venerdì, agosto 01, 2008

Ovvero la Sicilia che si ribella al pizzo, raccontata da un libro di Filippo Conticello.

PeaceReporter - Oltre lo stereotipo della Sicilia mafiosa, c’è la Sicilia che vede, sente e parla. Le tre scimmiette disegnate in copertina sono la migliore prefazione al libro L'isola che c'è, raccolte di testimonianze di sedici imprenditori che si sono ribellati al pizzo e hanno denunciato i loro estorsori in un’aula di tribunale. Testimonianze singole che hanno finito per unirsi e darsi sostegno in associazioni come Addiopizzo e Libero futuro. Filippo Conticello, autore del libro, è un ragazzo di 25 anni, che andando in giro per la Sicilia armato di registratore ha raccolto ed ascoltato le esperienze spesso drammatiche di questi imprenditori, vittime d'intimidazioni, minacciati e spesso anche rovinati economicamente dai loro aguzzini. Filippo ci tiene a ricordare, nelle sue presentazioni, il pianto di Bruno Piazzese, titolare dell’Ulisse Irish Pub di Siracusa, un posto che fin dalla sua apertura, nel 2000, ebbe subito un successo strepitoso. Da otto anni Bruno vive in lotta con la mafia. Per tre volte il suo locale è stato incendiato e messo sotto sorveglianza, vedendo scemare sempre più gli affari. ''Il 90 percento dei siracusani preferisce non venire più da me. Molti hanno paura o non capiscono l’importanza di questa lotta''.

Molte di queste storie sono l’espiazione di un coraggio che spesso è la matrice di altre conseguenze. Come il fu Nino Miceli, un uomo che non esiste più, per la società è morto nel 1995. In realtà quest’uomo è vivo e vegeto, ma ha un altro nome. Anche lui era un imprenditore dai ricavi miliardari, il suo autosalone rendeva veramente bene, finché alla sua porta non arrivarono i soliti malfattori.

Sono gli anni Novanta, e anche per lui si prospettano anni di incendi e ricostruzioni, fino al giorno che stanco di questa continua costruzione e distruzione, denuncia i suoi estorsori. Con il processo Bronxs 2, nel 1993, che porta alla sbarra le cosche gelesi. Per l’imprenditore quel giorno, fu quello più difficile, perché per aprire la porta del programma di protezione dovette lasciare tutto il suo passato, nome compreso. Attualmente nessuno sa dove sia Nino Miceli, ma potrebbe essere da nessuna parte. L’ultima cosa che l’imprenditore sperò, fu che almeno sulla sua tomba ricomparisse il suo vero nome. Queste sono solo due delle storie che l’autore ha raccolto e raccontato, in questo libro che emoziona e lascia alla fine un sentimento di stima amara. E’ un libro raccontato dalla parte di singoli cittadini che rimangono schiacciati dai poteri forti e spesso dall’incapacità delle istituzioni di proteggerli. E’ la speranza che un vento di primavera si stia levando in quest’isola, con la testimonianza dei loro figli ribelli e la testimonianza del comitato Addiopizzo che da anni sta lanciando una vera e propria rivoluzione culturale. Stanno insegnando che un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità, con dei risultati straordinari.


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