Papa Francesco ha incontrato oggi nella Sala Clementina, in Vaticano, i membri della Curia Romana per i tradizionali auguri natalizi. Al centro del suo discorso il tema della riforma della Curia. Ce ne parla Sergio Centofanti:ascolta
Radio Vaticana - Papa Francesco fa il punto della riforma della Curia Romana e indica alcuni criteri guida, a partire dal suo duplice significato:
“Anzitutto renderla con-forme alla Buona Novella che deve essere proclamata gioiosamente e coraggiosamente a tutti, specialmente ai poveri, agli ultimi e agli scartati; con-forme ai segni del nostro tempo e a tutto ciò che di buono l’uomo ha raggiunto, per meglio andare incontro alle esigenze degli uomini e delle donne che siamo chiamati a servire; al tempo stesso si tratta di rendere la Curia più con-forme al suo fine, che è quello di collaborare al ministero proprio del Successore di Pietro”.
Riforma non è maquillage
La Curia – ha proseguito il Papa – non è “un apparato immobile”, per questo “la riforma è anzitutto segno della vivacità della Chiesa in cammino, in pellegrinaggio, e della Chiesa vivente e per questo – perché vivente - semper reformanda , reformanda perché è viva”. Quindi ribadisce “con forza” che “la riforma non è fine a sé stessa, ma è un processo di crescita e soprattutto di conversione”:
“La riforma, per questo, non ha un fine estetico, quasi si voglia rendere più bella la Curia; né può essere intesa come una sorta di lifting, di maquillage oppure di trucco per abbellire l’anziano corpo curiale, e nemmeno come una operazione di chirurgia plastica per togliere le rughe . Cari fratelli, non sono le rughe che nella Chiesa si devono temere, ma le macchie! In questa prospettiva, occorre rilevare che la riforma sarà efficace solo e unicamente se si attua con uomini “rinnovati” e non semplicemente con “nuovi” uomini”.
Conversione permanente
Infatti – afferma – “non basta accontentarsi di cambiare il personale, ma occorre portare i membri della Curia a rinnovarsi spiritualmente, umanamente e professionalmente. La riforma della Curia non si attua in nessun modo con il cambiamento delle persone – che senz’altro avviene e avverrà – ma con la conversione nelle persone. In realtà, non basta una formazione permanente, occorre anche e soprattutto una conversione e una purificazione permanente. Senza un mutamento di mentalità lo sforzo funzionale risulterebbe vano” .
Resistenze alla riforma
Il Papa parla delle diverse tipologie di resistenze alla riforma:
“Le resistenze aperte, che nascono spesso dalla buona volontà e dal dialogo sincero; le resistenze nascoste, che nascono dai cuori impauriti o impietriti che si alimentano dalle parole vuote del “gattopardismo” spirituale di chi a parole si dice pronto al cambiamento, ma vuole che tutto resti come prima; esistono anche le resistenze malevole, che germogliano in menti distorte e si presentano quando il demonio ispira intenzioni cattive (spesso ‘in veste di agnelli’)”.
Ascoltare le resistenze buone ma anche quelle meno buone
Questo ultimo tipo di resistenza – spiega – “si nasconde dietro le parole giustificatrici e, in tanti casi, accusatorie, rifugiandosi nelle tradizioni, nelle apparenze, nelle formalità, nel conosciuto, oppure nel voler portare tutto sul personale senza distinguere tra l’atto, l’attore e l’azione . L’assenza di reazione è segno di morte! Quindi le resistenze buone – e perfino quelle meno buone – sono necessarie e meritano di essere ascoltate, accolte e incoraggiate a esprimersi perché è un segno che il corpo è vivo”.
