Musharraf tratta. Per la gioia del mullah Omar. Washington tace.
da PeaceReporter
Ieri la tregua unilaterale dichiarata dai talebani pachistani di Baitullah Mehsud: “L’esercito ha ridotto le operazioni contro di noi – aveva dichiarato tramite il suo portavoce – e pertanto anche noi annunciamo un cessate il fuoco come gesto di buona volontà”. Oggi la risposta del governo pachistano di Musharraf che, per bocca del ministro dell’Interno Hamid Nawaz, annuncia l’avvio di negoziati ufficiali. “Si formerà una jirga (assemblea tradizionale degli anziani e dei capi tribali e di rappresentanti del governo, ndr) per negoziare la pace: è l’unico modo di convincerli a deporre le armi”. In realtà, le trattative segrete tra governo e talebani sono in corso da settimane, e il 28 gennaio avevano già condotto a una tregua limitata (nell'ultima settimana si sono contati 'solo' una ventina di morti nei combattimenti, contro i duecento in media delle settimane precedenti).
Proprio quello che voleva il mullah Omar. Il governo pachistano cerca di mostrare i negoziati come una resa dei talebani di Mehsud: “Loro sono in fuga, le nostre truppe li tengono sotto pressione e adesso chiedono un cessate il fuoco”. In realtà, la mossa dei talebani pachistani – che hanno dimostrato di saper tener testa senza problemi all’esercito di Islamabad – sembra dettata da ragioni ben diverse. Secondo diverse fonti, all’inizio di gennaio il mullah Omar aveva ordinato al comandante Mehsud di cessare le operazioni contro l’esercito pachistano e di concentrarsi invece sul “vero nemico”: le truppe Nato in Afghanistan. Pare che, dopo qualche resistenza iniziale, Mehsud abbia acconsentito. Facendo un gran favore ai generali pachistani, da sempre contrari a questa guerra civile condotta per ordine di Washington. Ma facendo sicuramente infuriare quelli statunitensi, che vedono nella pressione militare di Musharraf contro le retrovie talebane in Pakistan l’unica speranza di arginare l’offensiva talebana di primavera in Afghanistan.
“Musharraf tratta con l’assassino della Bhutto”. Per ora la Casa Bianca – che da settimane valuta l’opzione di un intervento diretto in Pakistan – non ha ancora commentato. Ha invece duramente protestato il partito della defunta Benazir Bhutto: “Condanniamo con durezza il fatto che il governo tratti la pace con l’uomo che il governo stesso accusa di aver ucciso la Bhutto”, ha dichiarato Sherry Rehman, portavoce del Partito del popolo pachistano (Ppp), che per quell’omicidio ha invece sempre accusato i servizi segreti militari del governo pachistano.
Coincidenza: poche ore dopo, il ministero degli Interni dava la notizia dell’arresto di altri due presunti responsabili dell’assassinio della Bhutto: due uomini di Mehsud. “E’ uno sviluppo importantissimo: i due arrestati sono militanti di un gruppo legato a Baitullah Mehsud”, ha commentato il portavoce del ministero, il brigadier Javed Cheema.
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Ieri la tregua unilaterale dichiarata dai talebani pachistani di Baitullah Mehsud: “L’esercito ha ridotto le operazioni contro di noi – aveva dichiarato tramite il suo portavoce – e pertanto anche noi annunciamo un cessate il fuoco come gesto di buona volontà”. Oggi la risposta del governo pachistano di Musharraf che, per bocca del ministro dell’Interno Hamid Nawaz, annuncia l’avvio di negoziati ufficiali. “Si formerà una jirga (assemblea tradizionale degli anziani e dei capi tribali e di rappresentanti del governo, ndr) per negoziare la pace: è l’unico modo di convincerli a deporre le armi”. In realtà, le trattative segrete tra governo e talebani sono in corso da settimane, e il 28 gennaio avevano già condotto a una tregua limitata (nell'ultima settimana si sono contati 'solo' una ventina di morti nei combattimenti, contro i duecento in media delle settimane precedenti).
Proprio quello che voleva il mullah Omar. Il governo pachistano cerca di mostrare i negoziati come una resa dei talebani di Mehsud: “Loro sono in fuga, le nostre truppe li tengono sotto pressione e adesso chiedono un cessate il fuoco”. In realtà, la mossa dei talebani pachistani – che hanno dimostrato di saper tener testa senza problemi all’esercito di Islamabad – sembra dettata da ragioni ben diverse. Secondo diverse fonti, all’inizio di gennaio il mullah Omar aveva ordinato al comandante Mehsud di cessare le operazioni contro l’esercito pachistano e di concentrarsi invece sul “vero nemico”: le truppe Nato in Afghanistan. Pare che, dopo qualche resistenza iniziale, Mehsud abbia acconsentito. Facendo un gran favore ai generali pachistani, da sempre contrari a questa guerra civile condotta per ordine di Washington. Ma facendo sicuramente infuriare quelli statunitensi, che vedono nella pressione militare di Musharraf contro le retrovie talebane in Pakistan l’unica speranza di arginare l’offensiva talebana di primavera in Afghanistan.
“Musharraf tratta con l’assassino della Bhutto”. Per ora la Casa Bianca – che da settimane valuta l’opzione di un intervento diretto in Pakistan – non ha ancora commentato. Ha invece duramente protestato il partito della defunta Benazir Bhutto: “Condanniamo con durezza il fatto che il governo tratti la pace con l’uomo che il governo stesso accusa di aver ucciso la Bhutto”, ha dichiarato Sherry Rehman, portavoce del Partito del popolo pachistano (Ppp), che per quell’omicidio ha invece sempre accusato i servizi segreti militari del governo pachistano.
Coincidenza: poche ore dopo, il ministero degli Interni dava la notizia dell’arresto di altri due presunti responsabili dell’assassinio della Bhutto: due uomini di Mehsud. “E’ uno sviluppo importantissimo: i due arrestati sono militanti di un gruppo legato a Baitullah Mehsud”, ha commentato il portavoce del ministero, il brigadier Javed Cheema.
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