sabato, dicembre 10, 2016
Perché Trump sta mostrando tanto interesse nei confronti dei militari per la sua Amministrazione? Le ragioni sono pragmatiche e politiche.

di Lorenzo Carchini

Donald Trump, sin dalla campagna elettorale, non ha sempre avuto gran riguardo per i militari. "Dell'Isis ne so più io dei generali", disse pochi mesi fa. A Settembre accusò Obama e Hillary Clinton di aver ridotto i militari ad un livello che il Generale Patton si sarebbe ribaltato nella tomba. Dopodiché fece marcia indietro, ammettendo di tenere in grane considerazione per l'esercito e di aver piena fiducia nei comandanti.

In questi giorni, decisivi per la creazione del futuro Gabinetto presidenziale, Trump si è mosso in questa direzione, selezionando tre ex generali. Martedì ha formalmente annunciato la nomina dell'ex generale marine James Mattis come Segretario alla Difesa. Mercoledì è emersa la notizia della scelta di John Kelly, altro marine, come Segretario alla Homeland Security. Già a Novembre, poi, il generale Michael Flynn era stato nominato consigliere per la sicurezza nazionale.

E siamo soltanto all'inizio. Trump si è incontrato anche con David Patraeus, ex capo della CIA, a quanto pare in gioco sarebbe la posizione di Segretario di Stato. Stanley McChrystal, ex generale dell'esercito, avrebbe declinato nella scorsa estate una prima offerta del tycoon, ma il suo nome è rimasto circolante. Allo stesso modo quello di Mike Rogers, capo della NSA. Ha rifiutato, infine, il ruolo al Pentagono l'ex generale Jack Keane.

E' difficile, se non impossibile, ricordare un così vasto Gabinetto "militare". Ulysses Grant, il grande generale dell'Unione, una volta, ebbe quattro ex generali al servizio nello stesso anno - ma erano i tragici postumi della Guerra Civile.

La predominanza di generali ha già aperto le polemiche. L'incarico a Mattis, specificatamente contravviene alla legge, mirata a preservare il "controllo civile" delle forze armate, vietando a chiunque abbia servito negli ultimi 10 anni possa guidare il Pentagono. Un candidato può, tuttavia, ottenere il beneplacito del Congresso per aggirarla; probabilmente né democratici né repubblicani si metteranno di traverso.

Fuori da Washington il dibattito è aperto. Al centro i possibili rischi per la nazione con un governo eccessivamente militarizzato. Incaricare troppi generali potrebbe, infatti, sbilanciare un sistema che favorisce le leadership civili. La preoccupazione non è tanto il rischio di nuove guerre, ma il Pentagono con i suoi quasi 600 miliardi di dollari di budget, che potrebbero ulteriormente aumentare mettendo in secondo piano il Dipartimento di Stato. E le relazioni fra ambito civile e militare? Possiamo dire che oggi quel "civil control" stabilito dai Padri sia ormai obsoleto?

Alcuni temi emergono anche tra i militari stessi. Durante la campagna elettorale la discesa in campo di ex membri dell'esercito, sia tra repubblicani che democratici, è stata duramente criticata, anche a causa del vecchio spirito competitivo tra le agenzie ed i corpi militari nel sistema federale. Difficilmente, infatti, che Navy e Air Force accetteranno di buon grado l'elevata influenza politica che potrebbero acquisire U.S. Army e Marine nella Casa Bianca.

La domanda appare chiara: perché Trump vuole circondarsi da militari? Tralasciando la psicanalisi, optiamo per il pragmatismo. Primo, perché non ha esperienza dal punto di vista della sicurezza nazionale, ed ha mostrato assai poco interesse a farsela. E' fondamentale sia per la sua amministrazione, che per la sua credibilità, attorniarsi di persone che sappiano ciò di cui parlano, e chi meglio dei militari. Secondo, perché il neo presidente nel corso della campagna si è alienato le simpatie di molte figure "civili" del partito - specialmente esperti del settore - così non ha avuto scelta che guardare altrove.

Infine, come sempre, la politica. Trump ha passato gli ultimi mesi promettendo di "drain the swamp", prosciugare la palude, ovvero l'establishment del partito. Ciò comporta l'esclusione di molti personaggi tradizionalmente qualificati al ruolo. I militari costituiscono una delle poche istituzioni che rimangono ampiamente popolari nella società statunitense. Secondo un sondaggio Gallup, infatti, il 73% degli intervistati ha detto di fidarsi di loro, il doppio rispetto al Presidente.

Dunque, una soluzione per tutte le stagioni. Leader di provata tempra che potranno forgiare la base della fiducia nell'opinione pubblica americana. Ma anche un modo per distogliere lo sguardo da quella massa di affaristi miliardari e banchieri - Steven Mnuchin, Wilbur Ross, Betsy DeVos - che hanno livelli di popolarità ai minimi storici.


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