Si apre a Parigi il Salone delle iniziative di pace.
PeaceReporter - Cantastorie che raccontano fiabe africane a ritmi di tamburi. Colori e foto da angoli diversi del pianeta. Tavole-rotonde, workshop e scolaresche di bambini. È anche questo il “Salone delle iniziative di pace”, una tre giorni che si è aperta ieri e che chiude domenica, dedicata alla cultura della nonviolenza e della pace. 188 le associazioni, i movimenti e gruppi provenienti da tutto il mondo: dall’associazione israelo-palestinese degli amici di Neve Shalom-Wahat As Salam all’Osservatorio sugli armamenti; da comitati africani per la pace al Servicio Paz y Justicia (SERPAJ) latinoamericano, passando per la Caritas e il Secours islamique. Uno spazio che per il terzo anno consecutivo ritorna a Parigi: se le due precedenti edizioni del 2002 e 2006 avevano raccolto oltre 10 mila e 13 mila partecipanti, l’atmosfera che si respira in questi giorni non è quella di un grande evento, ma piuttosto di un momento di incontro e confronto rispetto a tematiche chiave come educazione, pace e riconciliazione. Rilette alla luce degli sguardi, degli interrogativi e delle richieste dei bambini. Sì, perché il Salone, che vede l’alto patronato dell’UNESCO, si inscrive nel solco aperto dalla risoluzione A/RES/53/25, approvata il 10 novembre 1998 dalle Nazioni Unite, che proclamava gli anni tra il 2001 e il 2011 come il “Decennio internazionale per la promozione di una cultura della non-violenza e della pace a favore dei bambini del mondo”. Il documento faceva seguito all’appello del 1997 in cui tutti i Premi Nobel per la pace allora viventi avevano indirizzato all’ONU la richiesta di promuovere un serio percorso per la diffusione di una pedagogia e cultura di pace.
Ma perché organizzare un Salone? “Gli espositori presenti nel Salone”, si legge nella presentazione della tre giorni, “condivideranno con il pubblico le loro azioni, i successi e i fallimenti e ognuno sarà invitato a costruire la pace nel quotidiano, attraverso l’azione sul campo e quella istituzionale”. Il Salone vuole essere, dunque, un momento di raccordo tra dimensione locale e globale. Piccole e più ampie esperienze che si incrociano in una prospettiva di condivisione. Un momento aperto e destinato a tutti, ma che mantiene un’attenzione privilegiata verso i bambini e i giovani. Dall’Italia arrivano Laura Magnani e Daniela Ricci, formatrici all’interno del Centro psicopedagogico per la pace e la gestione dei conflitti che ha sede a Piacenza. Ci spiegano cosa significhi “educazione alla pace e alla non-violenza”: “non c’è apprendimento che non passi attraverso quanto vissuto. Così, anche l’educazione alla pace compie il passaggio da un’esperienza di conflitto alla sua elaborazione, nell’educatore come nel bambino. È importante allora far emergere la dimensione di relazione del conflitto, perché la pace non è la sua assenza, ma è la creatività delle forme con cui trovarvi soluzione”. In questa direzione, il coordinamento francese ha lanciato una petizione per l’applicazione del “Programma per l’educazione alla non-violenza e alla pace”, che in Francia sta portando i primi frutti con l’introduzione ufficiale nell’istruzione, fin dalle scuole materne, di metodi e strumenti per l’integrazione nelle tradizionali materie curriculari di un’attenzione specifica alle dinamiche di gestione dei conflitti.
Nel Salone incontriamo Zaira Zafarana e Gaia Serafini, a Parigi con il MIR (Movimento Internazionale Riconciliazione). Ci spiegano le ragioni del loro essere qui: “partecipiamo a questa iniziativa per aggiornarci sul procedere dei programmi di promozione di una cultura di pace che sono in atto in varie realtà internazionali. Molte sono le persone che stanno lavorando a più livelli. Ci aspettiamo che il Salone ci fornisca uno sguardo più ampio e chiaro e sia di stimolo per nuovi sviluppi e progetti. Speriamo, inoltre, che possa darci una dimensione più concreta e pratica di tanti intenti scritti su carta, seppur intestata Nazioni Unite”. E dopo il Salone, cosa accadrà? Ci rispondono ancora Gaia e Zaira: “al ritorno ognuno continuerà negli ambiti in cui lavora. Resta attivo il comitato italiano (formato da numerose associazioni) che ha già prodotto un cd rom d’ausilio per gli insegnanti per lo sviluppo e la promozione di una cultura di pace. Nel quotidiano cerchiamo principalmente di diffondere informazioni riguardo al Decennio e poi, in prima persona, con attenzione anche ai piccoli atti, mettere in atto la pace e la non-violenza”. Come scriveva il filosofo francese Jacques Derrida, riferendosi al conflitto israelo-palestinese, con una frase che apre gli spazi del Salone: “Il cuore ci dice che è meglio vivere e vivere insieme, piuttosto che morire l’uno per l’altro nell’odio”.
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