venerdì, aprile 20, 2018
Dal 2001 con l’inizio della cosiddetta “guerra al terrore”, gli Stati Uniti hanno sviluppato un vasto programma che prevede l’uso dei droni per effettuare uccisioni mirate extra-territoriali in tutto il mondo.

Amnesty - Per oltre un decennio, insieme ad altre Ong, alla Nazioni Unite a ai media, abbiamo documentato il devastante impatto civile del programma di uso letale dei droni degli Stati Uniti.

In molti casi i droni hanno colpito vittime innocenti, realizzando uccisioni illegali, alcune delle quali potrebbero equivalere a crimini di guerra o a esecuzioni extragiudiziali.

Nel report denominato “Assistenza mortale” abbiamo evidenziato quale sia stato il ruolo di quattro importanti Paesi che in questi anni hanno supportato il programma statunitense dei droni: Regno Unito, Germania, Paesi Bassi e Italia.

SCARICA IL REPORT "ASSISTENZA MORTALE"

Il rapporto compilato dai nostri collaboratori evidenzia il ruolo di supporto svolto da questi quattro Paesi, ma mostra anche come questi Stati rischino di essere ritenuti responsabili di violazioni del diritto internazionale.

“Auspichiamo che le autorità italiane rispondano al più presto alle preoccupazioni espresse nel rapporto, fornendoci tutte le informazioni necessarie sull’assistenza fornita al programma Usa“, ha dichiarato Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia.

In questa mappa interattiva è possibile vedere come gli Stati europei stiano fornendo assistenza in attacchi potenzialmente illegali coi droni statunitensi.

Il rapporto evidenzia il clima di segretezza che rende impossibile comprendere se i quattro stati europei abbiano posto in essere garanzie per evitare di fornire assistenza ad attacchi illegali coi droni.

“Da anni i governi di Regno Unito, Germania, Olanda e Italia forniscono assistenza al programma globale segreto di uccisioni degli Usa, fornendo informazioni d’intelligence di grande importanza e infrastrutture di comunicazione nonostante l’aumento delle vittime civili e delle denunce di uccisioni illegali, compresi crimini di guerra”, ha dichiarato Rasha Abdul Rahim, ricercatrice di Amnesty International su controllo delle armi, commerci di materiale di sicurezza e diritti umani.

Da quando il presidente Donald Trump è entrato in carica, c’è stata una enorme espansione nelle operazioni con i droni statunitensi e secondo quanto riportato sono state ridotte le restrizioni sul loro uso e sull’impiego della forza letale all’estero, il che significa che esiste un rischio reale di aumento di uccisioni illegali e vittime civili.

Il Council on Foreign Relations, un think tank con sede negli Stati Uniti, ha stimato che Donald Trump abbia approvato almeno 36 attacchi di droni o operazioni speciali basate sui raid aerei nei suoi primi 45 giorni da presidente.

Secondo il Bureau of Investigative Journalism, dal 2004, gli attacchi di droni statunitensi hanno ucciso oltre 5.551 civili in Afghanistan, Pakistan, Somalia e Yemen.


Droni letali Usa: cosa è emerso

  • Regno Unito, Germania e Olanda condividono informazioni d’intelligence che consentono agli Usa di individuare potenziali bersagli da sorvegliare ulteriormente o da colpire coi droni;
  • Germania e Olanda forniscono metadati (ad esempio, informazioni relative a comunicazioni, come data e luogo di una telefonata) che potrebbero essere usate per colpire persone;
  • Regno Unito, Germania e Italia consentono agli Usa di gestire basi nei loro territori, col conseguente impiego di comunicazioni e infrastrutture d’intelligence che permettono la trasmissione di informazioni dagli operatori dei droni negli Usa ai droni armati che lanciano attacchi mortali in tutto il pianeta;
  • l’Italia consente agli Usa di lanciare attacchi coi droni armati dalla base Usa di Sigonella a scopo difensivo.






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