Discernimento e tanta preghiera
Tutto questo – rileva – “sta a dire che la riforma della Curia è un delicato processo che deve essere vissuto con fedeltà all’essenziale, con continuo discernimento, con evangelico coraggio, con ecclesiale saggezza, con attento ascolto, con tenace azione, con positivo silenzio, con ferme decisioni, con tanta preghiera – con tanta preghiera! - con profonda umiltà, con chiara lungimiranza, con concreti passi in avanti e – quando risulta necessario – anche con passi indietro, con determinata volontà, con vivace vitalità, con responsabile potestà, con incondizionata obbedienza; ma in primo luogo con l’abbandonarci alla sicura guida dello Spirito Santo, confidando nel Suo necessario sostegno”.
12 criteri guida della riforma
Papa Francesco indica 12 criteri guida della riforma: sottolinea che la Curia non deve essere un organismo burocratico, palestra di ambizioni e antagonismi, ma vera comunità di fede. Il suo fine principale è quello missionario: portare il vangelo ovunque. Tra gli altri criteri ci sono la conversione pastorale ("dietro le carte ci sono persone") la razionalizzazione, la funzionalità, l’aggiornamento, la sinodalità, la sobrietà, la cattolicità con “l’assunzione di personale proveniente da tutto il mondo, di diaconi permanenti e fedeli laici e laiche, la cui scelta dev’essere attentamente effettuata sulla base della loro ineccepibile vita spirituale e morale e della loro competenza professionale”:
“È opportuno prevedere l’accesso a un numero maggiore di fedeli laici specialmente in quei Dicasteri dove possono essere più competenti dei chierici o dei consacrati. Di grande importanza è inoltre la valorizzazione del ruolo della donna e dei laici nella vita della Chiesa e la loro integrazione nei ruoli-guida dei Dicasteri, con una particolare attenzione alla multiculturalità”.
Basta con il promoveatur ut amoveatur
C’è poi la professionalità con “una politica di formazione permanente del personale, per evitare l’arrugginirsi e il cadere nella routine del funzionalismo”:
“Dall’altra parte, è indispensabile l’archiviazione definitiva della pratica del promoveatur ut amoveatur: questo è un cancro”.
I passi della riforma
Il Papa elenca alcuni passi realizzati dalla riforma, dalla creazione del Consiglio di cardinali nell’aprile 2013, alla costituzione dei vari organismi per la trasparenza finanziaria e la prevenzione e il contrasto del riciclaggio, dalla istituzione della Commissione per la Tutela dei minori alla creazione della Segreteria per la Comunicazione e del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e di quello per il Servizio dello sviluppo umano integrale fino alla riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio.
Natale è la festa del Dio umile che ha voluto essere amato
Infine, rivolge i suoi auguri ricordando che il Natale è la festa del Dio umile che si fa piccolo perché ha voluto essere amato. E’ il capovolgimento della logica mondana del potere. Nel Natale – osserva – siamo chiamati a dire sì non al Dominatore dell’universo ma proprio a questo Dio che si è fatto il più debole perché nessuno avesse timore, perché ognuno possa avvicinarlo e sentirsi da lui pensato e amato. E conclude citando una preghiera natalizia di un monaco contemporaneo, padre Matta el Meskin:
“Il mondo è stanco e sfinito perché fa a gara a chi è il più grande. C’è una concorrenza spietata tra governi, tra chiese, tra popoli, all'interno delle famiglie, tra una parrocchia e un'altra: chi è il più grande tra di noi? Il mondo è piagato da ferite dolorose perché il suo grande morbo è: chi è il più grande? Ma oggi abbiamo trovato in te il nostro unico medicamento, Figlio di Dio. Noi e il mondo tutto non troveremo né salvezza né pace, se non torniamo a incontrarti di nuovo nella mangiatoia di Betlemme. Amen”.
Il regalo del Papa
Come regalo di Natale per i membri della Curia Romana, Papa Francesco ha scelto un volume di Claudio Acquaviva (1543-1615), preposito generale della Compagnia di Gesù, intitolato "Accorgimenti per curare le malattie dell'anima", pubblicato in edizione italiana quest'anno dalla San Paolo Edizioni, a cura di padre Giuliano Raffo.
