Colpa di un test di fracking andato male? La marea nera colpisce 16 comunità e migliaia di animali.
GreenReport - Le immagini dello sversamento di petrolio in Columbia sono impressionanti: i droni dall’alto hanno fotografato una grande macchia scura formata da una miscela di greggio, fango e acqua. L’affioramento di petrolio più esteso è quello a solo 220 metri dal Pozzo 158 del campo petrolifero Lizama della Ecopetrol, la più grande compagnia petrolifera colombiana, nella zona rurale del municipio di Barrancabermeja, nel dipartimento di Santander e, secondo i calcoli delle autorità, sarebbe stato provocato dalla fuoriuscita di almeno 24,000 barili di greggio. (VIDEO E FOTOGALLERY)
Il disastro è avvenuto il 2 marzo, ma a 25 giorni di distanza nessuno ne conosce ancora le ragioni e le autorità locali esigono che Ecopetrol spieghi cosa è successo e soprattutto perché non è stato fatto niente da quando è stata dichiarata l’emergenza. Quel che è certo è che il petrolio ha contaminato due corsi d’acqua: il Caño Muerto e la Lizama, e che il greggio ora viene trasportato dal río Sogamoso verso il Magdalena, uno dei fiumi più importanti della Colombia.
Intanto sono state evacuate 16 delle 47 famiglie che vivevano intorno all’epicentro del disastro ma nessuno conosce il numero delle persone danneggiate, anche se la lista è molto lunga e fatta soprattutto d: pescatori e contadini che non possono svolgere le loro attività tradizionali nel periodo più produttivo dell’anno, la settimana santa.
Secondo il ministro dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile della Colombia, Luis Gilberto Murillo, la cosa più urgente è controllare la situazione nella sua interezza: «Dobbiamo evitare di distrarci e rispondere a questa emergenza. L’Anla (Autoridad Nacional de Licencias Ambientales) continuerà a monitorare la situazione». Ma più che di monitoraggio si tratta di una paralisi, anche se le autorità della regione dicono che si tratta di uno dei peggiori disastri ambientali degli ultimi tempi. Mauricio Dávila Moreno, assessore all’ambiente dell’alcaldía di Barrancabermeja, ha detto che «Il problema oggi è materia di indagine e ci sono grossi danni nei torrenti di Caño Muerto, La Lizama e nel río Sogamoso, e un’alterazione in tutto l’ecosistema e sicuramente ci vorranno anni per recuperare. I pescatori di Puerto Wilches, Puente Sogamoso e Buena Vista sono danneggiati dalla situazione, e stanno tutti nel villaggio la Fortuna e nella Meseta San Rafael nella zona rurale di arrancabermeja. L’area colpita dallo sversamento è una zona di produzione ittica, di deposizione di uova, che alimenta il fiumi Sogamoso e Magdalena. i nostri ecosistemi, la produzione ittica, sono seriamente colpiti».
Nella riunione tenutasi tra le comunità ed Ecopetrol la compagnia petrolifera non ha saputo o voluto spiegare molto e si è trincerata dietro le indagini in corso. Ma Deysi Triviño Camargo, della comunità di Fortuna, ha raccontato a Mongbay Latam: «Non sappiamo cosa è successo, però vogliamo i nostri fiumi, abbiamo bisogno dell’appoggio di tutte le istituzioni perché in questi corsi d’acqua noi abbiamo tutto: ci facciamo il bagno quando non abbiamo acquedotti, ci peschiamo. E ora guarda… Speriamo che ci aiutino a recuperare il nostro ambiente. Noi ci impegniamo a recuperare quel che abbiamo. vogliamo lavorare perché questo diventi un’estensione della Serranía de los Yariguies, questa immensa riserva forestale».
Nel pieno dell’emergenza, Ecopetrol aveva presentato un piano che prevedeva 14 punti di controllo, 56 barriere e 5 dighe per frenare la marea nera e aveva assunto 200 persone che si erano andare a sommare a quelle mobilitate dai comitati di emergenza locali. Ma il 16 marzo Ecopetrol aveva comunicato che il suo personale aveva recuperato solo 23 animali tra uccelli, rane, razze, anguille, serpenti, marsupiali, tartarughe e iguane. Eppure, secondo la Corporación Ambiental Yariguíes gli animali colpiti sarebbeto migliaia.
