venerdì, dicembre 02, 2016
Nelle ultime 24 ore almeno 4mila persone hanno abbandonato il settore orientale. Usati come scudi umani, raccontano storie di distruzione, macerie e fame sotto gli integralisti islamici. Aleppo è la città “martire per eccellenza” del conflitto. Colpite per la prima volta le truppe turche in territorio siriano.

 AsiaNews - Nelle ultime 24 ore almeno 4mila civili sono fuggiti da Aleppo est in direzione ovest, nel settore occidentale sotto il controllo del governo. E tutti raccontano le stesse storie, che nessun orecchio umano vorrebbe mai sentire. Sono storie di distruzione, macerie, fame, carenza di medicinali, terrore e divieto assoluto da parte degli integralisti islamici di uscire, per poter fuggire o anche solo di mettersi al riparo. Ai microfoni dell’inviata della tv di Stato siriana, tutti i fuggitivi raccontavano di essere stati utilizzati “come scudi umani”.

Nel settore orientale di Aleppo, seconda città per importanza del Paese, un tempo capitale economica e commerciale, il settore orientale controllato dai ribelli (e gruppi jihadisti) è diventato un enorme carcere per i civili. E vi sono solo 20 medici per una popolazione complessiva di circa 250mila persone. Una signora in lacrime ha affermato che i bambini sono fra i più colpiti e che “l’infanzia è morta ad Aleppo est”. La donna ha aggiunto che le persone non hanno più lacrime da versare e “ora dovrei riprendere a vivere, ma non so da dove iniziare a farlo”.

Aleppo è la città martire per eccellenza, mai nessuna città nella storia moderna ha conosciuto così a lungo un destino di sofferenza, di accerchiamento, di bombardamenti incrociati, nel contesto di un’assoluta indifferenza, se si escludono poche (e timide) eccezioni, da parte del mondo. Una realtà di macerie, di gente privata della sua umanità, dei requisiti minimi di dignità e diritto. Mentre tutti si scambiano le accuse di responsabilità, le vittime non vogliono sapere di chi sia la colpa; esse vogliono soltanto che tutto questo finisca al più presto.

Non riescono a capire come una parte del mondo possa sostenere i terroristi, che li hanno segregati e obbligati a stare sotto le bombe, usandoli come scudi umani. Al contempo, essi non riescono a capire come un’altra parte del mondo possa appoggiare chi li bombarda per liberarli dai loro sequestratori. Di certo vi è che sono solo loro a pagare il prezzo più elevato in termini di vite umane e distruzione, in ferite e privazioni, in miseria, freddo, fame e dolore. Un utente ha scritto di recente su una pagina Facebook creata proprio per sostenere gli sfollati interni della città: “Aleppo e il suo martirio resteranno per sempre come una macchia indelebile nella coscienza dell’umanità.

Come il luogo dove la solidarietà è stata seppellita, dove l’umanità è morta, dove tutti gli slogan di libertà e diritti umani hanno perso il loro significato, e dove sono emersi per quel che sono diventati: parole vuote, miraggio, illusione”. Ad Aleppo Ovest la solidarietà è al suo massimo fra gente comune, organizzazioni della società civile e associazioni caritatevoli; cristiani e musulmani, tutti senza distinzioni, collaborano insieme al governo per dare un’accoglienza degna ai fratelli salvati dall’inferno. Ad Hananu, nel settore orientale, i combattimenti sono stati feroci; i miliziani islamici presenti nell’area hanno ripiegato verso sud. La tv di Stato siriana ha trasmesso registrazioni di conversazioni avvenute fra gli integralisti in fuga, che tradiscono il loro stato di “collasso”.

Nei file audio emergono accuse e insulti scambiati fra le varie fazioni jihadiste, con toni particolarmente rivolti alle fazioni pro-turche. In una registrazione emergono accuse durissime contro “coloro i quali si sono ritirati verso l’hinterland settentrionale, in cambio di 250 dollari ognuno”; tuttavia chiunque guarda la mappa si accorge che Aleppo est è totalmente circondata e che non vi è alcun modo per alcun combattente di fuggire. A meno che, se vero quanto detto nelle registrazioni, non ci fosse una non dichiarata via di uscita incoraggiata da parte del governo.

Quel che avviene ad Aleppo est non è una sconfitta, né un ritirata bensì un vero e proprio collasso delle forze di resistenza degli integralisti, i quali non hanno ormai più una via di uscita. Una situazione che si è aggravata soprattutto dopo la caduta del quartiere di Hay el Sekhour, ormai sotto il controllo dell’esercito siriano come conferma l’agenzia di stampa ufficiale Sana.

Secondo fonti sicure i combattenti turkmeni avevano lasciato la città per unirsi e combattere a fianco dell’esercito turco nell’operazione “Scudo dell’Eufrate”, che ha permesso ad Ankara di invadere una parte dell’hinterland di Aleppo. L’esercito turco mira a occupare al Bab, per poi sferrare l’attacco a Membej; l’aviazione siriana ha però fermato questa avanzata, bombardando la scorsa settimana per la prima volta le truppe occupanti turche in territorio siriano. Nel raid sono morti tre soldati di Ankara, in un chiaro monito rivolto da Damasco, e di conseguenza anche da Mosca, dei limiti oltre i quali l’avanzamento dei turchi potrebbe sfociare in una guerra aperta fra Damasco, Teheran, Mosca ed Ankara.(PB)


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