Radio Vaticana - Papa Francesco fa il punto della riforma della Curia Romana e indica alcuni criteri guida, a partire dal suo duplice significato:
“Anzitutto renderla con-forme alla Buona Novella che deve essere proclamata gioiosamente e coraggiosamente a tutti, specialmente ai poveri, agli ultimi e agli scartati; con-forme ai segni del nostro tempo e a tutto ciò che di buono l’uomo ha raggiunto, per meglio andare incontro alle esigenze degli uomini e delle donne che siamo chiamati a servire; al tempo stesso si tratta di rendere la Curia più con-forme al suo fine, che è quello di collaborare al ministero proprio del Successore di Pietro”.
Riforma non è maquillage
La Curia – ha proseguito il Papa – non è “un apparato immobile”, per questo “la riforma è anzitutto segno della vivacità della Chiesa in cammino, in pellegrinaggio, e della Chiesa vivente e per questo – perché vivente - semper reformanda , reformanda perché è viva”. Quindi ribadisce “con forza” che “la riforma non è fine a sé stessa, ma è un processo di crescita e soprattutto di conversione”:
“La riforma, per questo, non ha un fine estetico, quasi si voglia rendere più bella la Curia; né può essere intesa come una sorta di lifting, di maquillage oppure di trucco per abbellire l’anziano corpo curiale, e nemmeno come una operazione di chirurgia plastica per togliere le rughe . Cari fratelli, non sono le rughe che nella Chiesa si devono temere, ma le macchie! In questa prospettiva, occorre rilevare che la riforma sarà efficace solo e unicamente se si attua con uomini “rinnovati” e non semplicemente con “nuovi” uomini”.
Conversione permanente
Infatti – afferma – “non basta accontentarsi di cambiare il personale, ma occorre portare i membri della Curia a rinnovarsi spiritualmente, umanamente e professionalmente. La riforma della Curia non si attua in nessun modo con il cambiamento delle persone – che senz’altro avviene e avverrà – ma con la conversione nelle persone. In realtà, non basta una formazione permanente, occorre anche e soprattutto una conversione e una purificazione permanente. Senza un mutamento di mentalità lo sforzo funzionale risulterebbe vano” .
Resistenze alla riforma
Il Papa parla delle diverse tipologie di resistenze alla riforma:
“Le resistenze aperte, che nascono spesso dalla buona volontà e dal dialogo sincero; le resistenze nascoste, che nascono dai cuori impauriti o impietriti che si alimentano dalle parole vuote del “gattopardismo” spirituale di chi a parole si dice pronto al cambiamento, ma vuole che tutto resti come prima; esistono anche le resistenze malevole, che germogliano in menti distorte e si presentano quando il demonio ispira intenzioni cattive (spesso ‘in veste di agnelli’)”.
Ascoltare le resistenze buone ma anche quelle meno buone
Questo ultimo tipo di resistenza – spiega – “si nasconde dietro le parole giustificatrici e, in tanti casi, accusatorie, rifugiandosi nelle tradizioni, nelle apparenze, nelle formalità, nel conosciuto, oppure nel voler portare tutto sul personale senza distinguere tra l’atto, l’attore e l’azione . L’assenza di reazione è segno di morte! Quindi le resistenze buone – e perfino quelle meno buone – sono necessarie e meritano di essere ascoltate, accolte e incoraggiate a esprimersi perché è un segno che il corpo è vivo”.