Le foto mostrano un disastro ambientale: fiumi contaminati da un denso strato di petrolio che si estende per chilometri, migliaia di pesci morti, centinaia di animali sporchi di greggio…
Javier Céspedes, un ambientalista della regione, ha confermato durante un incontro con diversi leader dei comuni che le bocche río Sogamoso, aree che sfociano nel Magdalena, «Sono piene di petrolio, così come le pitre e la sabbia sono sporche di un materiale che pregiudica la deposizione delle uova e l’esistenza di pesci gatto e bocachicos».
Nonostante tutto questo, Héctor Manosalva, vicepresidente sviluppo e produzione di Ecopetrol, ha dichiarato che «Con un’attività nella regione di gestione di più di 2.700 pozzi trivellati nella Valle medio del Magdalena, non abbiamo mai avuto un problema di integrità dei pozzi». Secondo lui quello avvenuto il 2 marzo sarebbe stato il primo incidente del genere e assicura che la compagnia ha rapidamente dispiegato un team che ha attuato il piano di emergenza previsto per il Magdalena Medio, ma ammette che «Se ci sono stati altri affioramenti sappiamo cosa si deve fare per risolverli». Anche se non sembrerebbe proprio.
In un’intervista a Mongabay Latam, Oscar Vanegas, un ingegnere petrolifero e consulente delll’Universidad Industrial di Santander, ha detto invece che «L’impresa non era preparata a una contingenza come questa perché casi come questo successo al pozzo Lizama 158 sono atipici. Alla mancanza di preparazione dell’impresa si sono sommate le forti piogge che ci sono state 10 giorni dopo il primo affioramento di petrolio. Questa forte tormenta non ha permesso che lo sversamento fosse contenuto dalle barriere e l’inquinamento ha tracimato, generando l’emergenza che è stata dichiarata più tardi dal Municipio di Barrancabermeja come “una calamità pubblica”».
Le comunità locali e gli esperti sono convinti che l’estrazione dal pozzo Lizama 158 potrebbe anche non entrarci direttamente e che la vera ragione dell’incidente sia un test di fatturazione idraulica – il fracking – dei giacimenti non convenzionali che è in progetto in Colombia. Infatti, anche se i pozzo Lizama 158 è un pozzo di estrazione convenzionale non era più in funzione dal 2005 e per Vanegas la cosa più sorprendente in quel che è successo è che il greggio sia arrivato in superficie a causa di fatturazioni naturali: «Il rischio più grande si verifica quando le fratture indotte si connettono alle falle naturali, che si convertono in un’autostrada di migrazione del greggio e quel che è successo potrebbe accadere nei giacimenti non convenzionali».
Uno dei leader comunitari, Oscar Sampayo, ha ricordato a Mongabay Latam che «Il Magdalena Medio è la zona nella quale ci saranno gli impianti pilota del fracking nei giacimenti non convenzionali del Paese. E con quello che è successo c’è un’incertezza totale quanto alla conoscenza idrogeologica del sottosuolo, aspetto che ci preoccupa di fonte a quanto accaduto e a quello che potrebbe accadere in questa zona. C’è stata una completa inoperatività di fronte allo sversamento. Non è possibile che dopo 25 giorni non ci sia una certezza su quel che è successo.
I tecnici dell’Anla sono arrivati nell’area solo 10 giorni dopo il disastro, un ritardo che non è stato chiarito dal governo nonostante le richieste delle comunità e delle autorità locali, anche se l’Anla ora ammette di essere stata a conoscenza degli eventi fin dal 3 marzo. La direttrice dell’Anla, Claudia González, ha visitato l’area in emergenza solo il 22 marzo e ha annunciato l’apertura di un’inchiesta sull’operato di Ecopetrol. Recentemente l’Anla ha evidenziato gli obblighi di Ecopetrol di adottare immediatamente «Le misure di controllo e gestione ambientale nella contingenza che si sta presentando nel villaggio La Fortuna del Municipio di Barrancabermeja, Santander» e ha finalmente chiesto alla compagnia petrolifera «Informazioni per determinare la causa dell’incidente per mandare avanti la valutazione dell’area colpita e definire un piano di recupero, e altri dati per stabilire lo stato della qualità dell’aria e informare sulla manutenzione e l’operatività dei pozzi 158 e 159 a Lizama. La violazione degli obblighi stabiliti darà luogo alle sanzioni corrispondenti».
