Incendio a Torino, è il giorno del lutto. In migliaia al Duomo, un lungo applauso accoglie le bare dei quattro operai morti alla ThyssenKrupp. Papa: «Più dignità per i lavoratori». Il card. Poletto: «È un dramma di tutti»
dal Corriere della Sera
TORINO - È il giorno del lutto. Tutta Torino dà l'ultimo saluto ai quattro operai morti nel rogo della ThyssenKrupp. Migliaia di persone e un lungo applauso hanno accolto davanti al Duomo le bare di Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino e Bruno Santino, le quattro vittime della TyssenKrupp. La prima ad entrare nel Duomo è stata quella del 26enne Santino seguita dai familiari. Poi le altre tre bare: tutto in legno chiaro, tutte coperte da un cuscino di fiori bianchi. I funerali sono stati celebrati dal cardinale Severino Poletto. A Torino i negozi hanno abbassato le serrande e spengono le luci. Tra gli striscioni davanti alla chiesa quello delle rappresentanze sindacali della ThyssenKrupp Torino listato a lutto e uno striscione della Fiom di Brescia con la scritta «Lavorare per vivere non per morire». In tutti gli stabilimenti della ThyssenKrupp, in Italia ed all'estero, ci sono bandiere a mezz'asta ed i dipendenti hanno fatto un minuto di silenzio.
«PIÙ DIGNITÀ PER IL LAVORATORI» - «Questo è un dramma di tutti. Non ci sono aggettivi adeguati per commentare questo modo atroce di morire. È accaduto ciò che non dovrebbe mai accadere sul posto di lavoro» ha detto il cardinale Severino Poletto, nell'omelia. «Deve emergere nella coscienza di tutti un impegno serio e responsabile: mai più morti come queste, mai più lavoratori dilaniati dal fuoco come questi quattro che abbiamo portato qui in una bara o i tre che ancora stanno lottando nei nostri ospedali per sopravvivere» è stato il monito dell'arcivescovo di Torino. All'inizio della celebrazione Poletto ha anche letto un telegramma inviatogli da Benedetto XVI , nel quale Ratzinger auspica più «tutela, sicurezza e dignità per i lavoratori».
ISTITUZIONI E VERTICI THYSSENKRUPP - Nella cattedrale le autorità piemontesi, i ministri Cesare Damiano e Paolo Ferrero, i vicepresidenti della Camera Pierluigi Castagnetti e del Senato Milziade Caprili. Presente anche l'ambasciatore di Germania in Italia, Michael Steiner. Sono qui a nome del Governo e di tutta Italia perché a Torino siamo in presenza di una strage di persone innocenti e dobbiamo sapere che bisogna continuare questa battaglia contro gli infortuni e le morti sul lavoro» ha detto Damiano, mentre Ferrero ha promesso che «l'attenzione per la sicurezza sul lavoro non verrà meno». All’apertura dell’ottavo summit mondiale per i premi Nobel per la pace in Campidoglio, anche Fausto Bertinotti ha ricordato la tragedia di Torino. Per il presidente della Camera, l'incendio scoppiato nella fabbrica ThyssenKrupp è anch'esso una «espressione di guerra» come altri drammi mondiali di oggi. Nella cattedrale di Torino erano presenti anche alcuni rappresentanti della ThyssenKrupp da Terni e dalla Germania che hanno partecipato alla cerimonia nei banchi a metà del duomo di Torino e si sono allontanati senza rilasciare dichiarazioni. Un portavoce ha sottolineato che l'azienda è vicina al dolore delle famiglie e vuole stare nel silenzio. Alla fine della cerimonia le corone offerte dall'azienda sono state contestate da alcuni lavoratori.
«VOGLIO ANDARMENE CON MIO FIGLIO» - «Voglio morire, voglio andarmene con mio figlio»: la mamma di Angelo Laurino, uno degli operai morti nel rogo della ThyssenKrupp urla così la sua disperazione quando il carro funebre si è fermato sotto l'abitazione della famiglia prima di raggiungere il Duomo. La donna, visibilmente scossa, è scesa alcuni istanti dal carro funebre che si è fermato sotto la casa dei Laurino, in via Sansovino. Le bare dei lavoratori, che hanno perso la vita, sono partite da punti diversi della città, fino a ricongiungersi a piazza Castello. Una piccola folla di persone, vicini di casa e gente del quartiere, si è radunata sotto la casa di Roberto Scola. Ininterrotto e disperato il pianto della moglie, sorretta da un'altra donna che però ad un certo punto ha gridato: «Roberto, vieni a casa», indicando il portone aperto di via Patetta 8, dove l'operaio viveva.
