In Canada è stato incriminato per omicidio premeditato e tentato omicidio, Alexandre Bissonette, lo studente 27enne francocanadese, arrestato per l'attacco di ieri alla moschea di Quebec City, in cui sono morte sei persone.
Radio Vaticana - Il secondo sospettato, Mohamed Khadir, di origine marocchina, è stato rilasciato.
Per il premier Trudeau si tratta di “un attacco terroristico contro i musulmani” che ha ferito tutto il Paese. Oggi si tengono veglie di preghiera a Quebec City per le vittime della strage. Massimiliano Menichetti ha intervistato Valentina Carlini portavoce del Cir, il Centro Italiano Rifugiati:
R. – Penso che le migliori parole per commentare quanto sia successo in Canada sono quelle che ha usato il premier Trudeau. Lui ha parlato di un attentato contro la comunità islamica canadese e ha parlato di un attentato fatto a tutti i cittadini canadesi e quindi anche i cittadini di religione musulmana. Credo che questo modo di commentare l’attentato sia il modo migliore. E’ un attentato cruento che ha colpito tutta l’opinione pubblica occidentale.
D. – La prima paura era che fosse di matrice jihadista, l’Is invece non c’entra nulla secondo le indagini. Eppure alcuni compiono l’equazione musulmano uguale terrorista…
R. – Purtroppo questa polarizzazione non fa veramente bene a nessuno. Questo attentato è il frutto di un odio verso la comunità islamica in Canada ma purtroppo è un odio che si sta diffondendo sempre più velocemente contro i musulmani nel nord America e molto spesso anche in Europa. Ed è un odio che va a esacerbare dinamiche di integrazione veramente molto complesse, su cui dovremmo ragionare in termini diversi come quelli di accoglienza, di apertura e di inclusione.
D. – Colpisce che il primo ministro canadese Trudeau, mentre il presidente statunitense Trump ha chiuso le frontiere, al contrario ha detto: “Tutti saranno accolti”…
R. - Io credo che Trudeau abbia fatto dichiarazioni di una forza e di una importanza morale incredibile. Trudeau ci ha detto che i valori fondanti del suo Canada, del suo Paese, sono quelli dell’accoglienza. Voglio ricordare che Trudeau è lo stesso che nel momento in cui c’è stato l’ordine esecutivo di Trump la scorsa settimana ha twittato: “Noi invece li accogliamo i rifugiati siriani”. Trudeau è lo stesso che si è commosso di fronte a una famiglia siriana finalmente arrivata al sicuro in Canada. Trudeau sta interpretando quei valori democratici che penso siano alla base del Canada ma anche dell’Europa. E credo che interpreti in maniera piena, forte e molto consapevole un’opinione pubblica mondiale che sta emergendo in questi giorni e che sta urlando contro delle politiche che non vogliono risolvere alcun problema ma solamente cristallizzarlo e, come abbiamo detto prima, esacerbare un clima sociale che non potrà che peggiorare nel prossimo futuro.
D. – Potremmo dire che la strada del Canada sia un esempio concreto di come si possono accogliere persone che hanno bisogno di copertura e di assistenza senza abbassare la guardia nei confronti del terrorismo che minaccia tutto il mondo…
R. – Sicuramente il Canada è un esempio virtuoso. E’ una nazione che è favorita per una serie di insiemi, tra cui un’economia molto forte, un sistema di welfare molto strutturato… E’ un Paese molto ampio con grandi possibilità di integrazione, un Paese giovane, un Paese fatto da migranti che sono arrivati negli ultimi due secoli. Sicuramene il Canada interpreta tutto questo come lo ha interpretato da molto tempo l’America ma allo stesso tempo quello che ci sta dicendo il Canada è che la nostra sicurezza non può prescindere dall’accoglienza e dal trattare come cittadini di serie A tutti quelli che si affacciano volendosi integrare sui nostri territori e che si affacciano sicuramente in cerca di protezione come i rifugiati che scappano dalla Siria, per queste persone solamente una politica dignitosa di accoglienza e integrazione può garantire la loro sicurezza. E garantendo la loro sicurezza e integrazione garantisce la sicurezza di tutti quanti.