Troppo tardi e troppo poco, verrebbe da dire.
GreenReport - Le immagini dello sversamento di petrolio in Columbia sono impressionanti: i droni dall’alto hanno fotografato una grande macchia scura formata da una miscela di greggio, fango e acqua. L’affioramento di petrolio più esteso è quello a solo 220 metri dal Pozzo 158 del campo petrolifero Lizama della Ecopetrol, la più grande compagnia petrolifera colombiana, nella zona rurale del municipio di Barrancabermeja, nel dipartimento di Santander e, secondo i calcoli delle autorità, sarebbe stato provocato dalla fuoriuscita di almeno 24,000 barili di greggio. (VIDEO E FOTOGALLERY)
Il disastro è avvenuto il 2 marzo, ma a 25 giorni di distanza nessuno ne conosce ancora le ragioni e le autorità locali esigono che Ecopetrol spieghi cosa è successo e soprattutto perché non è stato fatto niente da quando è stata dichiarata l’emergenza. Quel che è certo è che il petrolio ha contaminato due corsi d’acqua: il Caño Muerto e la Lizama, e che il greggio ora viene trasportato dal río Sogamoso verso il Magdalena, uno dei fiumi più importanti della Colombia.
Intanto sono state evacuate 16 delle 47 famiglie che vivevano intorno all’epicentro del disastro ma nessuno conosce il numero delle persone danneggiate, anche se la lista è molto lunga e fatta soprattutto d: pescatori e contadini che non possono svolgere le loro attività tradizionali nel periodo più produttivo dell’anno, la settimana santa.
Secondo il ministro dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile della Colombia, Luis Gilberto Murillo, la cosa più urgente è controllare la situazione nella sua interezza: «Dobbiamo evitare di distrarci e rispondere a questa emergenza. L’Anla (Autoridad Nacional de Licencias Ambientales) continuerà a monitorare la situazione». Ma più che di monitoraggio si tratta di una paralisi, anche se le autorità della regione dicono che si tratta di uno dei peggiori disastri ambientali degli ultimi tempi. Mauricio Dávila Moreno, assessore all’ambiente dell’alcaldía di Barrancabermeja, ha detto che «Il problema oggi è materia di indagine e ci sono grossi danni nei torrenti di Caño Muerto, La Lizama e nel río Sogamoso, e un’alterazione in tutto l’ecosistema e sicuramente ci vorranno anni per recuperare. I pescatori di Puerto Wilches, Puente Sogamoso e Buena Vista sono danneggiati dalla situazione, e stanno tutti nel villaggio la Fortuna e nella Meseta San Rafael nella zona rurale di arrancabermeja. L’area colpita dallo sversamento è una zona di produzione ittica, di deposizione di uova, che alimenta il fiumi Sogamoso e Magdalena. i nostri ecosistemi, la produzione ittica, sono seriamente colpiti».
Nella riunione tenutasi tra le comunità ed Ecopetrol la compagnia petrolifera non ha saputo o voluto spiegare molto e si è trincerata dietro le indagini in corso. Ma Deysi Triviño Camargo, della comunità di Fortuna, ha raccontato a Mongbay Latam: «Non sappiamo cosa è successo, però vogliamo i nostri fiumi, abbiamo bisogno dell’appoggio di tutte le istituzioni perché in questi corsi d’acqua noi abbiamo tutto: ci facciamo il bagno quando non abbiamo acquedotti, ci peschiamo. E ora guarda… Speriamo che ci aiutino a recuperare il nostro ambiente. Noi ci impegniamo a recuperare quel che abbiamo. vogliamo lavorare perché questo diventi un’estensione della Serranía de los Yariguies, questa immensa riserva forestale».
Nel pieno dell’emergenza, Ecopetrol aveva presentato un piano che prevedeva 14 punti di controllo, 56 barriere e 5 dighe per frenare la marea nera e aveva assunto 200 persone che si erano andare a sommare a quelle mobilitate dai comitati di emergenza locali. Ma il 16 marzo Ecopetrol aveva comunicato che il suo personale aveva recuperato solo 23 animali tra uccelli, rane, razze, anguille, serpenti, marsupiali, tartarughe e iguane. Eppure, secondo la Corporación Ambiental Yariguíes gli animali colpiti sarebbeto migliaia.