Discernimento e tanta preghiera
Tutto questo – rileva – “sta a dire che la riforma della Curia è un delicato processo che deve essere vissuto con fedeltà all’essenziale, con continuo discernimento, con evangelico coraggio, con ecclesiale saggezza, con attento ascolto, con tenace azione, con positivo silenzio, con ferme decisioni, con tanta preghiera – con tanta preghiera! - con profonda umiltà, con chiara lungimiranza, con concreti passi in avanti e – quando risulta necessario – anche con passi indietro, con determinata volontà, con vivace vitalità, con responsabile potestà, con incondizionata obbedienza; ma in primo luogo con l’abbandonarci alla sicura guida dello Spirito Santo, confidando nel Suo necessario sostegno”.
12 criteri guida della riforma
Papa Francesco indica 12 criteri guida della riforma: sottolinea che la Curia non deve essere un organismo burocratico, palestra di ambizioni e antagonismi, ma vera comunità di fede. Il suo fine principale è quello missionario: portare il vangelo ovunque. Tra gli altri criteri ci sono la conversione pastorale ("dietro le carte ci sono persone") la razionalizzazione, la funzionalità, l’aggiornamento, la sinodalità, la sobrietà, la cattolicità con “l’assunzione di personale proveniente da tutto il mondo, di diaconi permanenti e fedeli laici e laiche, la cui scelta dev’essere attentamente effettuata sulla base della loro ineccepibile vita spirituale e morale e della loro competenza professionale”:
“È opportuno prevedere l’accesso a un numero maggiore di fedeli laici specialmente in quei Dicasteri dove possono essere più competenti dei chierici o dei consacrati. Di grande importanza è inoltre la valorizzazione del ruolo della donna e dei laici nella vita della Chiesa e la loro integrazione nei ruoli-guida dei Dicasteri, con una particolare attenzione alla multiculturalità”.
Basta con il promoveatur ut amoveatur
C’è poi la professionalità con “una politica di formazione permanente del personale, per evitare l’arrugginirsi e il cadere nella routine del funzionalismo”:
“Dall’altra parte, è indispensabile l’archiviazione definitiva della pratica del promoveatur ut amoveatur: questo è un cancro”.
I passi della riforma
Il Papa elenca alcuni passi realizzati dalla riforma, dalla creazione del Consiglio di cardinali nell’aprile 2013, alla costituzione dei vari organismi per la trasparenza finanziaria e la prevenzione e il contrasto del riciclaggio, dalla istituzione della Commissione per la Tutela dei minori alla creazione della Segreteria per la Comunicazione e del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e di quello per il Servizio dello sviluppo umano integrale fino alla riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio.
Natale è la festa del Dio umile che ha voluto essere amato
Infine, rivolge i suoi auguri ricordando che il Natale è la festa del Dio umile che si fa piccolo perché ha voluto essere amato. E’ il capovolgimento della logica mondana del potere. Nel Natale – osserva – siamo chiamati a dire sì non al Dominatore dell’universo ma proprio a questo Dio che si è fatto il più debole perché nessuno avesse timore, perché ognuno possa avvicinarlo e sentirsi da lui pensato e amato. E conclude citando una preghiera natalizia di un monaco contemporaneo, padre Matta el Meskin:
“Il mondo è stanco e sfinito perché fa a gara a chi è il più grande. C’è una concorrenza spietata tra governi, tra chiese, tra popoli, all'interno delle famiglie, tra una parrocchia e un'altra: chi è il più grande tra di noi? Il mondo è piagato da ferite dolorose perché il suo grande morbo è: chi è il più grande? Ma oggi abbiamo trovato in te il nostro unico medicamento, Figlio di Dio. Noi e il mondo tutto non troveremo né salvezza né pace, se non torniamo a incontrarti di nuovo nella mangiatoia di Betlemme. Amen”.
Il regalo del Papa
Come regalo di Natale per i membri della Curia Romana, Papa Francesco ha scelto un volume di Claudio Acquaviva (1543-1615), preposito generale della Compagnia di Gesù, intitolato "Accorgimenti per curare le malattie dell'anima", pubblicato in edizione italiana quest'anno dalla San Paolo Edizioni, a cura di padre Giuliano Raffo.
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