Radio Vaticana - Il secondo sospettato, Mohamed Khadir, di origine marocchina, è stato rilasciato.
Per il premier Trudeau si tratta di “un attacco terroristico contro i musulmani” che ha ferito tutto il Paese. Oggi si tengono veglie di preghiera a Quebec City per le vittime della strage. Massimiliano Menichetti ha intervistato Valentina Carlini portavoce del Cir, il Centro Italiano Rifugiati:
R. – Penso che le migliori parole per commentare quanto sia successo in Canada sono quelle che ha usato il premier Trudeau. Lui ha parlato di un attentato contro la comunità islamica canadese e ha parlato di un attentato fatto a tutti i cittadini canadesi e quindi anche i cittadini di religione musulmana. Credo che questo modo di commentare l’attentato sia il modo migliore. E’ un attentato cruento che ha colpito tutta l’opinione pubblica occidentale.
D. – La prima paura era che fosse di matrice jihadista, l’Is invece non c’entra nulla secondo le indagini. Eppure alcuni compiono l’equazione musulmano uguale terrorista…
R. – Purtroppo questa polarizzazione non fa veramente bene a nessuno. Questo attentato è il frutto di un odio verso la comunità islamica in Canada ma purtroppo è un odio che si sta diffondendo sempre più velocemente contro i musulmani nel nord America e molto spesso anche in Europa. Ed è un odio che va a esacerbare dinamiche di integrazione veramente molto complesse, su cui dovremmo ragionare in termini diversi come quelli di accoglienza, di apertura e di inclusione.
D. – Colpisce che il primo ministro canadese Trudeau, mentre il presidente statunitense Trump ha chiuso le frontiere, al contrario ha detto: “Tutti saranno accolti”…
R. - Io credo che Trudeau abbia fatto dichiarazioni di una forza e di una importanza morale incredibile. Trudeau ci ha detto che i valori fondanti del suo Canada, del suo Paese, sono quelli dell’accoglienza. Voglio ricordare che Trudeau è lo stesso che nel momento in cui c’è stato l’ordine esecutivo di Trump la scorsa settimana ha twittato: “Noi invece li accogliamo i rifugiati siriani”. Trudeau è lo stesso che si è commosso di fronte a una famiglia siriana finalmente arrivata al sicuro in Canada. Trudeau sta interpretando quei valori democratici che penso siano alla base del Canada ma anche dell’Europa. E credo che interpreti in maniera piena, forte e molto consapevole un’opinione pubblica mondiale che sta emergendo in questi giorni e che sta urlando contro delle politiche che non vogliono risolvere alcun problema ma solamente cristallizzarlo e, come abbiamo detto prima, esacerbare un clima sociale che non potrà che peggiorare nel prossimo futuro.
D. – Potremmo dire che la strada del Canada sia un esempio concreto di come si possono accogliere persone che hanno bisogno di copertura e di assistenza senza abbassare la guardia nei confronti del terrorismo che minaccia tutto il mondo…
R. – Sicuramente il Canada è un esempio virtuoso. E’ una nazione che è favorita per una serie di insiemi, tra cui un’economia molto forte, un sistema di welfare molto strutturato… E’ un Paese molto ampio con grandi possibilità di integrazione, un Paese giovane, un Paese fatto da migranti che sono arrivati negli ultimi due secoli. Sicuramene il Canada interpreta tutto questo come lo ha interpretato da molto tempo l’America ma allo stesso tempo quello che ci sta dicendo il Canada è che la nostra sicurezza non può prescindere dall’accoglienza e dal trattare come cittadini di serie A tutti quelli che si affacciano volendosi integrare sui nostri territori e che si affacciano sicuramente in cerca di protezione come i rifugiati che scappano dalla Siria, per queste persone solamente una politica dignitosa di accoglienza e integrazione può garantire la loro sicurezza. E garantendo la loro sicurezza e integrazione garantisce la sicurezza di tutti quanti.
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