LA LETTERA DI PRODI - «Oggi è il giorno del dolore e del distacco più difficile. E’ il giorno dell’ultimo saluto a quattro figli dell’Italia del lavoro»: comincia così la lettera del presidente del Consiglio, Romano Prodi, su LaStampa in occasione dei funerali degli operai morti nelle acciaierie. «Non posso essere oggi a Torino, come avrei voluto - spiega il premier -, perchè sarò a Lisbona per la firma del Trattato europeo» scrive Prodi che sceglie il quotidiano torinese per intervenire sul tema delle morti sul lavoro: «E’ il momento degli impegni; come l’adozione di misure rafforzate per la sicurezza sui luoghi di lavoro, la sospensione delle attività produttive laddove non ci siano standard adeguati, la richiesta severa di indagini rapide e giuste. Questo il governo ha fatto - sottolinea Prodi - e continuerà a fare anche dopo oggi (..) Abbiamo il dovere di difendere la vita dei lavoratori, garantire tutele, regole, impegnarci per migliorare le condizioni morali e materiali di ciascuno. Il sacrificio di Angelo, bruno, Antonio e Roberto non deve essere vano».
INDAGINI - Proseguono intanto le indagini della magistratura sull'incidente, indagini che si estendono anche alle altre fabbriche del gruppo, a Terni e in Germania, dove si sono verificati in passato principi di incendio. Il procuratore capo a Torino, Marcello Maddalena, promette: «Faremo le indagini necessarie e ce la metteremo tutta, ma i tempi non potranno essere brevi». Gli interrogatori di operai, impiegati e dirigenti inducono i pubblici ministeri a ritenere che, mentre la sede ternana era dotata di una buona organizzazione, quella di Torino aveva varie lacune. E ci sono dubbi anche sull'operato di alcuni funzionari della Asl subalpina: le prescrizioni in materia di sicurezza impartite all'azienda non sono sembrate particolarmente efficaci.
dal Corriere della Sera
TORINO - È il giorno del lutto. Tutta Torino dà l'ultimo saluto ai quattro operai morti nel rogo della ThyssenKrupp. Migliaia di persone e un lungo applauso hanno accolto davanti al Duomo le bare di Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino e Bruno Santino, le quattro vittime della TyssenKrupp. La prima ad entrare nel Duomo è stata quella del 26enne Santino seguita dai familiari. Poi le altre tre bare: tutto in legno chiaro, tutte coperte da un cuscino di fiori bianchi. I funerali sono stati celebrati dal cardinale Severino Poletto. A Torino i negozi hanno abbassato le serrande e spengono le luci. Tra gli striscioni davanti alla chiesa quello delle rappresentanze sindacali della ThyssenKrupp Torino listato a lutto e uno striscione della Fiom di Brescia con la scritta «Lavorare per vivere non per morire». In tutti gli stabilimenti della ThyssenKrupp, in Italia ed all'estero, ci sono bandiere a mezz'asta ed i dipendenti hanno fatto un minuto di silenzio.
«PIÙ DIGNITÀ PER IL LAVORATORI» - «Questo è un dramma di tutti. Non ci sono aggettivi adeguati per commentare questo modo atroce di morire. È accaduto ciò che non dovrebbe mai accadere sul posto di lavoro» ha detto il cardinale Severino Poletto, nell'omelia. «Deve emergere nella coscienza di tutti un impegno serio e responsabile: mai più morti come queste, mai più lavoratori dilaniati dal fuoco come questi quattro che abbiamo portato qui in una bara o i tre che ancora stanno lottando nei nostri ospedali per sopravvivere» è stato il monito dell'arcivescovo di Torino. All'inizio della celebrazione Poletto ha anche letto un telegramma inviatogli da Benedetto XVI , nel quale Ratzinger auspica più «tutela, sicurezza e dignità per i lavoratori».
