Crisi pare alle spalle: PIL in ripresa, agenzie di rating ottimiste (S&P ha alzato il giudizio), export, consumi e occupazione in crescita. Tutto davvero così positivo?
WSI - L’Italia ha invertito la rotta. Non è una novità che l’Italia abbia avviato un percorso virtuoso. Il recente upgrade da parte di S&P non è altro che l’attestazione dell’inversione. Oggi il capo economista per l’Europa di S&P Global, Jean-Michel Six, ha mostrato le prospettive macro-economiche di S&P. Ha colto l’occasione per evidenziare che il PIL dll’Italia non ha raggiunto i livelli pre-crisi, ma sono evidenti i segni di ripresa.
La figura estratta da una sintesi sull’economia italiana elaborata dalla Banca d’Italia, mostra in maniera eloquente come la ripresa del PIL in questi anni, seppur debole abbia viaggiato di pari passo con la ripresa dei consumi delle famiglie. L’outsider è rappresentato dalle esportazioni che hanno dato la vera spinta con un vero exploit. Il netto valore aggiunto delle esportazioni non è chiaro dove venga espresso, perchè con dati così entusiasmanti avrebbe dovuto dare un contributo decisamente più significativo al PIL. In netto contrasto sul grafico è invece il contributo degli investimenti che seppur in ripresa, hanno subito un drastico ridimensionamento. Questo rappresenta un elemento di allerta perchè gli investimenti rappresentano il contributo al PIL del futuro ed una loro assenza potrebbe rappresentare una minaccia.
Tra gli altri dati forniti dalla Banca d’Italia troviamo l’aumento dell’occupazione. Inoltre, l’abbattimento ormai noto sui tassi sui prestiti che ha consentito la ripresa, ma non giustifica il livello appena citato relativo agli investimenti, seppur in ripresa. Tale dato non è casuale in quanto trova riscontro nel calo dell’accesso al credito da parte delle imprese italiane, palesando la crisi legata agli NPL evidentemente non ancora assorbita vista la diffidenza verso i prestiti alle imprese. Anche a livello di amministrazioni il calo dell’indebitamento è evidente. Un altro dato contrastante è quello sulle vendite immobiliari che seppur evidenziano un incremento, tale incremento non trova riscontro nei prezzi ancora deboli, talvolta in discesa. Infine, l’inflazione mostra segnali di ripresa, con previsioni per i prossimi anni vicini al 2%.
Questo scenario trova però ostacolo nelle elezioni politiche del 4 marzo, durante le quali i mercati auspicano un prosieguo della politica avviata. Se tale ipotesi venisse confermata, sarebbero confermate anche le previsioni, in caso contrario, si aprirebbero gli scenari più imprevedibili che naturalmente preoccupano tutti visti i livelli di debito pubblico cui è esposta l’Italia. Infatti, il mercato azionario italiano, grazie a questi dati ha mostrato anche nel primo scorcio di 2018 performance entusiasmanti, ben diversa l’intonazione dei rendimenti di rischi dei titoli di Stato italiani che hanno subito una lieve impennata superando il 2% come rendimento del decennale e con un ampliamento dello spread sia rispetto ai bund tedeschi, sia rispetto ai titoli spagnoli e portoghesi.
WSI - L’Italia ha invertito la rotta. Non è una novità che l’Italia abbia avviato un percorso virtuoso. Il recente upgrade da parte di S&P non è altro che l’attestazione dell’inversione. Oggi il capo economista per l’Europa di S&P Global, Jean-Michel Six, ha mostrato le prospettive macro-economiche di S&P. Ha colto l’occasione per evidenziare che il PIL dll’Italia non ha raggiunto i livelli pre-crisi, ma sono evidenti i segni di ripresa.
La figura estratta da una sintesi sull’economia italiana elaborata dalla Banca d’Italia, mostra in maniera eloquente come la ripresa del PIL in questi anni, seppur debole abbia viaggiato di pari passo con la ripresa dei consumi delle famiglie. L’outsider è rappresentato dalle esportazioni che hanno dato la vera spinta con un vero exploit. Il netto valore aggiunto delle esportazioni non è chiaro dove venga espresso, perchè con dati così entusiasmanti avrebbe dovuto dare un contributo decisamente più significativo al PIL. In netto contrasto sul grafico è invece il contributo degli investimenti che seppur in ripresa, hanno subito un drastico ridimensionamento. Questo rappresenta un elemento di allerta perchè gli investimenti rappresentano il contributo al PIL del futuro ed una loro assenza potrebbe rappresentare una minaccia.
Tra gli altri dati forniti dalla Banca d’Italia troviamo l’aumento dell’occupazione. Inoltre, l’abbattimento ormai noto sui tassi sui prestiti che ha consentito la ripresa, ma non giustifica il livello appena citato relativo agli investimenti, seppur in ripresa. Tale dato non è casuale in quanto trova riscontro nel calo dell’accesso al credito da parte delle imprese italiane, palesando la crisi legata agli NPL evidentemente non ancora assorbita vista la diffidenza verso i prestiti alle imprese. Anche a livello di amministrazioni il calo dell’indebitamento è evidente. Un altro dato contrastante è quello sulle vendite immobiliari che seppur evidenziano un incremento, tale incremento non trova riscontro nei prezzi ancora deboli, talvolta in discesa. Infine, l’inflazione mostra segnali di ripresa, con previsioni per i prossimi anni vicini al 2%.
Questo scenario trova però ostacolo nelle elezioni politiche del 4 marzo, durante le quali i mercati auspicano un prosieguo della politica avviata. Se tale ipotesi venisse confermata, sarebbero confermate anche le previsioni, in caso contrario, si aprirebbero gli scenari più imprevedibili che naturalmente preoccupano tutti visti i livelli di debito pubblico cui è esposta l’Italia. Infatti, il mercato azionario italiano, grazie a questi dati ha mostrato anche nel primo scorcio di 2018 performance entusiasmanti, ben diversa l’intonazione dei rendimenti di rischi dei titoli di Stato italiani che hanno subito una lieve impennata superando il 2% come rendimento del decennale e con un ampliamento dello spread sia rispetto ai bund tedeschi, sia rispetto ai titoli spagnoli e portoghesi.
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