venerdì, dicembre 23, 2016
Il dato emerge a seguito della presentazione della Relazione annuale di Frayba, l'Organizzazione per i Diritti Umani presieduta dal vescovo Raúl Vera López.

di Dario Cataldo

Violazione dei diritti umani contro gli zapatisti messicani, impegnati nella difesa delle popolazioni autoctone. A denunciare l'accaduto è il Centro per i Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas nella relazione annuale 2016, presentata nei giorni scorsi presso la propria sede a San Cristobal de las Casas, nello stato messicano del Chiapas.

Recita il documento: "I progetti autonomi e la lotta per i diritti dei popoli indigeni portati avanti dall’ Ejército Zapatista de Liberación Nacional (EZLN) continuano ad essere obiettivo di violenze provenienti da strutture governative".

La relazione annuale dal titolo "Los caminos de la resistencia", si aggiunge inoltre che: "la contesa per il recupero delle terre prosegue, ma trova il saldo posizionamento degli zapatisti, fermi nell’intento di costruire alternative al sistema capitalista partendo da una dimensione locale, comunitaria, indipendente e propria, cercando di realizzare esperienze di autonomia ogni volta più integrali”.

Quello che più preoccupa sono "le minacce, le molestie, gli sgomberi, le incarcerazioni, l’emanazione di ordini di custodia cautelare e la disputa per le terre che continuano con la collaborazione di agenti dello Stato appartenenti a tutti i livelli del governo”.

Il rapporto di Frayba è chiaro: sono descritte in maniera dettagliata le modalità con le quali il conflitto è mantenuto vivo. Di fatto: “La conflittualità generalizzata ha vari interpreti: attori locali municipali, protagonisti di azioni di violenza, vincolati ai partiti politici; gruppi di agitatori relazionati con i municipi ed utilizzati per creare instabilità al fine di giustificare l’uso eccessivo della forza contro i movimenti sociali di resistenza. Il problema della sicurezza - continua il testo - è un pretesto per aumentare la presenza di polizia e militari e la militarizzazione del territorio provoca di fatto uno Stato d’eccezione”.

La Chiesa locale, nella persona del vescovo Raúl Vera López, ribadisce tramite il documento che: "In Chiapas è in atto un deterioramento generalizzato dei diritti umani, le cui violazioni avvengono nell’ambito di una strategia di pubblica sicurezza che invece di ridurre il livello di violenza, lo aumenta".


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