ISTITUZIONI E VERTICI THYSSENKRUPP - Nella cattedrale le autorità piemontesi, i ministri Cesare Damiano e Paolo Ferrero, i vicepresidenti della Camera Pierluigi Castagnetti e del Senato Milziade Caprili. Presente anche l'ambasciatore di Germania in Italia, Michael Steiner. Sono qui a nome del Governo e di tutta Italia perché a Torino siamo in presenza di una strage di persone innocenti e dobbiamo sapere che bisogna continuare questa battaglia contro gli infortuni e le morti sul lavoro» ha detto Damiano, mentre Ferrero ha promesso che «l'attenzione per la sicurezza sul lavoro non verrà meno». All’apertura dell’ottavo summit mondiale per i premi Nobel per la pace in Campidoglio, anche Fausto Bertinotti ha ricordato la tragedia di Torino. Per il presidente della Camera, l'incendio scoppiato nella fabbrica ThyssenKrupp è anch'esso una «espressione di guerra» come altri drammi mondiali di oggi. Nella cattedrale di Torino erano presenti anche alcuni rappresentanti della ThyssenKrupp da Terni e dalla Germania che hanno partecipato alla cerimonia nei banchi a metà del duomo di Torino e si sono allontanati senza rilasciare dichiarazioni. Un portavoce ha sottolineato che l'azienda è vicina al dolore delle famiglie e vuole stare nel silenzio. Alla fine della cerimonia le corone offerte dall'azienda sono state contestate da alcuni lavoratori.
«VOGLIO ANDARMENE CON MIO FIGLIO» - «Voglio morire, voglio andarmene con mio figlio»: la mamma di Angelo Laurino, uno degli operai morti nel rogo della ThyssenKrupp urla così la sua disperazione quando il carro funebre si è fermato sotto l'abitazione della famiglia prima di raggiungere il Duomo. La donna, visibilmente scossa, è scesa alcuni istanti dal carro funebre che si è fermato sotto la casa dei Laurino, in via Sansovino. Le bare dei lavoratori, che hanno perso la vita, sono partite da punti diversi della città, fino a ricongiungersi a piazza Castello. Una piccola folla di persone, vicini di casa e gente del quartiere, si è radunata sotto la casa di Roberto Scola. Ininterrotto e disperato il pianto della moglie, sorretta da un'altra donna che però ad un certo punto ha gridato: «Roberto, vieni a casa», indicando il portone aperto di via Patetta 8, dove l'operaio viveva.
LA LETTERA DI PRODI - «Oggi è il giorno del dolore e del distacco più difficile. E’ il giorno dell’ultimo saluto a quattro figli dell’Italia del lavoro»: comincia così la lettera del presidente del Consiglio, Romano Prodi, su LaStampa in occasione dei funerali degli operai morti nelle acciaierie. «Non posso essere oggi a Torino, come avrei voluto - spiega il premier -, perchè sarò a Lisbona per la firma del Trattato europeo» scrive Prodi che sceglie il quotidiano torinese per intervenire sul tema delle morti sul lavoro: «E’ il momento degli impegni; come l’adozione di misure rafforzate per la sicurezza sui luoghi di lavoro, la sospensione delle attività produttive laddove non ci siano standard adeguati, la richiesta severa di indagini rapide e giuste. Questo il governo ha fatto - sottolinea Prodi - e continuerà a fare anche dopo oggi (..) Abbiamo il dovere di difendere la vita dei lavoratori, garantire tutele, regole, impegnarci per migliorare le condizioni morali e materiali di ciascuno. Il sacrificio di Angelo, bruno, Antonio e Roberto non deve essere vano».
INDAGINI - Proseguono intanto le indagini della magistratura sull'incidente, indagini che si estendono anche alle altre fabbriche del gruppo, a Terni e in Germania, dove si sono verificati in passato principi di incendio. Il procuratore capo a Torino, Marcello Maddalena, promette: «Faremo le indagini necessarie e ce la metteremo tutta, ma i tempi non potranno essere brevi». Gli interrogatori di operai, impiegati e dirigenti inducono i pubblici ministeri a ritenere che, mentre la sede ternana era dotata di una buona organizzazione, quella di Torino aveva varie lacune. E ci sono dubbi anche sull'operato di alcuni funzionari della Asl subalpina: le prescrizioni in materia di sicurezza impartite all'azienda non sono sembrate particolarmente efficaci.
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