Iniziano le prime ripercussioni sulla politica estera dell'Iran: i primi paesi a ritirare le loro ambasciate in territorio iraniano sono Svezia e Francia
Radio Vaticana - In Iran il regime sceglie la linea dura. La Svezia, che dal primo luglio diventa presidente di turno dell’UE, e dopo qualche ora la Francia hanno convocato i rispettivi ambasciatori per trasmettere la forte preoccupazione per le violenze seguite alle elezioni della scorsa settimana, così come per le restrizioni imposte ai media. E a proposito di media, tra gli arrestati c’è anche un giornalista con cittadinanza greca che lavora per il quotidiano americano Washington Times.
Il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs parla di inizi del cambiamento'' in Iran. Il servizio di Fausta Speranza (ascolta):
È pugno di ferro: le centinaia di persone arrestate ieri nelle proteste a Teheran riceveranno condanne talmente severe da “dare una lezione” a tutta la popolazione. Sono le agghiaccianti parole del vice capo dell'apparato giudiziario, Ebrahim Raisi, citato dall'agenzia Irna. Ieri è stata giornata di proteste e scontri di piazza a Teheran. Disperse un migliaio di persone che ricordavano Neda, la giovane uccisa nelle manifestazioni. Numerosi gli arresti. In azione anche i Pasdaran, i Guardiani della rivoluzione fedeli al regime. “L'intera nazione - ha aggiunto Raisi - deve fare attenzione a quello che dice, coloro che tengono discorsi devono stare attenti a quello che dicono e chi scrive deve tenere sotto controllo quello che scrive”. A parlare fuori del Paese sono in molti e sono voci di grande preoccupazione: il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, chiede “lo stop immediato di arresti, minacce, uso della forza” da parte delle autorità in Iran. Il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, denuncia: nel fine settimana in Iran “la giustizia non è stata rispettatà. E poi aggiunge: Obama è rimasto commosso dal coraggio dei manifestanti e in particolare delle donne scese in piazza per difendere la libertà di espressione. Oggi l'Iran sarà al centro dei colloqui a Roma tra il premier Berlusconi ed il collega israeliano Netanyahu, e di una conferenza stampa del presidente americano Obama. Per quanto riguarda le autorità di Teheran resta da dire che è stata annullata la manifestazione pro Akhmadinejad di studenti islamici prevista per oggi di fronte all’Ambasciata britannica che avrebbe appoggiato l’opposizione. E viene annunciato: il presidente iraniano presterà giuramento in parlamento con il suo governo tra il 26 luglio e il 19 agosto.
Per un’analisi su quanto sta avvenendo in Iran, Giancarlo La Vella ha intervistato Alberto Negri, inviato speciale del Sole 24 Ore (ascolta):
R. – Quello che sta avvenendo in Iran è qualcosa che si svolge a tre livelli: uno riguarda certamente la lotta di potere, perché sappiamo benissimo chi era Rafsanjani, il numero due, tra gli uomini più potenti del Paese, che ha fatto la storia della rivoluzione e di quello che è accaduto dopo ed ha cercato di scalzare Ahmadinejad dal governo e prendersi una rivincita sulla sconfitta del 2005. Poi c’è stata la reazione della piazza, della volontà popolare, davanti a dei chiari brogli, ad un risultato che veniva chiaramente macchiato da irregolarità gravi; c’è stata una reazione popolare che ha sorpreso tutti, probabilmente anche quelli che erano al potere. Poi c’è un terzo livello: quello della crisi della Repubblica islamica, una crisi politica perché con Ahmadinejad c’è stato in realtà il tentativo di passare da una repubblica ad un regime islamico-autoritario, o comunque con forti impronte dirigistiche. E, in secondo luogo, la crisi dei valori religiosi ed anche ideologici di questa repubblica, che sono stati messi in discussione anche durante questa rivolta.
D. – La folta presenza femminile alle proteste di piazza rappresenta un valore aggiunto a queste manifestazioni?
R. – È, come dire, una tendenza, un protagonismo che si erano già colti in questi ultimi vent’anni di evoluzione del Paese, perché questo Paese non si è soltanto fermato come una fotografia ai tempi della rivoluzione. Quella iraniana, è una società che si è largamente evoluta, dove per esempio il 60% dei laureati dell’università sono donne, dove c’è un forte protagonismo femminile anche nel mondo del lavoro, anche se poi ci sono tutte quelle che poi sono le repressioni che derivano dalle osservazioni delle regole islamiche. Le donne, però, hanno un ruolo importante, nella società, e questo si è riflesso anche nelle proteste di piazza.

