ROMA - Le elezioni politiche si terranno il 13 e il 14 aprile. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri, che deve ora valutare se sia oppure no possibile organizzare l'«election day», ovvero l'accorpamento del voto per il rinnovo del Parlamento con quello delle amministrative. L'opportunità è vista di buon occhio dal premier dimissionaro Romano Prodi: «Farò ogni sforzo per minimizzare i costi e gli incomodi - ha spiegato in una conferenza stampa a Palazzo Chigi, dopo l'annuncio dello sciogliemento delle Camere da parte di Napolitano -: più votazioni verranno concentrate in un solo giorno, meglio sarà per i cittadini. Tutto questo - ha precisato - nel rispetto delle leggi e delle prerogative di autonomia, ad esempio per l’elezione dell’assemblea siciliana che ha regole diverse». L'accorpamento del voto potrà essere realizzato però soltanto con un apposito decreto che consenta di derogare alla norma secondo cui le elezioni amministrative si possono tenere soltanto tra il 15 aprile e il 15 giugno.
SCELTA OBBLIGATA - La decisione del Consiglio dei ministri è arrivata in tarda mattinata dopo che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, aveva ufficializzato con un decreto lo scioglimento del Senato e della Camera dei deputati. Una decisione presa, come lui stesso ha spiegato in una breve comunicazione ai cronisti, con il grande «rammarico di dover chiamare gli italiani alle urne senza che la riforma elettorale sia stata approvata».Napolitano ha spiegato che la decisione è stata inevitabile, dopo il fallimento del mandato esplorativo affidato al presidente del Senato, Franco Marini. Un lavoro, quello portato avanti per una settimana dalla seconda carica dello Stato, che malgrado «impegno e scrupolo» che il capo dello Stato giudica encomiabili, «non è purtroppo stato coronato da successo». Napolitano non ha insomma nascosto la propria delusione per il passo che ha dovuto compiere. «Già nel febbraio dello scorso anno - ha fatto notare il presidente - rinviando al Parlamento il governo dimissionario avevo evidenziato la necessità di una modifica del sistema elettorale vigente. Ma nella discussione che da allora è seguita hanno a lungo pesato le incertezze tra le forze politiche. Si era tuttavia giunti nelle ultime settimane sulla soglia di una possibile conclusione. Di qui il mio auspicio affinché si procedesse con quella riforma come primo passo verso una revisione delle regole di funzionamento della competizione politica».
«ELEZIONI ANTICIPATE ANOMALIA» - Ma il precipitare della situazione ha impedito l'intesa tra le forze politiche e il netto no dell'opposizione ha legato le mani anche al Quirinale, che in questa situazione non ha potuto fare altro che chiudere la legislatura. «La decisione di sciogliere le Camere è divenuta obbligata - ha detto Napolitano - visto l'esito negativo degli sforzi che ho doverosamente ocmputo nella convinzione che elezioni così fortemente anticipate costituiscano un'anonamlia rispetto al normale succedersi delle legislature parlamentari e non senza conseguenze sulla governabilità del Paese».
«CONTINUI IL DIALOGO» - Napolitano ha però voluto esprimere pubblicamente l'auspicio che il confronto tra i Poli non sia del tutto tramontato: «Il dialogo su questi temi, ora rottosi, resta un'esigenza ineludibile per il futuro del Paese - ha detto -. Mi auguro che campagna elettorale si fondi dunque su quell'esigenza ed è il momento per le forze politiche di dare prova di senso di responsabilità per fare fronte agli impegni a cui l'Italia è chiamata».
SCELTA OBBLIGATA - La decisione del Consiglio dei ministri è arrivata in tarda mattinata dopo che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, aveva ufficializzato con un decreto lo scioglimento del Senato e della Camera dei deputati. Una decisione presa, come lui stesso ha spiegato in una breve comunicazione ai cronisti, con il grande «rammarico di dover chiamare gli italiani alle urne senza che la riforma elettorale sia stata approvata».Napolitano ha spiegato che la decisione è stata inevitabile, dopo il fallimento del mandato esplorativo affidato al presidente del Senato, Franco Marini. Un lavoro, quello portato avanti per una settimana dalla seconda carica dello Stato, che malgrado «impegno e scrupolo» che il capo dello Stato giudica encomiabili, «non è purtroppo stato coronato da successo». Napolitano non ha insomma nascosto la propria delusione per il passo che ha dovuto compiere. «Già nel febbraio dello scorso anno - ha fatto notare il presidente - rinviando al Parlamento il governo dimissionario avevo evidenziato la necessità di una modifica del sistema elettorale vigente. Ma nella discussione che da allora è seguita hanno a lungo pesato le incertezze tra le forze politiche. Si era tuttavia giunti nelle ultime settimane sulla soglia di una possibile conclusione. Di qui il mio auspicio affinché si procedesse con quella riforma come primo passo verso una revisione delle regole di funzionamento della competizione politica».
«ELEZIONI ANTICIPATE ANOMALIA» - Ma il precipitare della situazione ha impedito l'intesa tra le forze politiche e il netto no dell'opposizione ha legato le mani anche al Quirinale, che in questa situazione non ha potuto fare altro che chiudere la legislatura. «La decisione di sciogliere le Camere è divenuta obbligata - ha detto Napolitano - visto l'esito negativo degli sforzi che ho doverosamente ocmputo nella convinzione che elezioni così fortemente anticipate costituiscano un'anonamlia rispetto al normale succedersi delle legislature parlamentari e non senza conseguenze sulla governabilità del Paese».
«CONTINUI IL DIALOGO» - Napolitano ha però voluto esprimere pubblicamente l'auspicio che il confronto tra i Poli non sia del tutto tramontato: «Il dialogo su questi temi, ora rottosi, resta un'esigenza ineludibile per il futuro del Paese - ha detto -. Mi auguro che campagna elettorale si fondi dunque su quell'esigenza ed è il momento per le forze politiche di dare prova di senso di responsabilità per fare fronte agli impegni a cui l'Italia è chiamata».
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