Una stima che comprende 24 mila bambini che attualmente sarebbero bloccati in Grecia, Bulgaria, Ungheria e nei Balcani Occidentali e che sono a rischio di stress psicosociale.
di Dario Cataldo
Una situazione “particolarmente grave”. Con queste parole l'Unicef accende i riflettori su una vicenda poco nota. Si tratta della storia di 75 mila richiedenti asilo, bloccati in una sorta di limbo tra la Grecia, la Bulgaria, l'Ungheria e i Balcani Occidentali, senza sapere se o quando sarà consentito loro di proseguire il viaggio per riunirsi alle proprie famiglie, nei paesi di destinazione in Europa Occidentale, come Germania o Svezia .
Afshan Khan, Direttore Regionale e Coordinatore speciale per la Crisi Rifugiati e Migranti in Europa dell’Unicef dichiara: "Vediamo madri sole e bambini bloccati in Grecia, Serbia e Bulgaria che non vedono il proprio marito o padre per mesi o persino anni". Inoltre - continua il Direttore - “il processo di riunificazione familiare è lento e dai risvolti incerti, ed è quest’incertezza che può causare stress importanti a livello emotivo e ansia per i bambini e le famiglie, ostacolandoli negli anni a venire”.
Nonostante tutto, c'è da precisare che l’Unicef continua a garantire supporto psicosociale ai bambini rifugiati, migranti e alle famiglie in Grecia e nei Balcani Occidentali.. Come conclude Khan: “Tenere le famiglie insieme è il modo migliore per assicurare che i bambini siano protetti e rappresenta anche il motivo per cui il processo di riunificazione familiare per i bambini rifugiati e migranti è così importante. Dato che il numero di tutte le persone bloccate continua a crescere, gli Stati Membri devono considerare prioritario alleggerire i nodi procedurali in modo che le famiglie possano riunirsi prima possibile”.
di Dario Cataldo
Una situazione “particolarmente grave”. Con queste parole l'Unicef accende i riflettori su una vicenda poco nota. Si tratta della storia di 75 mila richiedenti asilo, bloccati in una sorta di limbo tra la Grecia, la Bulgaria, l'Ungheria e i Balcani Occidentali, senza sapere se o quando sarà consentito loro di proseguire il viaggio per riunirsi alle proprie famiglie, nei paesi di destinazione in Europa Occidentale, come Germania o Svezia .
Afshan Khan, Direttore Regionale e Coordinatore speciale per la Crisi Rifugiati e Migranti in Europa dell’Unicef dichiara: "Vediamo madri sole e bambini bloccati in Grecia, Serbia e Bulgaria che non vedono il proprio marito o padre per mesi o persino anni". Inoltre - continua il Direttore - “il processo di riunificazione familiare è lento e dai risvolti incerti, ed è quest’incertezza che può causare stress importanti a livello emotivo e ansia per i bambini e le famiglie, ostacolandoli negli anni a venire”.
Nonostante tutto, c'è da precisare che l’Unicef continua a garantire supporto psicosociale ai bambini rifugiati, migranti e alle famiglie in Grecia e nei Balcani Occidentali.. Come conclude Khan: “Tenere le famiglie insieme è il modo migliore per assicurare che i bambini siano protetti e rappresenta anche il motivo per cui il processo di riunificazione familiare per i bambini rifugiati e migranti è così importante. Dato che il numero di tutte le persone bloccate continua a crescere, gli Stati Membri devono considerare prioritario alleggerire i nodi procedurali in modo che le famiglie possano riunirsi prima possibile”.
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