Agenzia Misna - Sono i nativi, che abitano spesso le aree più “vulnerabili” del pianeta, dalle distese artiche alle foreste pluviali, “i primi a rendersi conto del cambiamento climatico e a subirne le conseguenze”: a sottolinearlo è il Fondo dell’Onu per l’agricoltura e l’alimentazione (Fao), in un documento pubblicato alla vigilia della Giornata mondiale dei popoli indigeni. “Le condizioni climatiche più difficili e l’accesso limitato alle risorse di base, in particolare la terra – si legge nel testo - rischiano di mettere in pericolo la vita e i mezzi di sussistenza di diversi gruppi di popolazioni autoctone, gruppi che detengono la chiave della nostra sopravvivenza a lungo termine”. I nativi – sostiene il Fondo delle Nazioni Unite – sono spesso “i guardiani di un sapere e di conoscenze uniche, della diversità biologica e genetica, vegetale e animale che fa vivere il pianeta”. Secondo le stime dell’Onu, in tutto il mondo gli "indigeni" sono circa 370 milioni, divisi in 5000 comunità sparse in 70 paesi. “In Asia, Africa e America Latina – denuncia la Fao - i gruppi autoctoni sono spesso più marginalizzati, vulnerabili e poveri rispetto agli altri gruppi della popolazione”.[ VG]
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