Solo se conoscere Dio e la sua volontà provocano in noi gioia il cristianesimo diventa anche missionario. Solo se nella rivelazione di Dio agli uomini si riconosce un dono il cristianesimo diventa stimolante.
Radio Vaticana - È quanto ha sottolineato Benedetto XVI questa mattina durante la Messa celebrata per il circolo dei suoi ex allievi formatosi all’epoca della sua docenza all’Università di Ratisbona, nella Cappella del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. Nella sua omelia il Papa ha preso spunto dalle letture della liturgia di oggi per precisare che se vogliamo ascoltare interamente il messaggio di Gesù, il modo in cui ci guida a Dio, se vogliamo conoscere come Dio si avvicina a noi, dobbiamo leggere sia l’Antico che il Nuovo Testamento. Nella Sacra Scrittura c’è la Legge che Dio ha dato agli uomini, ma questa non deve essere letta come un giogo, una schiavitù; piuttosto, regala saggezza, la vera conoscenza, indica come essere e vivere. Il cristiano deve essere grato a Dio per aver ricevuto da Dio tutto questo, gioire. La gioia, ha detto Benedetto XVI, deve essere il segno che contraddistingue il cristiano perché conosce la volontà di Dio, perché la Legge è anche espressione dell’amicizia di Dio. È parola che rende liberi, che dà forza, purifica. Parlando ai suoi ex allievi, il Pontefice ha aggiunto che nella misura in cui ci lasciamo toccare da Dio, instaurando con Lui un dialogo d’amore e d’amicizia, anche noi possiamo amare come Lui ama. È un po’ quello che Sant’Agostino ha sintetizzato nella frase “Dà ciò che comandi e comanda ciò che vuoi”, un modo per spiegare che attraverso la sua amicizia Dio ci rende capaci del suo stesso amore. (A cura di Tiziana Campisi)
Radio Vaticana - È quanto ha sottolineato Benedetto XVI questa mattina durante la Messa celebrata per il circolo dei suoi ex allievi formatosi all’epoca della sua docenza all’Università di Ratisbona, nella Cappella del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo. Nella sua omelia il Papa ha preso spunto dalle letture della liturgia di oggi per precisare che se vogliamo ascoltare interamente il messaggio di Gesù, il modo in cui ci guida a Dio, se vogliamo conoscere come Dio si avvicina a noi, dobbiamo leggere sia l’Antico che il Nuovo Testamento. Nella Sacra Scrittura c’è la Legge che Dio ha dato agli uomini, ma questa non deve essere letta come un giogo, una schiavitù; piuttosto, regala saggezza, la vera conoscenza, indica come essere e vivere. Il cristiano deve essere grato a Dio per aver ricevuto da Dio tutto questo, gioire. La gioia, ha detto Benedetto XVI, deve essere il segno che contraddistingue il cristiano perché conosce la volontà di Dio, perché la Legge è anche espressione dell’amicizia di Dio. È parola che rende liberi, che dà forza, purifica. Parlando ai suoi ex allievi, il Pontefice ha aggiunto che nella misura in cui ci lasciamo toccare da Dio, instaurando con Lui un dialogo d’amore e d’amicizia, anche noi possiamo amare come Lui ama. È un po’ quello che Sant’Agostino ha sintetizzato nella frase “Dà ciò che comandi e comanda ciò che vuoi”, un modo per spiegare che attraverso la sua amicizia Dio ci rende capaci del suo stesso amore. (A cura di Tiziana Campisi)
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