Denuncia di GreenPeace: lo smaltimento dei rifiuti elettronici e l'impiego di sostanze chimiche pericolose nella produzione di prodotti tecnologici come personal computer e cellulari rappresentano una vera e proprio emergenza ambientale.
Roma, Italia — Nel rapporto "Toxic-Tech: non nel nostro cortile" Greenpeace denuncia che di una vasta quantità di rifiuti hi-tech si perdono le tracce. Nonostante la presenza di tanti vecchi prodotti elettronici in garage e soffitte, molti di essi finiscono in inceneritori e discariche o vengono esportati – spesso illegalmente – nei paesi in via di sviluppo. È il caso dell'Africa e dell'Asia. A rischio salute, sicurezza e ambiente.
Secondo le stime dell'Onu vengono prodotti all'anno 20-50 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, compreso il 5 per cento contenuto nei rifiuti solidi urbani. Il destino di questa enorme quantità di rifiuti è sconosciuto: si tratta di un flusso nascosto che non viene intercettato dai sistemi di recupero attualmente operanti. Per flusso nascosto si intende la differenza tra le quantità di prodotti immessi nel mercato in passato e le quantità effettivamente recuperate come rifiuti dalle attività di raccolta.
Anche nella stessa Unione Europea - soggetta a regolamentazioni più rigide - non c'è un'informazione precisa su dove va a finire più del 75 per cento dei rifiuti elettronici prodotti. Negli Stati Uniti la percentuale potrebbe essere ancora superiore, fino a punte dell'80 per cento visto che una quota dei rifiuti recuperati viene esportata.
Nei paesi di recente industrializzazione è quasi impossibile stimare la percentuale di rifiuti elettronici che sfugge a qualsiasi forma di trattamento o gestione, anche se in India si valuta che circa il 99 per cento dei rifiuti elettrici ed elettronici (143 mila tonnellate all'anno) viene assorbita dai settori "informali" del riciclo o viene semplicemente gettato in discariche illegali.
Sono i lavoratori asiatici- costretti a disassemblare questi prodotti a mani nude - i piu' esposti alla miscela dei composti chimici tossici contenuti nei rifiuti elettronici. Per non parlare dell'inquinamento arrecato all'acqua, all'aria e al suolo non solo in corrispondenza dei cantieri di lavoro ma anche nelle aree limitrofe.
Un altro dato scioccante è che la montagna di prodotti elettronici obsoleti sta crescendo a un tasso elevatissimo. Per due ragioni: la rapida evoluzione del settore e il loro ciclo di vita sempre più breve. Si stima che entro il 2008 si raggiungerà quota due miliardi di cellulari presenti al mondo!
Esiste oggi un flusso nascosto di rifiuti tecnologici - che si attesta su una media del 91 per cento dei prodotti immessi al consumo - anche nei casi delle aziende che danno informazioni sui propri articoli a marchio. I dati forniti da quattro produttori di computer - che hanno già adottato misure di ritiro e riciclo dei beni a fine vita - indicano che solo il 10 per cento circa dei loro prodotti vengono recuperati. Percentuale che diminuisce nel caso dei cellulari, di cui solo il 2-3 per cento viene riciclato.
Roma, Italia — Nel rapporto "Toxic-Tech: non nel nostro cortile" Greenpeace denuncia che di una vasta quantità di rifiuti hi-tech si perdono le tracce. Nonostante la presenza di tanti vecchi prodotti elettronici in garage e soffitte, molti di essi finiscono in inceneritori e discariche o vengono esportati – spesso illegalmente – nei paesi in via di sviluppo. È il caso dell'Africa e dell'Asia. A rischio salute, sicurezza e ambiente.
Secondo le stime dell'Onu vengono prodotti all'anno 20-50 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, compreso il 5 per cento contenuto nei rifiuti solidi urbani. Il destino di questa enorme quantità di rifiuti è sconosciuto: si tratta di un flusso nascosto che non viene intercettato dai sistemi di recupero attualmente operanti. Per flusso nascosto si intende la differenza tra le quantità di prodotti immessi nel mercato in passato e le quantità effettivamente recuperate come rifiuti dalle attività di raccolta.
Anche nella stessa Unione Europea - soggetta a regolamentazioni più rigide - non c'è un'informazione precisa su dove va a finire più del 75 per cento dei rifiuti elettronici prodotti. Negli Stati Uniti la percentuale potrebbe essere ancora superiore, fino a punte dell'80 per cento visto che una quota dei rifiuti recuperati viene esportata.
Nei paesi di recente industrializzazione è quasi impossibile stimare la percentuale di rifiuti elettronici che sfugge a qualsiasi forma di trattamento o gestione, anche se in India si valuta che circa il 99 per cento dei rifiuti elettrici ed elettronici (143 mila tonnellate all'anno) viene assorbita dai settori "informali" del riciclo o viene semplicemente gettato in discariche illegali.
Sono i lavoratori asiatici- costretti a disassemblare questi prodotti a mani nude - i piu' esposti alla miscela dei composti chimici tossici contenuti nei rifiuti elettronici. Per non parlare dell'inquinamento arrecato all'acqua, all'aria e al suolo non solo in corrispondenza dei cantieri di lavoro ma anche nelle aree limitrofe.
Un altro dato scioccante è che la montagna di prodotti elettronici obsoleti sta crescendo a un tasso elevatissimo. Per due ragioni: la rapida evoluzione del settore e il loro ciclo di vita sempre più breve. Si stima che entro il 2008 si raggiungerà quota due miliardi di cellulari presenti al mondo!
Esiste oggi un flusso nascosto di rifiuti tecnologici - che si attesta su una media del 91 per cento dei prodotti immessi al consumo - anche nei casi delle aziende che danno informazioni sui propri articoli a marchio. I dati forniti da quattro produttori di computer - che hanno già adottato misure di ritiro e riciclo dei beni a fine vita - indicano che solo il 10 per cento circa dei loro prodotti vengono recuperati. Percentuale che diminuisce nel caso dei cellulari, di cui solo il 2-3 per cento viene riciclato.
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