“Giuseppe Pelle è la sintesi migliore delle caratteristiche relazionali poste in essere dalla ‘ndrangheta con esponenti delle istituzioni di questa città, di questa provincia, di questa regione, di questo Paese. Un rapporto subdolo che emerge in tutta la sua pericolosità…”.
Liberainformazione - Così Gaetano Paci, procuratore di Reggio Calabria ha sintetizzato il ruolo di Peppe “Gambazza”, vero padrino della ‘ndrangheta e, per così dire, un figlio d’arte. Pelle ha ispirato e istruito molti dei capi più giovani, anche quelli alla guida di altre potenti famiglie della provincia di Reggio Calabria.
I poliziotti della squadra mobile di Reggio e del Servizio Centrale Operativo della polizia che l’hanno scovato in quel casolare immerso nella boscaglia. Per catturarlo ci hanno messa tanta determinazione e pazienza, ed è paradossale che lo abbiano trovato in un rifugio, diciamo così, da latitanti vecchio stile.
Lui che ha trasformato in una “scienza” la capacità di costruire covi, bunker, ricavati nelle profondità dei terreni, nelle campagne ai piedi dell’Aspromonte, o sotto i capannoni, in anonime abitazioni, spesso volutamente lasciate a metà, o al contrario tra gruppi di case abitate. Proprio lui, uno che dell’imprendibilità aveva fatto una religione, sia per necessità legate all’esercizio del potere, del comando sulla sua cosca, ma anche, in qualche modo, su molte altre della costa Jonica, di cui a lungo era stato una sorta di capo dei capi
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