sabato, agosto 09, 2008

Oltre mille morti in Ossezia del sud: Mosca interviene con l'esercito. Coinvolta anche l'Abkhazia

PeaceReporter - Georgia e Russia sono ormai in guerra per l'Ossezia del sud. Dopo l'offensiva ieri all'alba da parte di Tbilisi contro la capitale sud-osseta Tskhinvali, semidistrutta dai tank georgiani, carri armati russi sono intervenuti a sostegno dei separatisti, e questa mattina raid aerei di Mosca hanno "completamente devastato" il porto georgiano di Poti, oltre ad aver colpito postazioni militari nella città di Gori. Secondo fonti sud-ossete, i morti provocati dal raid georgiano sarebbero 1.600: poco prima, il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov aveva parlato di 1.500 morti, mentre il vicepremier susso Sergey Sobianin ha affermato che i profughi sud-osseti sono circa 30mila. Da parte georgiana, invece, il bilancio degli scontri non supera le 30 vittime. Secondo fonti militari moscovite, almeno 15 peacekeepers russi sono morti e una trentina di altri sono rimasti feriti. Nel primo pomeriggio anche l'Abkhazia, l'altra repubblica georgiana di fatto separata da Tbilisi e appoggiata da Mosca, ha dato al via un'offensiva contro i georgiani, aprendo un nuovo fronte nel conflitto. La Georgia, intanto, ha annunciato il ritiro del suo contingente di 2.000 uomini in Iraq, per dar man forte al fronte apertosi in patria. Mentre gli Usa, alleati della Georgia, hanno chiesto inutilmente un cessate il fuoco e Bush si dice "profondamente preoccupato" per la situazione, a New York ieri il Consiglio di sicurezza dell'Onu - dove la Russia ha potere di veto - non è riuscito per due volte a trovare l'accordo su una dichiarazione congiunta per la tregua. Oggi il Consiglio sarà convocato nuovamente.

L'escalation è cominciata venerdì 8 agosto all'alba.
Dopo l'annuncio del giorno prima da parte del presidente georgiano Michail Saakashvili di un immediato cessate il fuoco, durante il quale era stata rilanciata ai ribelli la proposta di un "avvio immediato dei colloqui" e una "piena autonomia" della regione separatista, la situazione è inspiegabilmente precipitata: le forze georgiane hanno bombardato alcuni villaggi e carri armati sono penetrati nella capitale Tskhinvali, distruggendo l'ospedale e l'università.

La dichiarazione del presidente georgiano era arrivata in serata, dopo una giornata di scontri e bombardamenti che giovedì hanno provocato decine di feriti e costretto la popolazione osseta a nuovi sfollamenti. Le accuse sono, come sempre, reciproche: Tbilisi dichiara di aver reagito al fuoco dei ribelli, che sostiene essere appoggiati e armati da Mosca. La tregua è stata rotta solo poche ore dopo l'annuncio di Saakashvili, che ha promesso di 'restaurare l'ordine costituzionale'. Da quel momento gli eventi si sono succeduti in maniera frenetica.

Botta e risposta.
I georgiani erano accusati da giorni di ammassare migliaia di truppe e mezzi blindati al confine per sferrare un attacco su larga scala. Così Mosca qualche giorno fa: "La Georgia sta preparandosi per la guerra", recitava un comunicato del ministero degli Esteri russo. Pronta, come da copione, la risposta del presidente georgiano Michail Saakashvili: "Non vogliamo la guerra. Non è nel nostro interesse", seguito a ruota dal ministro georgiano per la riunificazione, Temur Iakobashvili: "La Russia sta orchestrando un tentativo di creare l'illusione della guerra". Le relazioni tra Mosca e Tbilisi sono tese da mesi a causa delle ambizioni georgiane di diventare membro della Nato. Centinaia di truppe di peacekeeper russi sono presenti sul territorio sud-osseto come forza-cuscinetto.

Ieri all'alba è scattata l'offensiva, giustificata dal fatto che "stanno giungendo in loco reparti di volontari dalla Russia e siamo stati costretti a ristabilire l'ordine costituzionale", ha detto il primo ministro georgiano, Vladimir Gurghenidze. Otto villaggi osseti a maggioranza georgiana sono stati occupati dall'esercito georgiano, penetrato coi tank nella capitale. Secondo il Cremlino, alcuni peacekeeper russi sarebbero morti nel blitz georgiano. Le 'ritorsioni' promesse da Putin nel primo pomeriggio si sono concretizzate con raid aerei russi contro una base militare a 25 chilometri da Tbilisi e con l'ingresso di carri armati nella capitale sud-osseta Tskhinvali, semi-distrutta dai georgiani. Le forze sud-ossete hanno ripreso il controllo della capitale. Russia e Georgia sono 'molto vicine alla guerra, se già di guerra non si tratta', ha detto un militare del Consiglio georgiano per la sicurezza nazionale. Il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha parlato di "informazioni in nostro possesso che testimoniano l'attuazione di una pulizia etnica nei villaggi sud-osseti, di un aumento esponenziale dei rifugiati e del panico delle popolazioni in fuga dalle zone colpite".

Negoziati.
E' fallito così ogni tentativo di mediazione che le diplomazie della regione stavano faticosamente tentando di raggiungere. Il rappresentante russo, Yury Popov, si era recato tre giorni fa in visita a Tbilisi con l'intenzione di incontrare Iakobashvili a Tskhinvali. Il presidente sud-osseto, Eduard Kokoity aveva tuttavia avvertito Popov che una visita alla capitale dell'Ossezia del sud sarebbe stata 'pericolosa' a causa dei bombardamenti georgiani, e che le forze sud-ossete avrebbero attaccato le postazioni al confine, se le operazioni fossero continuate.

Separatismi.
A complicare le cose, oggi è intervenuta anche l'Abkazia, altra repubblica georgiana separatista e filo-russa, che ha annunciato l'inizio di un'offensiva per liberare la gola di Kodori dalle truppe georgiane, che la occupano dal 2006 e vi hanno stabilito un governo fantoccio. Dalla capitale Sokhumi, già giorni fa le autorità abkaze avevano fatto sapere di non voler prendere parte all'eventuale tavolo negoziale. Come l'Ossezia del Sud, anche l'Abkhazia è formalmente nel territorio georgiano ma sostanzialmente autonoma dal crollo dell'Unione Sovietica nel 1991. Una guerra di due anni, nel 1993, ha portato all'esodo di massa della popolazione georgiana. Si stima che tra i 3mila e i 10mila cittadini georgiani furono uccisi nell'ambito di quella che molti hanno definito come un'operazione di 'pulizia etnica'. Notizie di un ammassamento di truppe al confine della Georgia fanno temere l'apertura di un altro fronte.

La settimana scorsa il governo di Tbilisi, forse in preparazione dell'offensiva di ieri, aveva disposto il trasferimento di centinaia di bambini che vivono nelle enclavi georgiane di Kurta, Erdevi, Nuli e Tamarasheni. Altrettanto hanno fatto le autorità separatiste sud-ossete. Tre giorni fa 500 donne e bambini sono stati inviati nella repubblica russa dell'Ossezia del Nord. Il primo ministro sud-osseto, Yuri Morozov, ha detto che il numero totale dei bambini evacuati assomma a circa 4mila.


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