Mano pesante di Erdogan, che accusa l'Hdp di essere un'associazione terrorista. Bloccato l'accesso ai social. Intanto una autobomba a Diyarbaki provoca almeno 30 feriti.
Notte di altissima tensione in Turchia, dove il leader del partito filo-curdo Hdp, Selahattin Demirtas, è stato arrestato questa mattina insieme con alcuni parlamentari curdi. L'operazione della polizia, avvenuta nel cuore della notte, oltre a Demirtas ha portato all'arresto anche di Figen Yukseldag, co-segretaria dell'Hdp, ed altri nove deputati della formazione eletta in Parlamento e che rappresenta il terzo partito nel Paese. L’accusa per loro è di fondazione e associazione a organizzazione terrorista e separatista.
Il leader politico, al momento del fermo, si trovava a Diyarbaki, uno dei principali centri curdi del paese. Il suo arresto non solo segna un vero e punto di non ritorno nella frattura fra minoranza curda e Stato turco, ma dimostra una volta di più la spinta totalitaria del "Sultano" Recep Tayyip Erdogan.
Imbavagliare l'Hdp significa, infatti, che il presidente può disporre del destino di coloro che nelle elezioni del 2015 gli impedirono di fatto una presa del potere assoluto sul paese. Ciò ha portato ad un progressivo inasprimento dei rapporti, già tesi, culminati con l'arresto di stanotte del leader Demitras.
Ayhan Bilgen, portavoce HDP, ha rivolto un forte appello a tutto il popolo perché reagisca contro questo gravissimo atto, mentre le organizzazioni dei curdi in Europa, a partire dalla forte comunità risiedente in Germania, si preparano alle mobilitazioni in piazza. Il DBP (partito social democratico curdo) ha dichiarato: "Il colpo di Stato dell'AKP di Erdogan continua. In Turchia un partito che ha preso 6 milioni di voti, ha visto arrestati i suoi co-presidenti e questo è un colpo contro la volontà del popolo".
La notizia ha acuito ulteriormente le tensioni nel paese. Una forte esplosione provocata da un'autobomba è stata registrata a Diyarbakir, ore dopo l'arresto. Secondo le prime notizie, l'esplosione è avvenuta nei pressi di una sede della polizia nel quartiere di Baglar e ha fatto numerosi feriti: sei secondo l'agenzia di stampa Anadolu, una trentina secondo la Cnn turca. Secondo ultime indiscrezioni ci sarebbero anche delle vittime. L'edificio colpito si trova a circa 200 metri dal carcere di Diyarbakir, dove i prigionieri sono custoditi.
Come spesso accade durante queste operazioni, la Turchia ha bloccato tutti i social network, risultando inaccessibili dalle 1,20. Restrizioni sono state imposte anche ai servizi di messaggistica di WhatsApp e Instagram, per la prima volta a livello nazionale negli ultimi anni.
Notte di altissima tensione in Turchia, dove il leader del partito filo-curdo Hdp, Selahattin Demirtas, è stato arrestato questa mattina insieme con alcuni parlamentari curdi. L'operazione della polizia, avvenuta nel cuore della notte, oltre a Demirtas ha portato all'arresto anche di Figen Yukseldag, co-segretaria dell'Hdp, ed altri nove deputati della formazione eletta in Parlamento e che rappresenta il terzo partito nel Paese. L’accusa per loro è di fondazione e associazione a organizzazione terrorista e separatista.
Il leader politico, al momento del fermo, si trovava a Diyarbaki, uno dei principali centri curdi del paese. Il suo arresto non solo segna un vero e punto di non ritorno nella frattura fra minoranza curda e Stato turco, ma dimostra una volta di più la spinta totalitaria del "Sultano" Recep Tayyip Erdogan.
Imbavagliare l'Hdp significa, infatti, che il presidente può disporre del destino di coloro che nelle elezioni del 2015 gli impedirono di fatto una presa del potere assoluto sul paese. Ciò ha portato ad un progressivo inasprimento dei rapporti, già tesi, culminati con l'arresto di stanotte del leader Demitras.
Ayhan Bilgen, portavoce HDP, ha rivolto un forte appello a tutto il popolo perché reagisca contro questo gravissimo atto, mentre le organizzazioni dei curdi in Europa, a partire dalla forte comunità risiedente in Germania, si preparano alle mobilitazioni in piazza. Il DBP (partito social democratico curdo) ha dichiarato: "Il colpo di Stato dell'AKP di Erdogan continua. In Turchia un partito che ha preso 6 milioni di voti, ha visto arrestati i suoi co-presidenti e questo è un colpo contro la volontà del popolo".
La notizia ha acuito ulteriormente le tensioni nel paese. Una forte esplosione provocata da un'autobomba è stata registrata a Diyarbakir, ore dopo l'arresto. Secondo le prime notizie, l'esplosione è avvenuta nei pressi di una sede della polizia nel quartiere di Baglar e ha fatto numerosi feriti: sei secondo l'agenzia di stampa Anadolu, una trentina secondo la Cnn turca. Secondo ultime indiscrezioni ci sarebbero anche delle vittime. L'edificio colpito si trova a circa 200 metri dal carcere di Diyarbakir, dove i prigionieri sono custoditi.
Come spesso accade durante queste operazioni, la Turchia ha bloccato tutti i social network, risultando inaccessibili dalle 1,20. Restrizioni sono state imposte anche ai servizi di messaggistica di WhatsApp e Instagram, per la prima volta a livello nazionale negli ultimi anni.
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