giovedì, gennaio 11, 2018
C’è il rischio concreto di interferenze della Russia nelle prossime elezioni italiane.

di Mariangela Tessa

WSI -È quanto mette in evidenza un rapporto commissionato dal senatore americano Democratico Benjamin L. Cardin che si basa su fonti aperte e articoli di giornale ed è intitolato “L’assalto asimmetrico di Putin alla democrazia in Russia e in Europa: implicazioni per la sicurezza nazionale Usa”.

L’Italia, sempre secondo il rapporto dell’area politica progressista americana, non sarebbe l’unico paese europeo nel mirino di Mosca. Stando al report, sarebbero almeno le 19 nazioni del continente a rischio dopo che anche nel voto presidenziale in Francia erano stati portati all’attenzione dell’opinione pubblica ingerenze della Russia o di canali a essa legati.

Restando al nostro paese, da quanto emerge dal documento lungo 206 pagine, in vista delle elezioni politiche del prossimo 4 marzo, si sospetta che “la Lega Nord possa aver ricevuto fondi dai servizi di sicurezza del Cremlino”. L’accusa compare alla pagina 138 del rapporto della commissione Esteri del Senato americano.

“L’Italia potrebbe essere un target dell’interferenza elettorale del Cremlino, che probabilmente cercherà di promuovere partiti che sono contrari a un rinnovo delle sanzioni Ue contro la Russia” per via di quella che viene chiamata “aggressione in Ucraina”, a cui nel marzo 2014 Mosca strappò la penisola di Crimea dopo avere condotto un referendum.

Oltre ad accusare il presidente Donald Trump di aver fallito nel contrastare le minacce in arrivo da Mosca, il documento dedica tre pagine esclusivamente al nostro Paese. Si comincia dicendo che

“negli ultimi anni in Italia c’è stata una ripresa dei partiti populisti anti-establishment che hanno fatto presa nella popolazione e che hanno raggiunto qualche successo”. Secondo il rapporto, alcuni di questi partiti sono “forti sostenitori della politica estera del Cremlino e hanno ampiamente usato Fake News e teorie del complotto nelle loro campagna mediatiche, spesso prendendole dai media di stato russi”.

Con le elezioni in arrivo nel 2018, l’Italia potrebbe diventare dunque “un target per l’ interferenza elettorale del Cremlino, che probabilmente cercherà di promuovere i partiti contrari a rinnovare le sanzioni europee per l’aggressione russa in Ucraina”.

Gli autori del report nutrono il sospetto che i legami tra Russia Unita e Lega Nord, che “hanno firmato un accordo di cooperazione nel 2017″, implica che i leghisti abbiano intascato dei soldi. Sul MoVimento 5 Stelle invece non ci sono prove “conosciute” sullo scambio di denaro con fonti legate al Cremlino, ma preoccupano le possibili debolezze e ingenuità di un partito ancora giovane che sarebbe in difficoltà alle prese con un sistema di servizi segreti collaudato come quello della Russia.

Nel rapporto si cita un funzionario della sicurezza italiana, che ha detto a Business Insider che “alcuni dei nostri partiti sono vulnerabili alle infiltrazioni. Non hanno l’ esperienza, gli anticorpi, per contrastare servizi di intelligence così formidabili”.

Il confine labile tra fake news e opinione di parte

Anche se a firma Democratica il report presenta anche una dichiarazione scritta di Lew Eisenberg, l’ambasciatore a Roma dell’amministrazione Trump, secondo cui l’Italia è a conoscenza delle tattiche del Cremlino e “condivide le nostre preoccupazioni riguardo l’aggressione russa in Europa, incluse le campagne di disinformazione e le attività di influenza maligna”.

La presidente della Camera Laura Boldrini ha di recente lanciato un appello per una campagna elettorale “libera e pulita”, a prova di bufale (#bastabufale) e fake news. Il problema è che il confine tra le cosiddette fake news e l’opinione di parte è molto labile. Viene da chiedersi se anche l’Italia arriverà a temere l’ingerenza della Russia a tal punto da abbassarsi a ricorrere a stratagemmi estremi, come sta accadendo in Francia, dove l’Eliseo sembra voglia affidarsi a meccanismi da censura.

Dalle ultime notizie pare infatti che il governo Philippe stia lavorando alla stesura di una legge contro le fake news, considerate un rischio per la democrazia, in periodo di campagna elettorale. Senza espressamente citare né Sputnik né Russia Today (RT), il presidente Macron, vittima di una fuga di informazioni personali (Macronleaks) compromettenti che potevano rivelarsi decisive a poche ore dal voto della scorsa primavera, ha attaccato duramente i media “finanziati” dal Cremlino.



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