domenica, gennaio 27, 2008

da Amnesty International

Al termine della terza settimana di operazioni dell’Unamid (la Forza delle Nazioni Unite in Darfur), Amnesty International ha reso noto che la situazione della sicurezza per gli sfollati è in bilico, sottolineando che una generazione di darfuriani sta crescendo in un clima di estrema paura e insicurezza in campi profughi pieni di armi: una combinazione potenzialmente esplosiva.

Con questo duro monito, Amnesty International ha lanciato il suo nuovo rapporto Sfollati in Darfur - Una generazione di rabbia, in cui descrive l’attuale stato di insicurezza nei campi profughi nell’area, le potenziali conseguenze e le possibili soluzioni.

“La maggior parte dei campi profughi in Darfur è piena di armi. La situazione della sicurezza dentro e fuori dai campi continua a peggiorare, mentre le speranze di una soluzione politica al conflitto in Darfur si riducono e le ostilità tra il governo e i gruppi armati seguitano a intensificarsi” ha dichiarato Tawanda Hondora, vicedirettore del Programma Africa di Amnesty International. “Il benessere degli sfollati continua a essere ignorato mentre i gruppi armati e il governo litigano e impediscono il completo spiegamento dell’Unamid. Non ci potrà essere una pace duratura senza la garanzia che la sicurezza e i diritti umani di queste persone siano rispettati e sostenuti”.

I gruppi armati continuano a usare i campi per reclutare combattenti, inclusi i bambini.

“I giovani del Darfur vivono in una realtà dove non sembra esserci una speranza né per il presente né per il futuro. Arrabbiati e frustrati, alcuni di loro si uniscono ai gruppi armati” - ha proseguito Hondora, facendo l’esempio di “Alì”, uno sfollato del campo di Abu Shouk, che ha detto ad Amnesty International: “I ragazzi di 18 anni sono sfiduciati. Non hanno lavoro, soprattutto i laureati, e vivono con gli aiuti umanitari”.

Gli sfollati del Darfur sono stati lasciati perlopiù indifesi. La forza dell’Unione africana, pensata per proteggere i profughi, è stata surclassata dalla superiorità in uomini e armi delle milizie filo-governative janjawid e dei gruppi armati d’opposizione.

“La stessa sorte toccherà all’Unamid a meno che non si mandino chiari segnali alle parti in conflitto che non sarà ammesso alcun attacco all’Unamid e alla popolazione” ha detto Hondora. “In aggiunta, devono essere adottate urgenti misure per assicurare che il governo del Sudan rimuova tutti gli impedimenti al completo spiegamento dell’Unamid. La comunità internazionale deve, inoltre, adeguatamente rinforzare l’Unamid, anche attraverso la fornitura di un equipaggiamento di terra e di trasporto aereo”.

L’esercito e la polizia sudanesi, che dovrebbero in teoria proteggere i civili, sono considerati dagli sfollati come nemici piuttosto che difensori, dal momento che spesso li arrestano arbitrariamente fuori dai campi profughi, in base al sospetto che appartengano a gruppi armati d’opposizione.

Alcuni campi, ad esempio quello di Kalma, ospitano persone appartenenti ad almeno 29 differenti gruppi etnici. La gran parte dei residenti possiede armi. Amnesty International ha appreso che molti giovani hanno costituito gruppi di vigilantes su base etnica. Tra il 16 e il 22 ottobre 2007, le Nazioni Unite hanno registrato più di 10 casi di scontri a fuoco in questo campo, affermando che “molti episodi di violenza sono stati attribuiti al gruppo armato Fur, che comprende dei bambini, contro altri gruppi etnici nel campo”.

“La presenza di armi nei campi ha peggiorato una situazione di sicurezza già precaria per tutti” - ha detto Hondora. “In alcuni campi profughi, si può comprare una pistola con soli 25 dollari e ciò contribuisce a spiegare i numerosi episodi di furto e aggressione”. In questo ambiente carico di rabbia, paura, insicurezza e disaccordo politico, i litigi spesso sfociano in tragedia.

Le donne sfollate sono esposte al costante pericolo di stupro quando si avventurano al di fuori dei propri campi per cercare legna da ardere o cibo. Sebbene la maggior parte delle vittime di stupro accusi le milizie janjawid, ad Amnesty International sono pervenute notizie di stupri commessi anche dall’esercito sudanese, dalla polizia e da altri gruppi armati d’opposizione, compreso l’Esercito di liberazione del Sudan (Sla/Mm). Le donne denunciano di essere state violentate, a volte, anche dagli sfollati maschi all’interno del campo.

“Mahmud”, uno sfollato nel campo di al-Jeneina, ha detto ad Amnesty International: “Le donne continueranno a uscire dal campo per raccogliere legna da ardere. Anche se questo è pericoloso perché possono essere violentate, noi le lasceremo andare perché gli uomini che raccolgono legna da ardere possono essere uccisi”.

Amnesty International si è rivolta anche all’Unamid affinché garantisca la protezione degli sfollati, attraverso lo stazionamento di unità in prossimità di ciascun campo e con un pattugliamento costante, compresa la scorta delle persone che escono per raccogliere la legna da ardere.

“L’Unamid deve essere dotata di risorse per assicurare la piena protezione di tutti i civili in Darfur” - ha concluso Hondora. “Ciascuna parte coinvolta nel conflitto deve, inoltre, interrompere immediatamente gli attacchi ai civili e agevolare lo spiegamento dell’Unamid in tutte le aree colpite”.

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it


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