmente" gli istruttori, concludendo con: "Posso rendere chiunque un imprenditore di successo, incluso te".

La realtà emersa dal processo è di altra forma. Donald non scelse nessun istruttore, né prese mai parte ai seminari. Per di più, raccontano i testimoni, "nessuna delle sue tecniche o strategia furono insegnate durante i seminari; Donald Trump non si occupò mai di nessun curricula o programma, tanto meno dei contenuti". I contenuti, infatti, venivano curati da compagnie terze, esperte in seminari e discorsi motivazionali. "La cosa più vicina a Trump durante i seminari era un cartone a grandezza naturale con cui ci si poteva fare una foto".

La tattica per "acchiappare" studenti era quella tipica dei venditori: poiché non sarebbe stato possibile imparare tutto con il seminario da tre giorni, per avere successo sarebbero servite dei programmi "mentorship" da 35mila dollari. Per gli istruttori esisteva un vero e proprio manuale necessario per istruirle a loro volta su cosa dire agli studenti durante i seminari, incoraggiando i rapporti personali per convincerli a comprare ulteriori pacchetti. Interessante il caso dei corsi "Elite", per i quali si invitavano gli studenti addirittura ad indebitarsi.

"If they can afford the gold elite don't allow them to think about doing anything besides the gold elite", diceva il manuale. Proprio questo documento potrebbe spiegarci non soltanto lo schema fraudolento della Trump University, ma il modo stesso di pensare di un imprenditore immobiliare elevato a presidente degli Stati Uniti: "Non chiedere alle persone cosa ne pensino di qualcosa che hai detto. Piuttosto, chiedi sempre come si sentono a riguardo. People buy emotionally and justify it logically".

Schnackenberg ha raccontato anche come decise di smettere: "Ero disgustato dalla condotta e mi dimisi". Tra i raggirati c'era anche un disabile: "Stava pensando di comprare il pacchetto da 35mila dollari. Non credevo fosse appropriato viste le sue precarie condizioni finanziarie". Fu così ripreso dai superiori, mentre il pacchetto fu venduto al malcapitato per mano di un altro venditore.

Donald Trump ha sempre respinto le accuse, parlando di "elevati tassi di soddisfazione" per i corsi. In realtà le cause piovvero sin da subito. New York e Maryland lo obbligarono a togliere la parola University e al momento in cui l'avventura finì, nel 2011, il Best Business Bureau valutò la Trump University D- il secondo voto più basso in assoluto.

L'intesa raggiunta ieri, non prevede che il presidente eletto debba ammettere di aver commesso illeciti. In campagna elettorale, il magnate aveva assicurato che non avrebbe cercato alcun accordo ed i suoi legali avevano inutilmente tentato di ottenere un rinvio in tribunale a dopo il giuramento di Trump, il 20 gennaio 2017. Della cifra pattuita, 24 milioni di dollari andranno suddivisi tra gli oltre 6.000 ex studenti che hanno citato in giudizio l'attuale presidente eletto quando era solo un immobiliarista di successo, mentre un milione di dollari in sanzioni saranno versate allo Stato.

Alla fine di questa vicenda due domande tuttavia rimangono e forse non riceveranno alcuna risposta: come è possibile che una storia così grave non abbia minimamente danneggiato il miliardario neo presidente? E, come si è domandato Phil Cassidy sulle colonne del Newyorker, cosa ci dice dello stato della democrazia in America?


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