Le foto mostrano un disastro ambientale: fiumi contaminati da un denso strato di petrolio che si estende per chilometri, migliaia di pesci morti, centinaia di animali sporchi di greggio…
Javier Céspedes, un ambientalista della regione, ha confermato durante un incontro con diversi leader dei comuni che le bocche río Sogamoso, aree che sfociano nel Magdalena, «Sono piene di petrolio, così come le pitre e la sabbia sono sporche di un materiale che pregiudica la deposizione delle uova e l’esistenza di pesci gatto e bocachicos».
Nonostante tutto questo, Héctor Manosalva, vicepresidente sviluppo e produzione di Ecopetrol, ha dichiarato che «Con un’attività nella regione di gestione di più di 2.700 pozzi trivellati nella Valle medio del Magdalena, non abbiamo mai avuto un problema di integrità dei pozzi». Secondo lui quello avvenuto il 2 marzo sarebbe stato il primo incidente del genere e assicura che la compagnia ha rapidamente dispiegato un team che ha attuato il piano di emergenza previsto per il Magdalena Medio, ma ammette che «Se ci sono stati altri affioramenti sappiamo cosa si deve fare per risolverli». Anche se non sembrerebbe proprio.
In un’intervista a Mongabay Latam, Oscar Vanegas, un ingegnere petrolifero e consulente delll’Universidad Industrial di Santander, ha detto invece che «L’impresa non era preparata a una contingenza come questa perché casi come questo successo al pozzo Lizama 158 sono atipici. Alla mancanza di preparazione dell’impresa si sono sommate le forti piogge che ci sono state 10 giorni dopo il primo affioramento di petrolio. Questa forte tormenta non ha permesso che lo sversamento fosse contenuto dalle barriere e l’inquinamento ha tracimato, generando l’emergenza che è stata dichiarata più tardi dal Municipio di Barrancabermeja come “una calamità pubblica”».
Le comunità locali e gli esperti sono convinti che l’estrazione dal pozzo Lizama 158 potrebbe anche non entrarci direttamente e che la vera ragione dell’incidente sia un test di fatturazione idraulica – il fracking – dei giacimenti non convenzionali che è in progetto in Colombia. Infatti, anche se i pozzo Lizama 158 è un pozzo di estrazione convenzionale non era più in funzione dal 2005 e per Vanegas la cosa più sorprendente in quel che è successo è che il greggio sia arrivato in superficie a causa di fatturazioni naturali: «Il rischio più grande si verifica quando le fratture indotte si connettono alle falle naturali, che si convertono in un’autostrada di migrazione del greggio e quel che è successo potrebbe accadere nei giacimenti non convenzionali».
Uno dei leader comunitari, Oscar Sampayo, ha ricordato a Mongabay Latam che «Il Magdalena Medio è la zona nella quale ci saranno gli impianti pilota del fracking nei giacimenti non convenzionali del Paese. E con quello che è successo c’è un’incertezza totale quanto alla conoscenza idrogeologica del sottosuolo, aspetto che ci preoccupa di fonte a quanto accaduto e a quello che potrebbe accadere in questa zona. C’è stata una completa inoperatività di fronte allo sversamento. Non è possibile che dopo 25 giorni non ci sia una certezza su quel che è successo.
I tecnici dell’Anla sono arrivati nell’area solo 10 giorni dopo il disastro, un ritardo che non è stato chiarito dal governo nonostante le richieste delle comunità e delle autorità locali, anche se l’Anla ora ammette di essere stata a conoscenza degli eventi fin dal 3 marzo. La direttrice dell’Anla, Claudia González, ha visitato l’area in emergenza solo il 22 marzo e ha annunciato l’apertura di un’inchiesta sull’operato di Ecopetrol. Recentemente l’Anla ha evidenziato gli obblighi di Ecopetrol di adottare immediatamente «Le misure di controllo e gestione ambientale nella contingenza che si sta presentando nel villaggio La Fortuna del Municipio di Barrancabermeja, Santander» e ha finalmente chiesto alla compagnia petrolifera «Informazioni per determinare la causa dell’incidente per mandare avanti la valutazione dell’area colpita e definire un piano di recupero, e altri dati per stabilire lo stato della qualità dell’aria e informare sulla manutenzione e l’operatività dei pozzi 158 e 159 a Lizama. La violazione degli obblighi stabiliti darà luogo alle sanzioni corrispondenti».
Troppo tardi e troppo poco, verrebbe da dire.
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