mercoledì, ottobre 01, 2008

Radio Vaticana - Basta poco per una vita più umana: è l’esperienza del movimento “Famiglie nuove”, sorto nell’ambito dei Focolari e oggi attivo con 98 progetti di solidarietà in 52 nazioni. Basta ad esempio un sms al 48583, del valore di un euro, per contribuire a finanziare il progetto: “Una famiglia, una casa”. Finalizzato alla costruzione di una casa per famiglie costrette a vivere in tuguri malsani, l’intervento è già in fase avanzata in 4 città delle Filippine dove finora sono stati realizzati 80 alloggi. Ma è solo un punto di partenza perché attorno ad essi crescono persone e comunità trasformate dall’amore ricevuto e pronte ad innescare un nuova catena di solidarietà. E’ ciò che ci racconta Costanza Tan, responsabile del progetto: “Una famiglia, una casa” nella città di Cebù. (ascolta)


R. – Qui a Cebù siamo riusciti a costruire ventidue casette per ventidue famiglie povere, e a Davao, più nel sud delle Filippine, undici casette. Vi lascio immaginare la gioia di queste famiglie.


D. – Filippine: grave è la situazione, soprattutto riguardo la cintura delle grandi città, dove la miseria tocca dei limiti veramente subumani. Quale richiamo è stato, per voi, il grido di queste popolazioni?


R. – Noi pensiamo che non si può annunciare l’amore di Dio se non si dà da mangiare ai poveri; questo ci ha spinto a dare vita al nostro centro sociale, che si chiama “Bukas Palad”. Abbiamo cominciato in un quartiere dello sclam (?), qui nella città, e in questo momento serviamo 1.200 famiglie, che sarebbero, più o meno, 10.000 persone. Però, quello che è molto bello, è che certamente noi diamo dei servizi per aiutare i poveri, ma forse, la cosa più efficace che noi stiamo facendo è dare la dignità a queste persone: dignità come persone e come figli di Dio, e trovando questa dignità, escono da se stessi, si scoprono capaci di darsi agli altri, capaci anche di produrre per lo sviluppo della propria famiglia, si scoprono fratelli con i vicini di casa. In questo modo si formano delle comunità.


D. – Voi, parlate di “Vangelo vissuto”; è possibile comunicare questa radice della vostra vita a queste persone?


R. – Nella nostra esperienza vediamo che le persone più sensibili alla vita evangelica sono proprio i poveri, perché non hanno niente; per questo sono sensibili a rendersi conto dell’amore di Dio, che gli arriva anche attraverso un kg di riso. Infatti, in quest’area dove noi lavoriamo, ci sono gruppi - uomini e donne, e anche bambini – che ogni mese si incontrano per leggere una frase del Vangelo, e si raccontano le esperienze, come cercano di vivere questa Parola ogni mese. E loro scoprono che, vivendo il Vangelo, davvero si trasformano; non so, anche come spendere i soldi - i pochi soldi che hanno – bene, non bevono più, non giocano più d’azzardo, per esempio non litigano – che era una cosa normalissima – e tutto questo è frutto della scoperta che nell’altro c’è Gesù, ma anche in se stessi c’è Gesù, che ha il diritto di splendere e di vivere.


D. – Ci puoi fare qualche esempio concreto?


R. – Vi racconto una fortissima esperienza, di una coppia, Edgar e Sara, con i loro nuovi figli. La loro casa era una catapecchia, senz’acqua corrente, servizi igienici ed energia elettrica; ogni sera i topi giravano nella casa, cercando avanzi da mangiare. Spesso, mentre dormivano, i topi gli camminavano addosso; poi, quando pioveva, la loro casa si allagava. I bambini si ammalavano spesso, ed erano entrati nel programma di nutrizione di “Bukas Palad”; dopo Sara ha cominciato ad andare al centro sociale, per dare un contributo ai vari programmi del centro sociale, perché ha capito che non bisogna solo ricevere. Quando gli abbiamo annunciato che sarebbero stati uno dei beneficiari di una delle casette che stavamo costruendo, vi lascio immaginare la loro gioia. Ora i bambini non si ammalano più, e non era più necessario continuare ad essere nel programma di nutrizione. Siccome le casette sono a 40 minuti di autobus dal centro della città dove Edgar lavora, per risparmiare andava a lavoro con la bicicletta; un giorno ha avuto un incidente, non avrebbe voluto andare dal medico perché non avevano soldi. Quando le altre famiglie l’hanno saputo, hanno messo in comune quanto avevano, per portarlo dal medico. Ora Sara ha trovato un lavoretto presso altre famiglie, nei dintorni, per cui Edgar ora può andare a lavoro con i mezzi pubblici. In questa “house”, dove ci sono 12 famiglie, ci sono due ragazzi, che sono già all’università, e ogni sera aiutano i bambini delle altre casette, danno lezioni di sostegno e doposcuola. C’era una famiglia che ad un certo punto il marito ha perso il lavoro, e per cui per alcuni giorni non avevano niente da mangiare; allora le altre famiglie avevano dato quello che potevano dare. E questo è un miracolo del Vangelo.


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