martedì, dicembre 13, 2016
Fine della violenza in Siria e soluzione pacifica delle ostilità.

Radio Vaticana - Le ha invocate Papa Francesco nella lettera indirizzata al Presidente siriano Bashar al-Assad. Nella missiva, inviata tramite il card. Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco, il Pontefice condanna tutte le forme di estremismo e terrorismo ed esorta il Presidente ad assicurare che il diritto umanitario internazionale sia pienamente rispettato con riguardo alla protezione dei civili e all’accesso agli aiuti umanitari. Sul terreno, però, non cessano le atrocità: fonti Onu denunciano l’uccisione da parte delle forze lealiste di almeno 82 civili nei quartieri est di Aleppo, tra cui donne e bambini, sottolineando la “totale mancanza di umanità


Secondo la Russia, intanto, le truppe siriane avrebbero ormai conquistato il 98% di Aleppo, con i miliziani costretti in una porzione limitata della città. L’arcivescovo maronita di Aleppo, mons. Joseph Tobji, parla di una speranza di pace che non abbandona la popolazione. L’intervista è di Giada Aquilino: ascolta

R. – Abbiamo sofferto per cinque anni tutte le conseguenze degli atti terroristici e adesso la gente – già da ieri notte – sta manifestando nelle piazze perché finalmente speriamo in un po’ di pace. La guerra non piace a nessuno. Però, finalmente, Aleppo non è più Est o Ovest, è una città unificata.

D. – Dalle zone ancora in mano ai ribelli sono state evacuate migliaia di persone, civili. Ci sono notizie, al riguardo? Dov’è questa gente?

R. – Il governo ha preparato già da quattro mesi dei luoghi di rifugio nei quali possano arrivare anche gli aiuti umanitari. Però, credo che ciò non sia sufficiente, perché non si prevedeva questa massa di gente. C’è anche da dire che alcuni di quelli che sono usciti da Aleppo Est, con l’entrata dell’esercito sono tornati a casa.

D. – Papa Francesco, in una lettera, si è rivolto al Presidente Bashar al Assad chiedendo la fine delle violenze e una soluzione pacifica delle ostilità. Che eco hanno avuto le parole del Papa?

R. – Hanno dato questa notizia su tutte le reti nazionali, tv e radio. Il Papa mai dimentica la Siria e questa volta ha scelto una lettera personale. Noi apprezziamo molto questo gesto e speriamo che si dia ascolto all’appello del Papa, a tutti i suoi appelli. La guerra è sempre una cosa diabolica, con danni non solo materiali, ma di sangue.

D. – Si avvicina il Natale: come la comunità cristiana di Aleppo si prepara, tra tante difficoltà?

R. – Quest’anno diversamente, con un po’ più di speranza. Noi maroniti, che non abbiamo più chiese perché sono state distrutte, celebreremo il Natale dentro la nostra cattedrale di Sant’Elia, che è semidistrutta; lo faremo sulle macerie, per dire che la speranza non muore, che la vita sorge dalla morte, che l’Emmanuele, Dio con noi, sta ancora con noi e non ci lascia.

D. – Qual è allora il messaggio di Natale dei cristiani di Aleppo ai cristiani del mondo?

R. – Pregate per noi. Voi avete dei fratelli, avete un polmone - come Corpo di Cristo - che è in Oriente e questo polmone si è infiammato: bisogna curarlo, sia con le preghiere sia con le azioni di carità.


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