GreenPeace - Oggi è stata inaugurata a Civitavecchia la centrale Enel di Torrevaldaliga Nord. E gli attivisti di Greenpeace nella notte hanno proiettato messaggi sulla centrale per ricordare che il carbone è la prima minaccia per il clima globale. Questo impianto è uno schiaffo alle comunità locali che da anni contestano il progetto. Uno sfregio alla politica di riduzione delle emissioni di gas serra. Per soddisfare l'impegno di Kyoto, il Paese dovrebbe ridurre le emissioni di CO2 di circa 100 milioni di tonnellate entro il 2012, ma la sola centrale di Civitavecchia - avviata a gas, il carbone arriverà il prossimo autunno - ne emetterà oltre 10 milioni una volta a regime. Un ritorno al carbone in Italia non solo va contro gli obblighi di riduzione delle emissioni di gas serra, ma pregiudica anche la possibilità di aumentare la quota dell'energia prodotta da fonti rinnovabili. Anche su questo l'Italia deve rispettare obiettivi vincolanti: l'Europa chiede di triplicare la quota di elettricità verde entro il 2020.
Eppure dal 1994 a oggi tale quota è scesa dal 21% al 15,7%. Le rinnovabili sono in diminuzione non solo perché la produzione dell'idroelettrico è in calo, a causa delle minori precipitazioni sull'arco alpino, ma anche perché lo sviluppo degli impianti a base fossile è maggiore dello sviluppo delle rinnovabili. Per incrementare l'energia da fonti rinnovabili occorre sviluppare eolico, solare, geotermico e biomasse sostenibili, senza aumentare la capacità degli impianti a base fossile.
La condizione delle rinnovabili in Italia è ancora più drammatica se si guardano gli incentivi – pubblici e non – dati alla produzione di energia elettrica. Oltre l'82% degli incentivi sono infatti assegnati a fonti fossili "assimilate", solo il 18 alle vere rinnovabili. Come termine di paragone, basta pensare che nel 2007 il solare fotovoltaico ha ricevuto appena 26 milioni di euro come incentivi in "conto energia" contro i 3,7 miliardi dati alle fonti fossili "assimilate" attraverso il CIP6. Una goccia nel mare.
Il carbone è la prima minaccia al mondo per il clima globale. I devastanti effetti dell'utilizzo del carbone sul clima si stanno già oggi ripercuotendo sugli ecosistemi naturali più delicati, come l'Artico e la stessa "Grande Barriera Corallina" australiana. Pochi giorni fa attivisti australiani avevano dipinto scritte contro il carbone su oltre 20 navi carboniere ancorate al largo del porto di Mackay, in Queensland, uno dei più grandi porti di esportazione di carbone al mondo. La protesta, che ha portato all'arresto di nove attivisti, denunciava il piano del governo australiano di espandere ulteriormente le esportazioni di carbone. L'Australia è tra i maggiori esportatori di carbone al mondo, con una quota del 30% circa nel 2006 – pari a 656 milioni di tonnellate di CO2.
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