Il portavoce della Casa Bianca Robert Gibbs parla di inizi del cambiamento'' in Iran. Il servizio di Fausta Speranza (ascolta):
È pugno di ferro: le centinaia di persone arrestate ieri nelle proteste a Teheran riceveranno condanne talmente severe da “dare una lezione” a tutta la popolazione. Sono le agghiaccianti parole del vice capo dell'apparato giudiziario, Ebrahim Raisi, citato dall'agenzia Irna. Ieri è stata giornata di proteste e scontri di piazza a Teheran. Disperse un migliaio di persone che ricordavano Neda, la giovane uccisa nelle manifestazioni. Numerosi gli arresti. In azione anche i Pasdaran, i Guardiani della rivoluzione fedeli al regime. “L'intera nazione - ha aggiunto Raisi - deve fare attenzione a quello che dice, coloro che tengono discorsi devono stare attenti a quello che dicono e chi scrive deve tenere sotto controllo quello che scrive”. A parlare fuori del Paese sono in molti e sono voci di grande preoccupazione: il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, chiede “lo stop immediato di arresti, minacce, uso della forza” da parte delle autorità in Iran. Il portavoce della Casa Bianca, Robert Gibbs, denuncia: nel fine settimana in Iran “la giustizia non è stata rispettatà. E poi aggiunge: Obama è rimasto commosso dal coraggio dei manifestanti e in particolare delle donne scese in piazza per difendere la libertà di espressione. Oggi l'Iran sarà al centro dei colloqui a Roma tra il premier Berlusconi ed il collega israeliano Netanyahu, e di una conferenza stampa del presidente americano Obama. Per quanto riguarda le autorità di Teheran resta da dire che è stata annullata la manifestazione pro Akhmadinejad di studenti islamici prevista per oggi di fronte all’Ambasciata britannica che avrebbe appoggiato l’opposizione. E viene annunciato: il presidente iraniano presterà giuramento in parlamento con il suo governo tra il 26 luglio e il 19 agosto.
Per un’analisi su quanto sta avvenendo in Iran, Giancarlo La Vella ha intervistato Alberto Negri, inviato speciale del Sole 24 Ore (ascolta):
R. – Quello che sta avvenendo in Iran è qualcosa che si svolge a tre livelli: uno riguarda certamente la lotta di potere, perché sappiamo benissimo chi era Rafsanjani, il numero due, tra gli uomini più potenti del Paese, che ha fatto la storia della rivoluzione e di quello che è accaduto dopo ed ha cercato di scalzare Ahmadinejad dal governo e prendersi una rivincita sulla sconfitta del 2005. Poi c’è stata la reazione della piazza, della volontà popolare, davanti a dei chiari brogli, ad un risultato che veniva chiaramente macchiato da irregolarità gravi; c’è stata una reazione popolare che ha sorpreso tutti, probabilmente anche quelli che erano al potere. Poi c’è un terzo livello: quello della crisi della Repubblica islamica, una crisi politica perché con Ahmadinejad c’è stato in realtà il tentativo di passare da una repubblica ad un regime islamico-autoritario, o comunque con forti impronte dirigistiche. E, in secondo luogo, la crisi dei valori religiosi ed anche ideologici di questa repubblica, che sono stati messi in discussione anche durante questa rivolta.
D. – La folta presenza femminile alle proteste di piazza rappresenta un valore aggiunto a queste manifestazioni?
R. – È, come dire, una tendenza, un protagonismo che si erano già colti in questi ultimi vent’anni di evoluzione del Paese, perché questo Paese non si è soltanto fermato come una fotografia ai tempi della rivoluzione. Quella iraniana, è una società che si è largamente evoluta, dove per esempio il 60% dei laureati dell’università sono donne, dove c’è un forte protagonismo femminile anche nel mondo del lavoro, anche se poi ci sono tutte quelle che poi sono le repressioni che derivano dalle osservazioni delle regole islamiche. Le donne, però, hanno un ruolo importante, nella società, e questo si è riflesso anche nelle proteste di piazza.
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