giovedì, febbraio 27, 2020
Funzionari dell’immigrazione lo hanno arrestato al suo arrivo all’aeroporto del Cairo alle 4:30 del mattino. FIRMA L'APPELLO

Amnesty - Patrick era partito da Bologna, dove segue un programma di studi Erasmus, per trascorrere un periodo di vacanza nella sua città natale, Mansoura, in Egitto. I suoi avvocati ci hanno riferito che gli agenti dell’Agenzia di sicurezza nazionale (NSA) hanno tenuto Patrick bendato e ammanettato durante il suo interrogatorio all’aeroporto durato 17 ore. Patrick è stato picchiato sulla pancia e sulla schiena e torturato con scosse elettriche.

Gli agenti della NSA lo hanno interrogato sul suo lavoro in materia di diritti umani durante il suo soggiorno in Egitto e sullo scopo della sua residenza in Italia.

Successivamente è stato trasferito in una struttura di detenzione della NSA non rivelata a Mansoura.

Il giorno seguente all’arresto, i pubblici ministeri di Mansoura hanno ordinato la sua detenzione per 15 giorni in attesa di indagini su accuse tra cui “diffusione di notizie false”, “incitamento alla protesta” e “istigazione alla violenza e ai crimini terroristici”. I pubblici ministeri hanno affermato di fare riferimento a dieci post pubblicati su Facebook, ma non hanno permesso né a Patrick né al suo avvocato di esaminarli.

Sabato 15 febbraio i giudici hanno confermato la detenzione preventiva. Il 22 febbraio un tribunale ha confermato la sua detenzione per ulteriori 15 giorni. Il 25 febbraio Patrick è stato trasferito da una stazione di polizia alla prigione di Mansoura: è un brutto segnale, indice di una condizione detentiva che rischia di essere di lungo periodo.

Riteniamo che Patrick George Zaki sia un prigioniero di coscienza detenuto esclusivamente per il suo lavoro in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche espresse sui social media.

Con una lettera all’ambasciatore egiziano a Roma, abbiamo subito espresso le nostre preoccupazioni per la situazione di Patrick.



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